






Questo articolo nasce con l’intento di fare chiarezza su una delle figure più discusse del momento, ossia quella di Donald John Trump.
La maggioranza dei divulgatori, specie della controinformazione, punta a martirizzare questa figura rappresentandola per quello che non è: un outsider che si oppone al potere.
Questo non è solo un articolo sulla figura di Trump in sé, bensì anche sulle origini della sua famiglia, sulla costituzione del “loro” impero e sull’opposizione controllata di Q. A titolo informativo, la bibliografia completa delle fonti verrà inserita alla fine della terza ed ultima parte.
L’ex presidente degli Stati Uniti nasce il 14 giugno del 1946 a Jamaica Estates nel Queens, sobborgo di New York, quarto di cinque figli del facoltoso imprenditore Fred Trump. Frequenta la Fordham University e, in seguito, la Wharton School of the University of Pennsylvania, dove si laurea in economia nel 1968. Successivamente, nel 1971 è diventato il CEO dell’azienda del padre, la Elizabeth Trump & Son, ribattezzandola poi come Trump Organization. Egli ha allargato il campo d’azione dell’azienda, dedicandosi alla costruzione di grattacieli, compresa ovviamente la Trump Tower, una marea di alberghi, tra cui il Trump International Hotel and Tower, casinò, campi da golf e svariati altri edifici. Si è dedicato poi alla fondazione di altre aziende ed agenzie, tutte naturalmente collegate alla Trump Organization, come la Trump Model Management e la Trump Mortgage. Un curriculum maestoso, tuttavia questa non è proprio la verità, o perlomeno, è solo una piccolissima parte. È forse un caso che Trump sia uno degli uomini designati per portare a termine i prossimi step dell’Agenda, come si era evidenziato anche nell’articolo “La Russia, Vladimir Putin e gli Insiders di Wall Strett?”
STORIE DI FAMIGLIA
Facciamo un passo indietro. Correva l’anno 1885 quando Friedrich Trump sbarcò a Lower Manhattan con una sola valigia in mano. Aveva sedici anni, fuggito dalla sua terra natia, la Germania, precisamente da Kallstadt, nel Regno di Baviera, oggi la Renania-Palatinato. Egli era insofferente al lavoro nella vigna di famiglia e non voleva lavorare come operaio o barbiere; quest’ultima era la professione per la quale era stato formato. Il suo sogno però, era diventare ricco e l’America era il posto giusto per farlo. E fu così che Friedrich non perse tempo e lo fece dando sfogo al suo carisma, alla sua tenacia, spingendo i limiti comportamentali del suo tempo, proprio come avrebbe fatto suo nipote Donald un secolo dopo.
Intorno al 1890, Friedrich aveva imparato perfettamente l’inglese, aveva assunto la fisionomia dell’uomo adulto, il cui obiettivo principale era diventare un cittadino americano naturalizzato, una cosa facile in un momento in cui non c’erano quote di immigrazione, né tanto meno dibattiti sul diritto di nascita.



Una volta sbarcato in America si diresse a Seattle, una città dalle grandi promesse e piena di nuovi arrivati, i quali si aspettavano di trovare una situazione di favore, quando invece dovettero far fronte alle stesse prospettive economiche incerte che volevano lasciarsi alle spalle. Dopo un brevissimo periodo di ambientamento il giovane Trump si diresse verso il quartiere a luci rosse della città, noto come Lava Beds. E fu così che, con quei pochi risparmi che si era portato dalla Germania, affittò un minuscolo ristorante chiamato Poodle Dog, dotato di una cucina, un bar, e che pubblicizzava “Stanze private per donne”, un codice per poter avere rapporti con le prostitute. Il locale poi venne ribattezzato Dairy Restaurant, il quale offriva al pubblico irrequieto e frustrato una certa soddisfazione sotto forma di cibo, alcol e sesso facilmente disponibile. Ciò non deve stupire, è insito nella famiglia Trump quello di fare tutto il necessario per emergere e non arrendersi mai, il successo prima di tutto, perché è questa l’unica cosa che conta.
Il ristorante di Seattle di Friedrich Trump quindi, nel corso del tempo è cresciuto, ma egli tenne costantemente occhi e orecchie aperte. E infatti, le sue ottime doti di osservatore lo portarono a compiere un ulteriore passo avanti. Nel 1894, venne a sapere che John D. Rockefeller, uno degli uomini più ricchi del mondo, stava finanziando un’operazione mineraria in una piccola città a nord di Seattle chiamata Montecristo. Senza pensarci due volte, Trump individuò la posizione migliore della cittadina dove poter costruire, la assicurò presentando una falsa richiesta di minerali per poi costruire un hotel sul lotto anche se in realtà non gli apparteneva e ha iniziato a dare ai clienti, come in precedenza, esattamente ciò che volevano, ossia cibo, alcool e ovviamente donne.
Quando però Montecristo si è dimostrata lenta nel mantenere la sua promessa di grandi guadagni, Rockefeller da un lato ribadì pubblicamente il suo sostegno al progetto di Trump e al suo, quando nello stesso tempo stava organizzando in gran segreto di lasciare la città. Nell’estate del 1897, Trump decise di vendere la sua proprietà e tornare a Seattle, rendendolo, insieme allo stesso Rockefeller, uno dei pochi investitori a Montecristo a finire vincitore piuttosto che perdente. Da qui, l’amicizia con i Rockefeller divenne cruciale per il futuro della famiglia Trump. Infatti, è proprio a questa amicizia a cui i Trump devono tutto.

Il motivo della partenza del buon Frederick era che i piroscafi pieni di oro dello Yukon erano entrati a Puget Sound, un’insenatura nel Nord-ovest del Pacifico nello Stato di Washington. Durante la notte, orde di quelli che erano conosciuti come Stampeder (termine che sta ad indicare qualcuno che segue una fuga precipitosa per una corsa all’oro) iniziarono a dirigersi a nord verso lo Yukon, armati di picconi e pale, in un pericoloso viaggio a piedi attraverso passi di montagna innevati. Frederick non aveva intenzione né di trasportare né di scavare. Cosa fece?
Aprì dei ristoranti lungo i sentieri, creando così la sua privata corsa all’oro, assoldando gli aspiranti minatori. E fu così che nel maggio del 1898 aprì il New Arctic Restaurant and Hotel, dove offrì di nuovo, cibo, bevande, camere da letto e donne, ma non solo; nello specifico, offriva delle stanze che includevano non solo un letto, ma anche una bilancia per pesare la polvere d’oro usata per pagare i servizi. Il Washington Post, nel settembre del 1898, gli dedicò un articolo dove la struttura veniva sponsorizzata come la migliore della città, specie per la qualità del ristorante, ma evidenziava anche un altro aspetto:
«Non consigliamo alle donne rispettabili di andarci a dormire perché potrebbero sentire e vedere ciò che sarebbe ripugnante per i loro sentimenti.»


Nel giugno del 1900 Frederick si trasferisce a White Horse, un avamposto dello Yukon alla fine della ferrovia, precisamente ad un centinaio di chilometri a sud dei campi d’oro e apre un altro ristorante. Ancora una volta aveva scelto una posizione privilegiata, dall’altra parte della strada rispetto al deposito ferroviario; ancora una volta aveva costruito su un terreno per il quale non aveva un valido diritto legale; e ancora una volta stava implementando la formula di offrire ai clienti alla ricerca della loro prima pepita, qualcosa che potessero godersi sul posto. Un bar, strutture per il gioco d’azzardo e aree separate, protette da tende di velluto scuro, per quelle che erano conosciute come “donne sportive.”
Tuttavia, egli non lo sapeva, ma l’esplosione di prosperità a White Horse sarebbe stata di breve durata. I depositi d’oro nello Yukon si esaurirono molto velocemente, e il prossimo giro di Stampeder si sarebbe diretto a ovest verso i giacimenti d’oro appena scoperti in Alaska. Ma Trump sapeva che stava affrontando un problema più immediato e urgente, quello che a quel tempo era noto come “Correttezza”, che oggi sarebbe definito “politicamente corretto”. Nella primavera del 1901, il sovrintendente della North West Mounted Police di White Horse, diramò l’annuncio di un piano per sopprimere il gioco d’azzardo e le vendite di liquori e bandire “le donne sportive” dal centro della città.

Trump non aspettò di scoprire se la sua attività potesse sopravvivere a un simile colpo. Come molti nel bel mezzo di una corsa all’oro, aveva ricavato un bel profitto, pertanto, dopo aver venduto tutti i suoi possedimenti lasciò la città, emergendo ancora una volta vincitore da una situazione in cui non ci sarebbe stata fine ai perdenti. Un anno dopo, durante una visita alla madre a Kallstadt, si fidanzò con Elizabeth Christ, che aveva solo cinque anni quando lui partì per l’America. Dopo essersi sposati, Trump la portò con sé a New York e così ricominciò, lavorando come direttore di hotel e ristoranti, tenendo sempre occhi e orecchie ben aperti.
Tuttavia, egli aveva una disperata nostalgia di casa, e fu così che nel 1894 lui ed Elizabeth tornarono con la loro figlia a Kallstadt, e alla resa dei conti che non si sarebbe mai aspettato di affrontare. Frederick, quando scappò dalla Germania era troppo giovane per fare il servizio militare, che ovviamente era obbligatorio, e in quel momento in cui era tornato aveva superato da poco il suo trentacinquesimo compleanno, il che lo rendeva troppo vecchio per prestare servizio. Fortunatamente, c’era una soluzione a portata di mano, o almeno così sembrava. Per prima cosa avrebbe depositato i suoi risparmi, circa 80.000 marchi, una somma stupenda all’epoca e che oggi varrebbe ben 582.000 dollari, nella tesoreria del villaggio. Subito dopo, giurando di essere partito non per scappare dal servizio di leva, bensì per mantenere la madre, chiese di poter restare e di riconquistare la sua cittadinanza tedesca.

Ovviamente si trattava di un gioco di potere, o come suo nipote Donald lo chiamerebbe “Usare la leva finanziaria”. Il sindaco e il consiglio comunale, desiderosi di mantenere questo ricco ragazzo nella città natale, ivi comprese le sue future tasse, erano ansiosi di dare il loro appoggio. Nonostante i loro sforzi, le autorità regionali si rifiutarono di liberare Trump dai guai. A differenza di suo nipote, che sarebbe diventato troppo “grande” per fallire negli affari (con le spalle coperte dai Rockefeller e i Rothschild, difficile che uno fallisca), Friedrich Trump non era abbastanza scaltro per farla franca. Lui e sua moglie, allora incinta di Fred, il padre di Donald, non avrebbero potuto riprendere la cittadinanza tedesca e non sarebbe stata poi estesa alla figlia e così vennero deportati.
Fu un duro colpo, ma Frederick non aveva intenzione di arrendersi. Era scappato in America per diventare ricco e avrebbe mantenuto quel sogno. Negli anni successivi, gestì ristoranti e hotel, sempre mantenendo occhi e orecchie aperti. E la svolta avvenne nel 1910, quando nel Queens, un quartiere sottosviluppato di New York che prometteva bene dal punto di vista degli investimenti (dato l’interesse già mostrato da diversi investitori immobiliari dell’epoca intenzionati a rivitalizzare il luogo). Quindi Frederick si trasferì nel Queens con famiglia a seguito, aprì un ufficio e acquistò diverse proprietà.

Se le cose fossero andate come si aspettava, avrebbe potuto essere il primo Trump a diventare un vero e proprio titano immobiliare; invece, morì nel 1918, durante l’epidemia di influenza spagnola, lasciando a suo figlio Fred di soli dodici anni il compito di portare l’embrionale impero immobiliare di Trump ad un livello successivo. Durante la Grande Depressione, quando l’attività di costruzione dell’impero di Fred Trump fallì, accettò un lavoro come gestore di un negozio di alimentari, senza dimenticare il più grande insegnamento di suo padre, ossia quello di mantenere occhi e orecchie aperti. Quando venne a sapere delle udienze in tribunale inerenti il destino dei beni relativi ad una società di mutui locale, non esitò a presentarsi come un ricco dirigente immobiliare.
Naturalmente era una menzogna, ma lo avrebbe avviato sulla strada per diventare uno dei pezzi grossi di Brooklyn e del Queens. Successivamente, nel momento in cui le garanzie ipotecarie e gli sgravi fiscali sostenuti dal governo gli consentirono di creare migliaia di unità abitative, Fred incrementò i suoi profitti utilizzando con grande astuzia le falle presenti nel sistema giuridico. Per fare un esempio concreto, quando Fred costruì appartamenti finanziati dalla Federal Housing Authority dopo la Seconda guerra mondiale, sfruttò tutta una serie di regolamenti per farsi pagare quasi sempre a camera piuttosto che a unità, producendo quindi un’altissima percentuale di piccoli monolocali piuttosto che appartamenti spaziosi per le famiglie che avevano bisogno di case con due o tre camere da letto.

Fred, come suo padre del resto, non si concentrava mai sugli obiettivi a lungo termine dei clienti, ma su ciò che volevano in quel preciso momento. Sei disperato? Hai bisogno di un tetto sopra la testa? Non c’è problema, quanti siete? Cinque? Non potete stare in cinque in uno spazio così ristretto, fate la cosa giusta, dividetevi. E perché no? Cinque persone, tre da una parte, due dall’altra, doppio introito. Da notare che in quel periodo tantissimi cittadini erano alla ricerca di una casa, poiché vi era una grande carenza di alloggi a livello nazionale; quindi, gli appartamenti si affittavano con grandissima facilità.
Verso la metà degli anni ’50, quando era nel bel mezzo della costruzione di altri appartamenti finanziati dallo stato di New York, Fred Trump riuscì a trovare delle altre scappatoie. Fondò una società di attrezzature Shell, il ramo manufatturiero della compagnia petrolifera, per poi noleggiare da loro bulldozer e autocarri muniti di cassone ribaltabili a prezzi gonfiati. Non contento, sopravvalutò il costo di costruzione e si intascò la differenza quando arrivò al di sotto del budget. E per finire, quando venne chiamato a rendere conto davanti a una commissione statale su quanto aveva fatto, dichiarò che i suoi enormi profitti non erano immorali, ma legittimi, perché era quello in cui era bravo ed era così che doveva essere.
Fine Parte I




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