«I soldi sono carta straccia, che però acquistano valore solamente perché un insieme di persone lo decide per convenzione, in previsione di poterli utilizzare. Siamo noi che diamo valore ai soldi. Siamo noi i proprietari della moneta.»
Giacinto Auriti

Se c’è una cosa a questo mondo che infastidisce, quella è il tema della proprietà della moneta. Si può parlare di qualunque cosa, sia essa politica o altro che tanto non servirà a lasciare intendere che abbiamo capito dove risiede il cuore del problema. Per esperienza personale, posso dire che quando si schiaccia il callo dell’usura, improvvisamente alzano tutti le antenne, scattano gli allarmi, i divulgatori fanno orecchie da mercante, sviano i discorsi, eludono le domande, o peggio ancora, a volte, danno sfogo ai comportamenti più beceri.
Inutile girarci intorno, questa è la chiave di volta per capire la vera Grande Menzogna ultra millenaria da un lato, e abbattere definitivamente il potere che tiene sotto scacco il mondo dall’altro. E questo il potere lo sa bene, ma gioca sull’ignoranza in materia monetaria dei popoli.
Che cos’è la moneta
Per capire cos’è la moneta bisogna partire dalla definizione che ne diede Aristotele, ossia come misura del valore. Quindi, dobbiamo chiederci che cos’è questo valore. Il giurista ed emerito professor Giacinto Auriti nel suo saggio intitolato “L’ordinamento Internazionale del sistema monetario” così scrive:
«Il valore è un rapporto tra fasi di tempo. Così, ad esempio, una penna ha valore perché prevediamo di scrivere; quindi, il valore è un rapporto tra il momento della previsione ed il momento previsto».
Da qui si deduce che la definizione data da Aristotele implica che la moneta, oltre che misura del valore, è anche il valore della misura. Ciò significa che ogni unità di misura possiede anche la qualità corrispondente a ciò che deve misurare. Auriti soleva fare l’esempio del metro, il quale misurando la lunghezza possiede, allo stesso tempo, anche la qualità della lunghezza; quindi, anche la moneta, misurando il valore, ha necessariamente intrinseca la qualità del valore. In poche parole, vale.
Il passo successivo è evidenziare che ogni unità di misura è anche una convenzione, pertanto, ogni convenzione è una fattispecie giuridica, quindi anche la moneta stessa è una fattispecie giuridica. Due sono state infatti le definizioni date della moneta: valore creditizio e valore convenzionale. Poiché convenzione e credito sono fattispecie giuridiche, non vi è dubbio alcuno che la moneta costituisca oggetto della scienza del diritto. Infatti, è da questa premessa che si deduce in maniera eloquente che non si può dare la definizione di moneta se non si dà la definizione del diritto. E che cos’è il diritto?
Il diritto è uno strumento, perché, come sottolineava Auriti:
«È il risultato di una attività creatrice dello spirito.»
Poiché lo strumento è un oggetto che ha valore, non si può definire il diritto (e quindi la moneta) se non si definisce il valore. Se ci riflettete con attenzione, noterete che più che le nozioni in sé, è la logica stessa che, da sola, porta a tali conclusioni. Ma attenzione, perché questo non è tutto, poiché da tale tracciato si evince una cosa fondamentale: Il simbolo, cioè la convenzione monetaria, acquista valore semplicemente per il fatto che ci si mette d’accordo che lo abbia. Non è un caso che, sulle premesse fatte sino adesso, la previsione che ognuno di noi accetti moneta in cambio di merce e viceversa ci porta ad accettare moneta a nostra volta per poi utilizzarla in cambio di altri prodotti.
Ciò significa una cosa soltanto e la voglio dire usando le parole di Auriti:
«I soldi sono carta straccia che però acquistano valore solamente perché un insieme di persone lo decide per convenzione, in previsione di poterli utilizzare. Siamo noi che diamo valore ai soldi.»
Se chiedessimo a chiunque, sia esso un giurista, un consulente finanziario, un banchiere o chiunque altro, di chi sia la proprietà della moneta all’atto dell’emissione questi fuggirà o mentirà, perché? Non esiste al mondo norma giuridica che dica espressamente che la proprietà della moneta all’atto dell’emissione sia di proprietà della banca centrale. Non esiste al mondo e non è mai esistita ed è proprio questo che ha fatto Auriti, riempire quel vuoto giuridico mai colmato da nessun’altro al mondo.
Tornando a noi, ricordiamo che con la fine degli accordi Bretton Woods nel 1971 la moneta si sgancia completamente dalla riserva aurea, perdendo la convertibilità in oro. Tuttavia, i banchieri emettevano moneta a loro insindacabile giudizio anche quando c’era la riserva aurea. Ma la moneta, quindi il denaro, non ha bisogno della riserva per essere prodotta. La moneta nasce senza riserva, proprio perché per essere coniata e far sì che abbia valore, necessita soltanto dell’accordo dei cittadini che sanciscono che quella moneta abbia valore.
Il Valore Indotto
Giacinto Auriti parlava di Valore Indotto della moneta facendo il paragone con la dinamo che, per induzione, tramite il movimento, genera la corrente e quindi la luce. Sulla stessa premessa, le persone che decidono convenzionalmente di utilizzare una moneta, mettendola in circolo e facendola girare, le attribuiscono e quindi le inducono valore. Si evince che il valore indotto del denaro è generato dalla rete di scambi tra i soggetti che stabiliscono di farne uso. Rifacendoci all’esempio prima esposto, come la luce diventa più forte all’aumentare della velocità di rotazione della dinamo, anche il valore, quindi la forza della moneta, risulta maggiore all’aumentare della sua messa in circolazione. Tutto ciò ha una sua logica incontrovertibile, perché vuol dire che più le persone utilizzano una moneta, più questa è richiesta e guadagna valore.
La proprietà della moneta, dunque, intesa anche come simbolo, è di quell’insieme di persone che accettano per convenzione di attribuirle un valore. È fisiologico. Facciamo l’esempio della storica Lira italiana, tutti pensano che la proprietà del conio fosse della collettività che le dava valore accettandola, ossia degli italiani. Questa è una grande menzogna perché, specie negli ultimi quarant’anni, non è stato così. Infatti, dalle diciture “Biglietto di Stato” e “Repubblica Italiana” (500 Lire di carta, il Mercurio alato), si era passati alla dicitura Banca d’Italia.
La scritta “Repubblica Italiana” infatti, la si poteva vedere soltanto nelle monete: allo Stato italiano era rimasto il solo diritto di conio degli spiccioli, non di altro. In più, c’è da ricordare che la Banca d’Italia non era e non è assolutamente di proprietà dello Stato, ma una S.p.A. in mano a banche private. E questo non da oggi o da ieri, ma da ben prima (come tutte le banche centrali del mondo. Sono di proprietà privata). La Banca d’Italia è stata fondata nel 1893 come istituto di diritto pubblico, ma strutturata come una società anonima.
Senza menzionare per forza le prime norme del 1893 o la legge del 1910 in cui già si evidenziava la vera natura della Banca, Bruno Tarquini, grande giurista, pretore a Roma e dal 1955 al Tribunale di Teramo, prima come giudice, poi come presidente, ex presidente della sezione penale e della Corte d’Assise di secondo grado, ex Procuratore Generale della Repubblica presso la stessa Corte d’Appello, nel suo saggio intitolato “La banca, la moneta e l’usura – la Costituzione tradita” scrive:
Non andrò oltre su questo punto, ma posso solo suggerire di leggere questo libro che smonta punto per punto, tutti i falsi miti a cui siamo stati indottrinati di generazione in generazione sulla banca d’Italia, a parte una cosa specifica che non viene mai menzionata da nessuno che credo sia d’obbligo riportare al fine di comprendere certi fenomeni e la loro portata, prima di proseguire. E lo farò attraverso le parole di Pietro Ferrari, Giurista italiano e allievo di Giacinto Auriti, riportate nel suo testo intitolato “La questione monetaria”:
«La posizione della Banca d’Italia subì profonde modificazioni ad opera di una serie di decreti-leggi emanati negli anni 1926 e 1927, tra cui assume rilevante importanza quello n. 812 del 6 Maggio 1926, che, unificando in capo alla Banca d’Italia il servizio di emissione dei biglietti di banca, stabilì la cessazione della analoga facoltà per il Banco di Napoli ed il Banco di Sicilia. Cosicché la Banca d’Italia assunse il monopolio dell’emissione dei biglietti di banca, rafforzando, anche con tale attribuzione, il ruolo di Banca Centrale, cui era certamente predestinata fin dalla nascita. Tale ruolo assunse un definitivo assetto con il R. D. L. 12 marzo 1936, n. 375 (convertito con modificazioni nella Legge 7 marzo 1938, n. 441), e con il successivo statuto, approvato con R. D. 11 giugno 1936, n. 1067. Queste disposizioni legislative confermarono l’autonomia della Banca d’Italia, alla quale, per la prima volta, fu esplicitamente riconosciuta la qualifica di “Istituto di Diritto Pubblico”, nonostante che fosse sostanzialmente mantenuta la sua organizzazione interna originaria, che, come si è accennato, era quella di una società anonima (oggi “per azioni”). Degna di rilievo è la norma contenuta nel quarto comma dell’art. 25 (come modificato dal D. P. R. 19 Aprile 1948, n. 482, e successivamente sostituito dal- l’art. 1 del D. P. R. 18 Luglio 1992), con la quale si stabilisce che il Governatore della Banca d’Italia, tra l’altro, “dispone, in relazione alle esigenze di controllo della liquidità del mercato, le variazioni alla ragione normale dello sconto e alla misura dell’interesse sulle anticipazioni in conto corrente e a scadenza fissa presso la Banca d’Italia, con proprio provvedimento da pubblicarsi nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Tutto questo per porre in evidenza l’enorme potere attribuito al Governatore, capace di incidere in maniera decisiva sulla vita della Nazione, tanto più che la sua nomina non incontra limiti temporali, a meno di dimissioni o di revoca, quest’ultima disposta dal Consiglio Superiore ed approvata con decreto del Presidente della Repubblica promosso dal Presidente del Consiglio dei Ministri di concerto col Ministro per il Tesoro, sentito il Consiglio dei Ministri (v. art. 19, primo e sesto comma, dello statuto, così modificato rispettivamente dall’art. I del D. P. R. 14 Agosto 1969, n. 593, e dal D. P. R. 19 Aprile 1948, n. 482.»
«Con l’avvento dell’euro, il 28 febbraio 2002 è cessato il corso legale della lira. La legge ha dato ai cittadini la possibilità di cambiare le lire con l’euro nei successivi dieci anni e cioè fino al 28 febbraio 2012. Con il decreto del governo Monti del 6 dicembre 2011 si anticipava di tre mesi la “cessazione di convertibilità” delle lire in euro che sarebbe avvenuta il 28 febbraio 2012. Fino al 6 dicembre 2011 le lire che erano rientrate ammontavano ad un controvalore in euro di 63 miliardi. Sono rimasti esclusi dalla conversione 1,2 miliardi di controvalore di lire euro. I possessori di banconote in lire (fiat money) non sono in realtà creditori nei confronti dello Stato (come i possessori dei Titoli di Stato), ma possessori di false cambiali (in quanto pagabili a vista solo con medesime banconote e non con once d’oro) emesse A DEBITO (solo figurativo) dalla Banca d’Italia (non dallo Stato) che come ‘controvalore’ (o copertura) non hanno nulla. È ovvio che quando cessa il corso legale rimanga solo il valore intrinseco delle banconote, ossia quello cartaceo o numismatico a meno che, per convenzione privata esse continuino ad essere accettate ed a circolare. Se così non fosse, un possessore di banconote del 1700 potrebbe pretendere di cambiarle con la rivalutazione monetaria! La Corte costituzionale italiana ha sancito indirettamente o per accidens, un principio che potrebbe risultare devastante per il sistema attuale e cioè la moneta come fattispecie reale, oggetto il cui valore nominale è di proprietà dei possessori, sottoposta casomai a decadenza e non fattispecie creditizia soggetta a prescrizione. Un primo passo necessario, ma non sufficiente. Secondo la (attuale e sedicente) Scuola Auritiana: “La sentenza della Corte costituzionale n.216/2015 ha dichiarato incostituzionale l’Art. 26 del decreto-legge 6 dicembre 2011 n. 201 emanato dal governo Monti. La sentenza nasce dalla denuncia di alcuni possessori di lire che dopo l’immediata entrata in vigore del decreto-legge si sono visti rifiutare la conversione in euro da parte delle filiali della Banca d’Italia, che ha dovuto rispettare il suddetto decreto. L’ammontare delle lire ancora detenute dai cittadini denuncianti corrispondeva a € 27.543,67. Una cifra irrisoria rispetto a 1,2 miliardi che non erano stati ancora cambiati ma che ha fatto in modo che venisse alla luce quanto vi esponiamo. La Corte scrive che la legge del dicembre 2011 voluta da Monti viola l’art. 42 della Costituzione, proprio quell’articolo che Giacinto Auriti difendeva energicamente contro il Trattato di Maastricht e che dimostra la lungimiranza del nostro luminare professore: La norma contrasterebbe, in secondo luogo, con gli artt. 42, terzo comma, e 117, primo comma, Cost, quest’ultimo in riferimento all’art. 1 del Protocollo addizionale alla CEDU, in quanto realizzerebbe, di fatto, una sorta di espropriazione ai danni dei possessori delle banconote in lire, della quale beneficiano in prima battuta lo Stato, mediante il trasferimento del relativo controvalore al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato, e in ultima analisi i possessori dei titoli del debito pubblico, che vedono cosi rafforzata la garanzia dei loro crediti. La questione è fondata, in relazione alla censurata violazione dell’art. 3 Cost.” Bene, sono esattamente gli articoli di Legge ai quali si riferiva Auriti per difendere gli italiani dall’Euro e dall’Europa delle Banche. Per capire la lungimiranza di Auriti sulla difesa di tali leggi vediamo cosa esse prevedono. L’Art. 42 della Costituzione al terzo comma sancisce che “La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale” e qui la Consulta ha dimostrato che l’impossibilità da parte dei possessori a convertire le lire si configura come un esproprio dei “beni privati” senza indennizzo perché il valore incorporato da quelle lire, ossia il loro potere d’acquisto, è stato reso nullo dall’impossibilità della conversione e quindi quelle lire sono diventate carta straccia. Si conferma, quindi, la tesi del valore per induzione giuridica di Auriti. Ossia che il valore della moneta non dipende dalla forma o dalla materia con cui è composta ma dipende dalla convenzione sociale legiferata che dà valore alla moneta per la certezza della sua accettazione. Soprattutto si conferma che la proprietà della moneta è del privato cittadino, proprio ciò che sosteneva Auriti con l’interpretazione autentica dell’Art. 42 della Costituzione”. Occorre precisare come la Consulta non abbia fatto altro che ribadire una ovvietà, ossia che dato che “possesso vale titolo” i portatori delle banconote ne sono proprietari, non che le banconote (magari!) sono dal momento dell’emissione di proprietà popolare! La Consulta se fosse coerente nel considerare le banconote come beni il cui valore nominale è di proprietà dei cittadini possessori, potrebbe generare un effetto domino e far saltare in aria il sistema monetario mondiale.»
La dinamica
Siamo coscienti del fatto che le banche centrali sono nate per uno scopo soltanto: prestare denaro agli stati per farselo ripagare con gli interessi. Ergo, governare il mondo. Questo crea il famigerato debito pubblico, che non è altro che un credito rovesciato. Perché se la proprietà della moneta, come è stato dimostrato, è dei cittadini e non delle banche, cosa stanno pagando i cittadini del mondo? Semplice, un debito che non esiste.
Le banche centrali emettono moneta caricandovi un tasso di interesse che gli stati addebitano sulle spalle dei cittadini, cioè lo fanno pagare ai popoli attraverso il prelievo fiscale, (senza menzionare al fatto che lo stato, nel nostro caso ad esempio, cede i BOT, CCT ecc alle banche centrali, le quali poi immettono questi titoli del debito pubblico sui mercati finanziari – Wall Street – o peggio ancora, in quelli Over The Counter, cioè al di fuori dei mercati regolamentati come il Mercato dei Derivati di cui abbiamo scritto un articolo al riguardo qui sul blog, dove gli usurai speculano come squali. Pensate che nel Mercato dei Derivati gira un ammontare di denaro pari a tre volte quello del Pil mondiale).
In poche parole, le banche centrali hanno quindi il potere (perché noi glielo permettiamo) di aumentare o diminuire la quantità del denaro in circolazione, regolandone il potere di acquisto determinando inflazione. Questo denaro non va a beneficio delle economie nazionali perché le banche centrali lo prestano agli stati, pretendendo appunto il pagamento di un interesse. Ogni singola banconota prodotta rappresenta un debito dello stato, destinato ad aumentare ogni volta che la banca centrale decide di emettere denaro.
I cittadini del mondo, si vedono espropriati di una loro proprietà e trasformati da creditori a debitori. Per prestare qualcosa bisogna anche esserne i proprietari, ma come si può essere proprietari di una cosa che senza la controparte che accetta il prodotto di quel prestito (denaro, non avrebbe motivo di esistere e quindi non potrebbe circolare? Immaginiamo, come sosteneva Auriti, che il governatore di una banca centrale si rechi in un deserto e si metta a stampare denaro, come potrebbe circolare se non c’è nessuno che lo utilizza?
Quindi, di chi è la proprietà della moneta, come ad esempio l’euro? Il dollaro? Il rublo? Lo yuan? La risposta viene da sé. Nessuno può imporre una moneta. La FED non può imporre il dollaro, la BCE non può imporre l’euro e così via per tutte le altre monete del mondo. Chiediamoci come sia possibile che, per esempio, la BCE, la FED, la Central Bank of Russia e via discorrendo, generino denaro dal nulla e prestino soldi allo Stato facendosi pagare degli interessi?
Come dicevamo prima, c’è un vuoto giuridico, ovviamente voluto da menti sopraffine. Le banche centrali, in realtà private, si appropriano del valore indotto della moneta, ossia il valore generato dai cittadini che decidono di utilizzarla. Questi usurai prestano qualcosa che sarebbe di proprietà di altri. Stampano banconote dal nulla al costo di pochi centesimi (il valore intrinseco) e le prestano agli Stati per il valore riportato sulla banconota (il valore nominale) più gli interessi.
Tuttavia, come abbiamo comprovato sino adesso, il valore dei soldi non è generato dalla banca, ma dall’insieme di persone che convenzionalmente decidono di accettare una determinata valuta. La proprietà della moneta dovrebbe essere dei cittadini che, stampando la propria unità di misura del valore, genererebbero un reddito di cittadinanza all’atto di emissione, sgravato fra l’altro degli interessi dovuti ad una banca privata. Con il sistema imposto dai grandi usurai ai vertici delle banche centrali, private e dei grandi fondi di investimento, il denaro in circolazione è essenzialmente un debito nei confronti della banca centrale. Per queste ragioni, il debito pubblico è inestinguibile. Ma è un credito rovesciato perché sono soldi nostri.
Domanda: con l’avvento delle valute digitali le cose stiano diversamente?
Valute digitali e Valore Indotto
Stando alla Comunità Europea, per E – money si intende:
«L’equivalente in formato digitale del denaro contante, memorizzato quindi su un dispositivo elettronico o su un server remoto. L’e-money può essere memorizzato anche attraverso dispositivi mobili o su internet attraverso account personali.»
Benissimo, sappiamo che la presenza della moneta elettronica può essere rappresentata in due modi, ossia da tutte quelle somme presenti sulle carte prepagate, e da altre che circolano su reti di computer utilizzando vari software. Sappiamo che la moneta elettronica viene usata nelle transazioni che coinvolgono i depositi bancari, il trasferimento elettronico di fondi, moneta o valute digitali. Ma cosa si intende per Valuta Digitale?
Si intende quel mezzo di scambio che avviene in sostituzione dell’utilizzo delle banconote o monete. Quindi, in quanto appartenenti alla categoria del denaro digitale, anche le monete virtuali con sistema crittografato. L’esempio massimo? Il Bitcoin. Ma c’è un particolare che nessuno mai menziona a tal proposito, che è stata proprio la stessa Banca Centrale Europea, nel 2012 (e poi nel 2014), a definire la moneta virtuale come una specie di moneta digitale non regolamentata in nessuna giurisdizione pur potendo le persone accettarle e scambiarle legalmente. Fantastico, ma cosa c’entra la proprietà della moneta con tutto ciò? Ebbene, Giacinto Auriti nel saggio “Il paese dell’utopia” scrive che:
«Il simbolo monetario può assumere tutte le forme possibili delle fattispecie giuridiche.»
Per qualcuno questo non vorrà dire nulla, ma in realtà vuol dire tutto. Non importa la forma assunta dalla moneta o dal simbolo monetario, ma la possibilità di esercitare pienamente il diritto di proprietà sulla moneta. Sempre nel testo appena menzionato, Auriti scrive che:
«L’ euro, è una moneta scomoda, perché costituisce un incentivo a utilizzare carte di credito e bancomat con cui si sostituisce l’argent de poche. La banca, in tal modo, fa uso delle nostre tasche come se fosse la sede di una propria agenzia, senza pagare l’affitto.»
Ciò significa che (non vale solo per la BCE, ma per tutte le banche centrali del mondo) al danno del 200% all’emissione se ne aggiunge altro sulla circolazione, svilendo anche il potere d’acquisto di quella moneta debito giunta fino alle nostre tasche. Il punto è che non importa che natura finisce per assumere la moneta, ma il valore indotto ad essa conferita per poter circolare. In poche parole, le banche centrali emettono le CBDC (Valute digitali), ma perché queste circolino e diventino sistemiche, hanno bisogno dell’accettazione da parte dei cittadini. Quindi, la CBDC, senza i cittadini che l’accettano sulla fiducia, le conferiscono valore indotto e la fanno circolare, non può girare, quindi non può diventare sistemica.
Il sistema bancario
Personalmente, le mie conoscenze in materia economica, finanziaria e monetaria non derivano solamente dai vari studi e dalle diverse ricerche che ho svolto nel corso del tempo, bensì perché ho avuto la possibilità di approfondire tali materie con chi ha lavorato nel settore bancario e finanziario per anni e so di non parlare a caso quando affermo che la funzione primaria della banca riguarda la creazione di moneta dal nulla. Il resto è un contorno.
La banca commerciale, la quale è un’impresa privata, svolge un duplice compito: quello di emissione di moneta e quello di attività finanziaria che si occupa di raccogliere ed impiegare il risparmio dei cittadini. Quest’ultima attività viene esercitata sistematicamente attraverso i fondi di investimento. Come specificato dalla stessa CONSOB:
«I fondi comuni d’investimento sono strumenti gestiti da società di gestione del risparmio, le cosiddette SGR, che riuniscono le somme dei risparmiatori, convogliandole in un unico patrimonio e investendole in svariate attività finanziare come l’acquisto di titoli di debito pubblico.»
Dunque, i risparmi provenienti dalle varie attività lavorative dei cittadini vengono trasformati in «quote ideali, inglobate in certificati cartacei per disporne la libera circolazione.»
A questo proposito, non c’è miglior modo per comprendere ciò di cui stiamo parlando se non quello di riportare quanto potete ritrovare sul sito GiacintoAuriti.com, precisamente a questo link:
In questo articolo viene spiegato il funzionamento dell’attività bancaria, in particolare viene evidenziato che:
«I titoli di debito pubblico a loro volta consistono nella rappresentazione in titoli del credito ottenuto da famiglie ed imprese. La massa monetaria, lungi dall’essere incrementata, rimane immutata nel quantum. Infatti, il mio risparmio non è più disponibile, in quanto gestito da terzi che lo incanalano nei circuiti finanziari, al fine di aumentare o decrementare il valore nominale, puramente convenzionale, dei titoli di debito altrui. L’attività finanziaria genera un reddito o capital gain che viene pagato quando qualcun altro si indebita. In onore al notorio principio per il quale la banca emette solo prestando dovrebbe risultare agevole comprendere che tutta la liquidità a disposizione del risparmiatore è generata dal debito di qualcun altro. Si parla infatti di moneta endogena, cioè nascente dalla domanda degli operatori economici, siano essi famiglie e/o imprese. Tale è la ragione per cui il debito mondiale supera di circa il 327% il pil globale. Prima si genera il debito attraverso la richiesta di prestito e poi si avvia il circuito economico che dovrebbe ripagare, nel tempo il buco iniziale. In tutto questo giocano un ruolo rilevante gli interessi, i quali procedono inesorabilmente in progressione geometrica, dunque esponenziale, un sistema che a nostro parere non ha nulla da invidiare all’anatocismo. Si tratta di un vero schema Ponzi del debito che sta in piedi finché è possibile abbassare il tasso di interesse. Il sistema però è vorace, e pertanto l’abbassamento del tasso di interesse viene compensato incrementando quanto più possibile il prelievo fiscale. Quando diventa impossibile perpetrare il deleverage del tasso di interesse, l’unico mezzo per reflazionare l’economia consiste nella distruzione creatrice di schumpeteriana memoria. Si impone cioè, un riassetto economico e finanziario tale da poter rimettere in moto l’industria del profitto. Nei casi più drastici interviene la guerra, a riportare all’ anno zero il sistema di credito debito. È importante ribadirlo: la finanza non crea moneta ma strumenti finanziari che possono raggiungere l’economia reale oppure altra speculazione fine a sé stessa, vedi il fenomeno bitcoin. Si può dire che l’attività finanziaria consiste in un mezzo per inglobare il potere d’acquisto e permetterne la sua libera circolazione. Il potere bancario si concentra dunque non solo in fase di emissione, perché è la banca decide SE e quanto credito erogare creandolo in base alla capacità del prenditore di ripagare una mera appostazione contabile attraverso il proprio lavoro, ma anche in fase di gestione dei risparmi, perché i gestori hanno la possibilità di decidere quanto e quale debito rifinanziare. In questo quadro è anacronistico parlare di democrazia perché un potere enorme è concentrato in poche mani. Sono i mercati che gestendo i debiti degli Stati hanno il potere di imporre questa o quella legge, sotto ricatto di non rifinanziare il debito. Abbiamo visto questo meccanismo all’opera in maniera palese tempo fa in Grecia. La banca emette precipuamente moneta scritturale, ossia consistente in una mera appostazione contabile che funge da moneta in quanto incontra la fiducia delle persone. Notiamo qui un macroscopico rovesciamento dei fatti. È la fiducia riposta l’un l’altro dai consociati a creare il valore della moneta (o per essere più precisi a indurre il valore), qualsiasi forma essa assuma, anche se dematerializzata ma, formalmente, è la banca che viene investita della creazione del valore che senza la società non potrebbe esistere. Come viene classificata legalmente questa moneta e qual è la sua natura giuridica? Possiamo equiparare questo mezzo bancario alla fede di deposito? Certamente no. Art.1790 c.c. «I magazzini generali, a richiesta del depositante, devono rilasciare una fede di deposito, delle merci depositate…» Come si può leggere la fede di deposito è caratterizzata dalla caratteristica dell’attualità: essa, infatti, presuppone che vi sia un oggetto depositato, elemento non riscontrabile nella moneta scritturale. Se ne deduce che essa sia più assimilabile ad una cambiale, strumento caratterizzato dalla promessa futura di pagamento e quindi comportante il rischio di insolvenza. Il titolo cambiario o pagherò sposta nel tempo un’obbligazione prevedendo per allora di avere i mezzi solutori che nel presente mancano. La cambiale quando emessa da una persona fisica o giuridica (non da una banca) gode di una specifica tutela giuridica. Essa conferisce in caso di insolvenza, il diritto in capo al creditore, di poter aggredire il patrimonio del debitore insolvente. Da un lato è prevista una tutela giuridica, dall’altro si rimane liberi di accettare oppure no la cambiale come mezzo di pagamento, senza trascurare l’aspetto psicologico: quando si riceve una cambiale in qualche modo si accetta un eventuale rischio di insolvenza. Nel caso della moneta scritturale, invece, l’opinione pubblica è del tutto all’oscuro dei meccanismi sottesi. Ora la moneta scritturale bancaria non prevede affatto che all’attivo vi sia un oggetto attuale depositato (cassa). Essa è una vera e propria passività senza cassa, ossia un pagherò che sposta nel futuro l’obbligazione assunta dalla banca e che circola come fosse moneta, grazie alla fiducia che la società accorda alla banca, non viceversa. Azzardiamo a dire che trattasi di un vero e proprio falso giuridico. Infatti, in caso di insolvenza della banca, il cittadino non ha nessuna titolarità ad aggredire le attività della stessa, anzi, corre il rischio di incappare nel bail-in, ovvero nell’azzeramento dei propri sudati risparmi. Non basta: il cittadino non gode nemmeno della libertà di scegliere se accettare o meno detta “moneta”, perché le regole del gioco sono quelle che abbiamo poc’anzi esposto.»
Vorrei ricordare anche le Multinazionali e i fondi di investimento, tutte punte di lancia delle banche, poiché avendo a disposizione senza limite e senza costo tutto il denaro che vogliono, sono in grado di dominare il mercato e quindi di avere margini illimitati di profitto (e di perdita) senza temere concorrenza o fallimenti. Una banca non può fallire, tanto per allargare il cerchio e visto che vedo un certo entusiasmo quando ciò accade. Un default bancario avviene soltanto mediante delle scelte intenzionali atte a eliminare una banca che non serve più, oppure nel caso dell’eliminazione di una possibile concorrenza. Oppure, come accade spesso al giorno d’oggi, le banche falliscono perchè il sistema viene alleggerito in funzione al trapasso al sistema digitale, il quale richiede sempre meno l’intervento dell’uomo, la presenza di filiali dislocate sul territorio e sportelli bancomat per il prelievo di denaro contante. Stiamo passando dal denaro senza valore, ad un mondo senza denaro.
È fondamentale capire che un una banca è sempre in grado di rifinanziarsi fintanto che le altre banche accettano la moneta scritturale che essa crea (denaro creato virtualmente dal nulla), pertanto, a meno che al vertice della piramide non abbiano deciso di tagliare i rami secchi e quindi far fallire una determinata banca (o fondo o altro), queste non falliscono. I numerosi default che ci sono stati e che ci saranno, come si è detto poc’anzi, sono funzionali allo snellimento del sistema per preparare al meglio il terreno per l’implementazione di quello nuovo. Tagliare i rami secchi serve proprio a questo.
Risulta fondamentale comprendere appieno questi meccanismi (per non parlare dei mutui casa, di cui ho parlato nell’articolo intitolato “Colpirli al cuore” che a breve sarà disponibile qui sul blog) anche perché i servi dell’usurocrazia che si spacciano per divulgatori e che promuovono strumenti come QFS, CBDC e altro, non fanno altro che prendere in giro le persone perché non parlano di queste cose.
Se la moneta è di proprietà dei cittadini e nasce senza riserva, perché io devo accettare, ad esempio, l’idea (improbabile) “salvifica” della moneta BRICS sostenuta dall’oro? Perché dovrei, quando le più grandi riserve auree del mondo sono in mano ai soliti noti e il relativo Fixing (il fissaggio del prezzo) viene stabilito a Londra da due sole società che ne hanno il monopolio (Rothschild & Sons e Mocatta Goldsmid, in collaborazione con la Barrick Gold,la più grande società di estrazione dell’oro al mondo)?
Perché non dire invece che le banche hanno sempre emesso moneta dal nulla a loro insindacabile giudizio anche quando c’era la riserva aurea attraverso alterazioni contabili, bilanci falsificati e altro ancora? Perché non possiamo essere veramente liberi da ogni legame con il sistema? Se la moneta nasce senza riserva non abbiamo bisogno di alcun sistema aureo, che qualcuno oggi propaganda.
No a valute sostenute dall’oro, di qualsiasi natura esse siano
Prendendo ad esempio il Gold Exchange Standard, il sistema monetario definito nella Conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni Unite, tenutasi a Bretton Woods nel New Hampshire nel luglio del 1944 ed entrato in vigore il 27 dicembre 1945, era un sistema aureo di tipo indiretto, da cui la definizione appunto di Gold Exchange standard. Tuttavia, le monete d’oro non circolavano più e anche se sulle banconote comparivano ancora scritte come “Pagabile a vista del portatore”, la possibilità di convertirle in metallo prezioso era preclusa ai cittadini e riservata esclusivamente alle Banche centrali, le quali chiedevano alla Federal Reserve di convertire in oro le proprie divise, legate al dollaro da un rapporto di cambio fisso.
Non si trattava, quindi, di un vero sistema aureo. Lo stesso economista Henry Hazlitt, esponente della Scuola austriaca di economia, predisse già nel 1945 che un sistema così strutturato non sarebbe potuto durare. E infatti, la FED ne approfittò per “inflazionare” il sistema aumentando la produzione di dollari – divenuta la valuta di riserva del mondo – ben al di là delle riserve auree detenute.
È sbagliato, quindi, affermare che con questi sistemi “salvifici” si possa arginare il problema della valuta scritturale, cioè della creazione di denaro dal nulla, in quanto questi non impediscono all’istituto di emissione di scritturare denaro a suo piacimento, indipendentemente dalla riserva. Anche in quel caso ci hanno preso in giro con la storiella della rarità monetaria. Ciò significa che sì, seguendo i principi di quello che dovrebbe essere il sistema basato sull’oro, esisterebbe un problema di rarità monetaria legata alla rarità dell’oro stesso, ma in realtà non esiste perché le banche, nonostante il sistema vigente allora, creavano comunque denaro dal nulla, indipendentemente dalla riserva aurea.
Con lo scioglimento degli accordi di Brettton Woods i grandi banchieri internazionali non hanno fatto altro che consolidare il sistema scritturale, come risulta evidente dall’accelerazione crescente dell’espansione monetaria in tutto il mondo negli anni successivi al 1971, con l’inizio, tra l’altro, di un decennio di stagnazione economica e inflazione galoppante, la ben nota stagflazione degli anni ’70, aggravata da due shock petroliferi (provocati, come tutte le crisi economiche – finanziarie, energetiche della storia così come le carestie) nel 1973, conseguente alla Guerra dello Yom Kippur, e nel 1979, dopo la rivoluzione iraniana.
Nella fattispecie, negli ultimi quarant’anni, i grandi banchieri internazionali hanno consolidato la progressiva finanziarizzazione dell’economia, cioè il distacco crescente tra le dinamiche finanziarie e quelle economiche, distruggendo quanto rimasto dell’economia reale in favore della mera speculazione, specialmente in Over The Counter, cioè nei mercati fuori borsa dove le banche possono definire in maniera del tutto autonoma gli elementi quali il moltiplicatore in euro, le scadenze di negoziazione e via discorrendo.
Quindi la distruzione dell’economia mondiale è avvenuta sia attraverso i mercati regolamentati (in mano ai grandi banchieri internazionali) che non, dove questi hanno ancora più campo libero. Le Banche centrali, dal 1971 in poi, non hanno fatto altro che fare quello che facevano prima, solo in maniera più aggressiva, ossia aumentare a loro piacimento la propria base monetaria, in modo esponenziale negli ultimi anni con l’espansione dei propri bilanci attuando il cosiddetto Quantitative Easing (alleggerimento quantitativo).
Con gli acquisti sempre più imponenti di asset sui mercati finanziari (principalmente obbligazioni governative e private), con denaro creato digitalmente, le Banche centrali hanno schiacciato tutti i rendimenti obbligazionari nominali verso, e sotto lo zero, con politiche aggressive volte alla repressione finanziaria. Per avere un’idea dell’accelerazione dell’espansione monetaria in atto, basti pensare che la liquidità globale M2 (liquidità secondaria, comprendente oltre alla moneta e ai depositi in conto corrente anche tutte quelle altre attività con elevata liquidità e valore certo), pari a circa 20 – 25 mila miliardi di dollari all’inizio secolo, è salita a circa 40.000 miliardi durante la grande “crisi” del 2007-2009, per poi balzare a circa 80.000 miliardi prima del Covid ed esplodere con gli oltre 100.000 miliardi di dollari ad oggi, dopo oltre 24 mesi di iniezioni di liquidità senza precedenti.
Questa super liquidità ha favorito un allargamento enorme del debito globale, sia pubblico che privato, salito solo che a fine 2020, guarda caso, (secondo stime del Fondo Monetario Internazionale) alla cifra astronomica di 280.000 miliardi di dollari, cioè il 365% del Prodotto Interno Lordo mondiale. Si è venuta a creare una spirale perversa di continua alternanza di liquidità-debito (coadiuvato da un continuo rialzo dei tassi di interesse su alcuni fronti, e un fermo su altri) in cui le banche giocano come vogliono, ma in particolare attuando una strategia inflazionistica, attraverso la quale, con rendimenti nominali nulli e inflazione in risalita, i rendimenti reali diventano per forza di cose negativi e vanno a sgonfiare (momentaneamente) i debiti in termini reali che poi si rigonfiano quando il sistema traballa (cioè spesso), portando all’estremo le conseguenze dell’usura ai danni della collettività.
Un altro effetto dell’espansione monetaria (visto che si parla di Gold) è che la quotazione dell’oro, fissata a Bretton Woods a 35 dollari per oncia e in vigore fino al 15 agosto 1971, ha raggiunto nell’agosto del 2020 un massimo storico di 2.089 dollari per oncia, ben 59 volte tanto la quotazione precedente. L’interventismo delle banche centrali che si configura in un totale accentramento della ricchezza presso gli istituti monetari stessi e di controllo dei sistemi economici si traduce in un vero e proprio sistema di socialismo finanziario.
Non si può avere un’economia davvero libera se il sistema monetario prevede la possibilità di espandere illimitatamente la quantità di denaro da parte delle Banche centrali e delle Banche commerciali: USURA. Chi controlla l’emissione monetaria, così come i flussi finanziari va a determinare le scelte di risparmio e di investimento, quindi tutta la struttura produttiva, distributiva e di consumo. Chi controlla queste due ha il potere di indebitare gli stati, distruggere le collettività, rovinare piccoli e medi risparmiatori e imprenditori, distruggere la classe media, espropriare le persone, negargli i mezzi per sopravvivere e via discorrendo. Chi detiene il potere di emettere denaro, ossia i grandi usurai ai vertici delle banche centrali, private e i fondi di investimento sono gli stessi al vertice delle società petrolifere, tecnologiche, farmaceutiche, industriali e belliche.
Conclusione
Ci sarebbero molte altre cose da analizzare, ma mi rendo conto che ne verrebbe fuori un poema. La proprietà della moneta all’atto dell’emissione è dei cittadini e non delle banche. Non abbiamo bisogno né di valute legate all’oro né bitcoin, valute digitali né altro, poiché la moneta nasce senza riserva, pertanto, non abbiamo bisogno di sistemi “salvifici” che non sono altro che strumenti di dominio utili al cambio di paradigma che gli usurai stanno portando avanti.
Abbiamo bisogno di consapevolezza. Una moneta ha valore solo ed esclusivamente perché i cittadini si mettono d’accordo che essa ha valore. Ergo, come diceva Auriti, i soldi sono carta straccia, che però acquistano valore solamente perché un insieme di persone lo decide per convenzione, in previsione di poterli utilizzare. Siamo noi che diamo valore ai soldi.
La stessa cosa, come abbiamo detto, vale per quella schifezza delle valute digitali, le quali vanno rifiutate, perché sono uno strumento di controllo e niente di più. Questa è la chiave di volta per capire, ma non solo, bensì per buttare giù questo potere. Esistono tante soluzioni, sistemi alternativi, ma il punto ora è un altro. Quante persone al mondo sono consapevoli che il potere sull’intero sistema siamo noi ad averlo e non chi sta sopra di noi?
Ezra Pound e Giacinto Auriti si sono battuti tutta la vita per farlo capire. Ogni popolo, se vuole cambiare il suo destino, deve mettersi contro la rispettiva banca centrale. Non esiste altro modo per buttare giù questo potere. Tutte le banche centrali del mondo sono collegate tra loro, tutte lavorano allo stesso modo e tutte rispondono ad un unico e solo padrone: la Bank For International Settlements – La Banca per i Regolamenti Internazionali. Noi dobbiamo abbattere gli usurai, questo è il punto. Il potere dei soldi, il quale non ha colore, non ha patria e non ha bandiera, è al di sopra di tutto. Sembrerà banale, ma seguire i soldi è l’unico modo per non sbagliare, capire e combattere, solo che non lo fa più nessuno. Vorrei lasciarvi con una poesia. Una poesia scritta da Ezra Pound che si intitola “Contro l’Usura” e che con i suoi versi, credo dica tutto.
«Con usura nessuno ha una solida casa
di pietra squadrata e liscia
per istoriarne la facciata,
con usura
non v’è chiesa con affreschi di paradiso
harpes et luz
e l’Annunciazione dell’Angelo
con le aureole sbalzate,
con usura
nessuno vede dei Gonzaga eredi e concubine
non si dipinge per tenersi arte
in casa ma per vendere e vendere
presto e con profitto, peccato contro natura,
il tuo pane sarà staccio vieto
arido come carta,
senza segala né farina di grano duro,
usura appesantisce il tratto,
falsa i confini, con usura
nessuno trova residenza amena.
Si priva lo scalpellino della pietra,
il tessitore del telaio
CON USURA
la lana non giunge al mercato
e le pecore non rendono
peggio della peste è l’usura, spunta
l’ago in mano alle fanciulle
e confonde chi fila.
Pietro Lombardo non si fe’ con usura
Duccio non si fe’ con usura
nè Piero della Francesca o Zuan Bellini
nè fu ‘La Calunnia’ dipinta con usura.
L’Angelico non si fe’ con usura, nè Ambrogio de Praedis,
nessuna chiesa di pietra viva firmata: ‘Adamo me fecit’.
Con usura non sorsero
Saint Trophine e Saint Hilaire,
usura arrugginisce il cesello
arrugginisce arte ed artigiano
tarla la tela nel telaio, nessuno
apprende l ‘arte d’intessere oro nell’ordito;
l’azzurro s’incancrena con usura; non si ricama
in cremisi, smeraldo non trova il suo Memling
usura soffoca il figlio nel ventre
arresta il giovane amante
cede il letto a vecchi decrepiti,
si frappone tra giovani sposi
CONTRO NATURA
Ad Eleusi han portato puttane
carogne crapulano ospiti d’usura.»
Fonti
Bibliografia
- Ezra Pound – ABC dell’economia;
- Ezra Pound – La concezione dell’economia negli USA;
- Giano Accame – Ezra Pound economista;
- Giano Accame e Giacinto Auriti – Ezra Pound, un folle contro l’usura;
- Giacinto Auriti – L’ordinamento internazionale del sistema monetario;
- Giacinto Auriti – La proprietà di popolo;
- Giacinto Auriti – Il valore del diritto;
- Giacinto Auriti – Il paese dell’utopia;
- Giacinto Auriti – L’ occulta strategia della guerra senza confini;
- Bruno Tarquini – La banca, la moneta e l’usura, la costituzione tradita;
- Gian Paolo Pucciarelli – Segreto Novecento;
- Matteo Ferrari – La questione monetaria;
- Armando Savini – Sovranità, debito e moneta, dal dominio delle banche centrali al QFS;
- Stephen Mitford Goodson – Storia delle banche centrali;
- Cleon Skousen – Il capitalista nudo;
- Marco Della Luna – Euroschiavi;
- Alessandro Trinca – Un inganno criminale chiamato debito;
- Jean Ziegler – La distruzione del mondo;
- Alfredo Bonatesta – Sinarchia Universale, progetto di un nuovo ordine mondiale;
Bibliografia testi in lingua inglese
- Eustace Mullins – The secrets of the Federal Reserve;
- George Edward Griffin – The Creature from Jekyll Island;
- Gertrude Margareth Coogan – Money Creators;
- Ellen Hodgson Brown – The Web of debt;
- Morrison Bompasse – Single Global Currency;
- Simon Johnson and James Kwak – 13 Bankers, the Wall Street takeover and the next financial meltdown;
- Styajit Das – Traders, Guns and Money: Knowns and Unknowns in the Dazzling World of Derivatives;
- Richard Bookstaber – A Demon of Our Own Design: Markets, Hedge Funds, and the Perils of Financial Innovation;
Link utili
• https://www.chiesaviva.com/la%20moneta%20dio%20o%20mammona/la%20moneta%20dio%20o%20mammona.pdf
• https://www.youtube.com/watch?v=My3m9L6jEbU&t=21s
• https://www.youtube.com/watch?v=wzEUYBHD0SA&t=999s
• https://www.youtube.com/watch?v=wo3IqC37HFQ&t=741s
• https://www.youtube.com/watch?v=QcMIqz8CdhQ&t=1974s



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