







Molti si chiedono come sia stato possibile arrivare a toccare un livello di acque basse come quello in cui stiamo camminando in questo periodo. Sono tantissime le cause della devastazione della civiltà occidentale che dura da tempo immemore (niente accade mai per caso, nulla succede schioccando le dita), ma sicuramente una di queste, la più importante, si chiama Scuola di Francoforte. Il viaggio di oggi vuole fare luce nella maniera più esaustiva possibile su un argomento di cui si parla di rado e che rappresenta il cuore e l’origine del ribaltamento socioculturale e valoriale in atto.
Durante il secolo scorso l’Istituto noto come “Scuola di Francoforte” svolse un ruolo fondamentale nell’opera di devastazione della civiltà occidentale, specialmente cristiana, tanto che sarebbe impossibile capire come siamo giunti allo stato attuale delle cose senza evidenziare la reale portata delle conseguenze dovute alla diffusione dei dettami e delle ideologie di questo organismo fin dalla sua nascita. Qualcuno che magari mastica già l’argomento penserà che sia inutile parlarne, poiché l’istituto ha cessato ogni attività nel 1953, tuttavia, quello che è il suo patrimonio pseudo culturale gode ancora oggi di ottima salute e diffusione, senza contare che l’eredità della scuola poi è stata raccolta da istituti come il Tavistock che hanno portato avanti la “causa” allargandone gli orizzonti e perfezionandone le modalità di azione.

Lo sfondo
Tutto iniziò poco dopo la Rivoluzione bolscevica in Russia, voluta finanziata e promossa (come al solito) dai grandi banchieri internazionali. Intorno alla fine del 1922, l’Internazionale Comunista (Terza Internazionale o Comintern, l’organizzazione internazionale dei partiti comunisti nata dopo la dissoluzione della Seconda Internazionale e finanziata sempre dai soliti), su iniziativa di Lenin (ufficialmente, ma in realtà gli ordini arrivavano sempre dai soliti noti) venne organizzata una riunione all’Istituto Marx-Engels di Mosca.
Scopo di questo incontro era quello di fare chiarezza sul concetto di Rivoluzione Culturale Marxista e concretizzarla attraverso un piano di attacco al mondo occidentale per distruggerlo dall’interno. Tra le varie personalità presenti alla riunione troviamo: György Lukács, aristocratico ungherese figlio di un banchiere, teorico marxista e creatore dell’idea definita Rivoluzione ed Eros, tradotto, l’istinto sessuale usato come strumento di distruzione; il sig. Willi Münzenberg dirigente del Partito Comunista tedesco all’epoca della Repubblica di Weimar, il quale sviluppò una strategia che prevedeva di organizzare gli intellettuali e usarli per far imputridire la civiltà occidentale. “Corromperemo l’occidente fino a farlo puzzare” soleva dire durante i suoi comizi. A tal proposito riportiamo un estratto del saggio intitolato “Cry Havoc – La distruzione della civiltà occidentale e come è avvenuta” di Ralph de Toledano, storico, giornalista, saggista, ex capo redattore del Newsweek e del National Review, membro della Comunità di Intelligence Internazionale, il quale così si esprime: “Questo scopo poteva essere raggiunto, soltanto dopo che fossero state minate e poi distrutte le fondamenta culturali dell’Occidente, mediante quello che il brillante polemista francese, Julien Benda, avrebbe più tardi chiamato ‘la trahison des clercs’, il tradimento degli intellettuali. L’astuto Muenzenberg non tardò a mettere in pratica l’iniziativa”. Riportiamo in aggiunta a quanto appena descritto le parole dello stesso Muenzenberg: “Dobbiamo catturare l’attenzione degli intellettuali occidentali, stimolare, in ogni modo, i loro interessi, organizzarli, per fare di loro i promotori di una nuova cultura, grazie alla quale la civiltà occidentale dovrà gradualmente decomporsi, emanando nauseanti odori”.
Questo è quanto dichiarato dal Capo del Comintern ad un convegno dei leaders e attivisti del Partito Comunista, tra i quali era presente Ruth Fischer, membro di spicco del Partito Comunista Austriaco e, più tardi, ideologa di rilievo dello stesso in Germania.
Toledano poi, il cui testo farà da guida in questo viaggio, si riferisce a Whittaker Chambers noto giornalista, scrittore ed ex agente segreto americano, il quale, in una lettera indirizzata proprio a Toledano stesso verso la metà degli Anni’50, dichiarava che la devastazione della società occidentale poteva realizzarsi con l’uso di altri mezzi e non con la dittatura del proletariato come all’inizio si credeva. Toledano in questo frangente riferisce che: “Sia Lenin che Muenzenberg si resero conto che il Proletariato, la celebrata Classe Operaia, non avrebbe mai potuto costituire un efficace mezzo per la demolizione della civiltà occidentale industrializzata”.
Quindi, la differenza tra il piano iniziale rivoluzionario bolscevico e il piano che Muenzenberg e compagni intendevano realizzare in Occidente, consisteva nel fatto che il primo mirava al rovesciamento del potere statale, mentre lo scopo del secondo era “corrompere, erodere e gradualmente provocare la disintegrazione della civiltà e della cultura occidentali, collocando una sorta di bomba ad orologeria in seno alla società dell’Occidente, ma permettendo al governo di sopravvivere”, per usare le parole di Toledano.


Per far sì che questo piano andasse a buon fine era necessario superare diversi ostacoli complessi, visto e considerato il patrimonio culturale e il grado di civiltà occidentali, formati nel corso dei secoli, i quali si rispecchiavano nella morale, legata per tradizione agli insegnamenti del Nuovo Testamento, nel rispetto del passato, guida preziosa per affrontare il futuro, nella capacità di controllo degli istinti umani, nell’organizzazione sociale e politica che garantisce il diritto alla libertà propria nel pieno rispetto della libertà altrui. “Altri ostacoli di grande portata” riferisce Toledano, “erano la Religione, Dio e la famiglia. Dostoevskij, che per Lukács era un eroe, aveva scritto che se Dio non c’è, allora tutto è possibile, tutto sarebbe stato permesso. La famiglia non era soltanto la prima scuola e la fedele custode dei valori fondamentali, ma anche il cemento che garantiva quella coesione sociale fra gli individui, consapevoli del dovere di riconoscerne l’importanza. Era forse un caso che Lukács detestasse l’istituzione della famiglia e odiasse Dio?”
L’idea del progetto del duo Muenzenberg – Lukács scaturiva dagli scritti e dai proclami di Marx del 1843, in cui spiccava l’inquietante profezia della prossima spietata distruzione di tutto ciò che esiste, e questo avveniva prima che il filosofo di Treviri si lanciasse nell’analisi pseudo-scientifica della storia economica. Toledano poi sottolinea un altro spetto non indifferente: “Per la cabala riunita in una stanza dell’Istituto Marx – Engels, questa distruzione sarebbe avvenuta, secondo i più razionali criteri del determinismo storico.
Quindi, l’uomo occidentale, si sarebbe finalmente liberato della sua stessa umanità, mentre l’intero Occidente, sprofondato nel fango, e dallo stesso sommerso, avrebbe finito di essere la costante minaccia per i Bolscevichi, consentendo la nascita di una nuova società politicamente corretta”.
Gli Inizi
La scuola di Francoforte (o istituto per la Ricerca Sociale), il cui progetto era di arricchire il programma rivoluzionario inerente all’affermazione della dittatura del proletariato, venne inizialmente impiantata nell’Università di Francoforte, precisamente l’Institut für Sozialforschung. Nel 1923, l’Istituto venne ufficialmente stabilito e fondato da Felix Weil (sociologo e filantropo argentino di origine tedesca, per la serie dove c’è puzza di… c’è sempre un filantropo) grazie ai cospicui finanziamenti dei grandi banchieri internazionali (Shiff, Warburg, Rothschild ecc).
Stando alle parole dello storico intellettuale Martin Jay, autore del saggio intitolato “L’immaginazione dialettica: una storia della scuola di Francoforte e dell’Istituto di ricerca sociale”, il tema centrale inerente all’istituto riguardava, come scrisse lui stesso, “i problemi pratici nel perfezionamento del socialismo”. Tuttavia, viene da chiedersi a cosa si stesse riferendo. Toledano, sempre nell’opera citata scrive: “Carl Grünberg fu il direttore dell’Istituto dal 1923 al 1929, era un marxista dichiarato, anche se l’Istituto non era affiliato ufficialmente ad alcun partito. Nel 1930, Max Horkheimer assunse il controllo e credette che la teoria di Marx dovesse essere la base delle ricerche dell’Istituto, ma prima di arrivare a questo occorre fare chiarezza su un altro aspetto.


Il primo passo del progetto riguardava il settore dell’istruzione e dell’educazione, per far sì che l’impatto della nuova strategia nelle scuole e nelle università colpisse il più duro e il più a lungo possibile. “Dobbiamo prima di tutto preparare e organizzare gli intellettuali” disse più volte il Muenzenberg. Naturale, gli intellettuali erano la chiave di volta per l’accesso al mondo della cultura, il mezzo perfetto per lanciare l’attacco nascosto contro la civiltà occidentale. Toledano così descrive l’importanza del ruolo degli intellettuali: “Gli intellettuali rappresentavano la chiave di accesso nel mondo della cultura, attraverso i quali sarebbe stato possibile sferrare con successo l’attacco nascosto contro la civiltà occidentale. La scelta del mondo accademico come base operativa era essenziale per la buona esecuzione del piano, costituendo, comunque, un precedente di prestigiosa referenza, da utilizzare in futuro.
Gli intellettuali avevano i loro mezzi di comunicazione, il loro erudito linguaggio e quel privilegio culturale che li distingueva dalla gente comune, considerata, fin dai tempi di Socrate, ad essi estranea.
La lotta di classe poteva attirare l’attenzione dei fanatici, ma solo gli intellettuali erano in grado di manipolare a dovere la cultura e rendere vana ogni azione che potesse opporsi al “paradiso dei lavoratori”, e procedere, allo stesso tempo, nella sistematica distruzione di società e regimi che ostacolavano la strada verso il finale crollo dell’Occidente e la vittoria del Neo-Marxismo”.
Come poteva avvenire questo crollo? Attraverso l’applicazione di quella che possiamo definire l’agenda dell’istituto di cui riportiamo gli obiettivi prefissati:
1 – La creazione del reato di razzismo;
2 – Il cambiamento incessante per creare confusione;
3 – L’insegnamento del sesso e dell’omosessualità ai bambini;
4 – L’indebolimento dell’autorità scolastica e degli insegnanti;
5 – L’aumento dell’immigrazione per distruggere l’identità;
6 – La promozione del consumo di alcolici;
7 – La propaganda anticlericale per svuotare le chiese e la conseguente distruzione del cristianesimo e della religione;
8 – La creazione di un ordinamento giuridico inattendibile che non tuteli le vittime del crimine;
9 – La dipendenza dallo Stato o dai benefici statali;
10 – Il controllo dei mass media e la possibilità di silenziarli;
11 – L’incoraggiamento della separazione o del divorzio;
A titolo informativo tutto ciò non era diverso (in parte) dal programma stilato da Marx nel Manifesto del Partito Comunista del 1848, e nemmeno dal Carteggio sequestrato dalla polizia di Baviera agli Illuminati capeggiati da Adam Weishaupt nel 1784. I temi come la distruzione della religione, della famiglia, piuttosto che l’abolizione della proprietà privata (non avrai nulla e sarai felice) è una delle tante prove che corroborano la verità inerente a un piano antico e ben congeniato che ci porta dritti dentro quello che è stato definito il Nuovo Ordine mondiale, di cui la stessa scuola di Francoforte è stata una delle armi principali.
Tornando a noi, qualsiasi accenno o riferimento al piano di propaganda marxista doveva essere evitato, nell’attività didattica dell’Istituto per la Ricerca Sociale e fra i vari associati. Toledano scrive: “Anche se fra questi si annoveravano: Max Horkheimer, di solida fede marxista – leninista, il quale avrebbe subito assunto la direzione di quella che era la Scuola di Francoforte; Karl Wittfogel e la di lui consorte, Rose, noti membri del Partito Comunista Tedesco; Erich Fromm, magistrale autore della sintesi fra neo- marxismo e neo-freudismo e attivo propagandista dei principi, che dal singolare amalgama delle due teorie scaturivano, (ai quali avrebbero dovuto adeguarsi le nuove generazioni dell’Occidente e, in particolare, quelle americane, come lo stesso Fromm fu felice di constatare, nell’arco di tempo del suo successivo soggiorno negli Stati Uniti); Hannah Arendt che, dopo essersi cautamente allontanata dal letto e dal cuore “nazista” di Martin Heidegger, pensò di affidare a se stessa il compito di proporre il sostanziale “ridimensionamento” dell’Olocausto; Haans Eisler, compositore e attivista, che nel 1939 scrisse la scenografia e compose le musiche per la celebrazione teatrale del Partito Comunista al Madison Square Garden di New York, lavoro, grazie al quale, egli poté sottoscrivere un contratto a tempo indeterminato con l’Industria Cinematografica di Hollywood e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, fu acclamato autore dell’inno nazionale della DDR (Repubblica Democratica Tedesca d’oltrecortina); Julian Gumpertz e Paul Massing, quest’ultimo avrebbe poi sposato Hede Eisler, agente del NKVD sovietico, già moglie (divorziata) di Gerhardt Eisler, funzionario di spicco, fra gli alti gradi del Partito e direttore, negli Anni ’40, delle attività sotterranee, dell’Intelligence Sovietica e del Comintern, negli Stati Uniti; Franz Neuman, allora sociologo comunista; Theodor Adorno, teorico del neo-marxismo e musicologo; Bertold Brecht, scrittore e acclamato commediografo al teatro di Berlino per il suo dramma Die Massnahme (La Decisione) che era un proclama alla violenza Comunista: Affonda nel fango, diventa macellaio, ma cambia il mondo – sangue, sangue, il sangue deve scorrere”.
A tutto ciò vi è da aggiungere che non è un caso che la scuola di Francoforte sia nata e cresciuta nella Repubblica di Weimar, dove si praticava liberamente la prostituzione, il libero sesso e veniva tollerata la pedofilia, nonché la promozione di quella che oggi viene definita Gender Theory. Non va dimenticato che a Berlino nel 1919, Arthur Kronfeld e Magnus Hirschfeld aprirono la prima clinica Transgender al mondo. “Dalle rovine della civiltà occidentale, sarebbe sorta una nuova società, simile ai modelli delineati da Aldous Huxley e altri, della stessa stregua, nella quale gli individui, nella proporzione del sessanta per cento, sarebbero stati droni, ben nutriti, abituati a trascorrere l’esistenza nel miasma inquinante del libero sesso, praticato ovunque, senza il minimo ritegno. La distruzione dell’Occidente, da cui l’utopia marxista si sarebbe librata in volo come l’Araba Fenice, doveva essere realizzata, grazie alla geniale opera combinata del Neomarxismo, del Neofreudismo, del metodo psicologico Pavloviano e infine, attraverso la nota tecnica del lavaggio del cervello di massa, il tutto ben confezionato in quello che, eufemisticamente, divenne conosciuto come Sistema della Teoria Critica.
La Germania della Repubblica di Weimar rappresentava, nel proprio tessuto sociale, il terreno più adatto, da sottoporre al trattamento delle pratiche applicazioni della Teoria Critica. Ma, la Scuola di Francoforte e i suoi Maestri del Comintern, commisero il grossolano errore di ritenere che il Nazionalsocialismo, (per quanto solo imminente, ma scontato, ne fosse allora il previsto, pieno successo in terra germanica), rappresentasse la fase finale del capitalismo monopolistico. Il KPD (Partito Comunista Tedesco) e il NASDAP (Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi) collaborarono attivamente per rovesciare il governo di Weimar, agevolando indirettamente il compito della Scuola di Francoforte, che consisteva nella propagazione dell’ammorbante contagio di corruzione e malcostume nella città di Berlino, nuovo teatro operativo della Scuola ed epicentro, dal quale, con la rapidità del moto tellurico, si sarebbero presto diffuse, perversioni e immoralità, nell’intera società occidentale, per devastarla”.
Tuttavia, quando Adolf Hitler salì al potere nel 1933, l’Istituto venne chiuso e i suoi membri fuggirono negli Stati Uniti e si accasarono all’interno delle migliori Università (Columbia, Princeton, Brandeis, California e Berkeley). Fu in quel momento che il piano per la distruzione della civiltà occidentale fece un ulteriore passo avanti, grazie a uomini (alcuni dei quali li abbiamo già citati) come il guru della nuova sinistra degli anni ’60 Herbert Marcuse, Max Horkheimer, Théodor Adorno, il popolare scrittore Erich Fromm, Leo Löwenthal e Jurgen Habermas. Ma non solo, ne manca uno: Wilhelm Reich, il più grande e influente membro dell’istituto il cui lavoro è l’esatta manifestazione di ciò che sta accadendo oggi.
La Rivoluzione Neomarxista e Wilhelm Reich

La cosiddetta guerra non dichiarata che i promotori della Teoria Critica intendevano scatenare attraverso attacchi contro l’istituzione familiare, la religione, il sistema educativo e la morale, per altro, fino ad allora, ben radicate nella società occidentale, venne attuato per gradi. Il primo devastante attacco contro la famiglia, base e sostegno della società civile, si concretizzò con successo, perché preceduto da tre fasi propedeutiche che proprio Toledano ci indica: “La ben calcolata strategia della Scuola, prevedeva, infatti, che grande sostegno alle tesi del femminismo radicale doveva essere offerto, allestendo la più efficace ed estesa propaganda dei sacrosanti diritti della donna; i severi dogmi e le proibizioni anacronistiche degli antiquati sistemi di educazione sessuale dovevano essere sostituiti con la tolleranza, formale e pratica, estesa fino ad eliminare la sola parvenza della costrizione; mentre era prevista ampia concessione al comportamento immorale e perverso per rendere più eccitante il libero sesso, perché presto considerato eticamente corretto e al passo con la moda. Uomo di punta dell’Istituto era tale Wilhelm Reich, che faceva parte della legione di discepoli sparsi, quasi tutti marxisti di varia ispirazione, che Edward R. Murrow aveva portato con sé in America. Reich sarebbe stato, più tardi, espulso dalla Scuola di Francoforte e dalle varie organizzazioni che promuovevano la terapia psichiatrica sociale, finendo i suoi giorni in carcere, oppresso da inguaribili psicopatie, di varia natura. Ma, avrebbe avuto il tempo di organizzare una campagna propagandistica, i cui effetti nefasti avrebbero arrecato danni incalcolabili alle future generazioni degli Americani; effetti, che chiunque avrebbe potuto constatare, osservando le rovine dell’istituzione familiare, del sistema educativo e dell’intero “tessuto sociale” statunitense, irrimediabilmente, fatto a pezzi”.
Quello che cita Toledano come femminismo radicale è un tema centrale, poichè, quello che i più ignorano è il fatto che non è mai esistita una corrente femminista sana, bensì un movimento globale che, con la scusa della difesa dei diritti delle donne e del raggiungimento della parità dei sessi, ha distrutto la figura dell’uomo, ma allo stesso tempo ha fatto la medesima cosa con la donna.
Oggi ormai risulta persino difficile distinguere entrambi, questo perchè l’obiettivo finale, utilizzando anche il dictat della distruzione del patriarcato in funzione di un matriarcato che mai è venuto a crearsi nella storia, era l’affermazione dell’androgino e l’eliminazione dell’identità sessuale, umana e biologica fin dalla nascita. Pensiamo a quanti uomini oggi allattano e a quante donne non lo fanno più, pensiamo a quante donne non fanno più figli mentre gli uomini… e pensiamo a quanto sta accadendo nel sistema educativo dove viene insegnato che l’essere umano non nasce in realtà con un’identità sessuale definita (maschio o femmina) ma che questa si costruisce nel tempo. Vi sembra tutto normale? Dobbiamo ringraziare proprio Wilhelm Reich e i suoi soci dell’istituto per tutto questo. Ancora Toledano prosegue: “L’inedito manuale socio-culto-comportamentale riguardante il sesso, che il Signor Reich confezionò con cura, con la pretesa di presentarne l’indispensabile utilità, quale sintesi aggiornata della nuova Filosofia (morale?), attribuiva al sesso la speciale forza di salvare la società umana dalla repressione dei codici morali che proibivano ogni forma di promiscuità tra maschi e femmine, l’adulterio, la pedofilia, l’omosessualità, la fornicazione tra minori. E, siccome questi divieti scaturivano, in parte, dalla catechesi religiosa, erano considerati doppiamente malefici dal Signor Reich e dalla Scuola di Francoforte”. Da sottolineare che lo stesso Reich si opponeva con estrema volontà contro ogni iniziativa che intendesse salvaguardare la tradizionale sensibilità genetica, evidente nella pratica dei naturali rapporti eterosessuali, questo perché favorivano la riproduzione, consolidando i valori fondamentali dell’istituzione familiare. Toledano poi specifica che anche a questo si lega il fenomeno del femminismo radicale in quanto “Betty Friedan fu protagonista del movimento omonimo, e i precetti, che essa apprese dall’Istituto per la Ricerca Sociale, riguardanti il sesso, l’esaltazione del primato del matriarcato, la demolizione del ruolo del maschio o del padre, in seno alla famiglia che, per questo, era destinata a sfaldarsi irrimediabilmente, furono funzionali agli obiettivi finali prefissati”.

Wilhelm Reich era un medico, psichiatra e psicoanalista austriaco naturalizzato statunitense, allievo di Sigmund Freud, la cui storia famigliare è tutto dire, basti pensare che a undici anni ebbe i suoi primi rapporti sessuali con le donne di servizio di casa, mentre sua madre aveva una relazione clandestina con il suo tutore. Il suo contributo più alto alla causa dell’istituto è dato dal testo intitolato “Rivoluzione sessuale” del 1936. Provvedendo alla massima diffusione di questo libro e naturalmente sostenendone le tesi, i Neomarxisti della Scuola di Francoforte, di concerto con il Neofreudismo, raccomandarono, in particolare, ai docenti delle Facoltà di Scienze Sociali, ma non solo, l’attenta analisi del testo, come scrive Toledano: “ritenuta indispensabile, specialmente nei capitoli di maggior rilievo, che riguardavano i diversi criteri da applicare nell’educazione sessuale dei bambini, di ragazzi e ragazze, non ancora giunti alla pubertà, e infine dei giovani che avevano raggiunto l’età della prima adolescenza.
La sostanziale riforma dell’educazione sessuale, si giustificava, fra l’altro – secondo la banale pretesa di Wilhelm Reich – per la drastica revisione delle norme di comportamento, riassunta in una sorta di vademecum contenente consigli, avvertenze e insegnamenti, per migliorare il senso della prudenza nelle giovani donne e prepararle ad avvertire i pericoli della vita quotidiana e a respingere i falsi corteggiamenti dei maschi predatori, giovani o vecchi che fossero. L’esempio riferito alle giovani donne, si estendeva, ovviamente, ai giovani maschi, i quali, quando avessero appreso a fondo il corretto comportamento, consigliato dalla riforma, sarebbero stati in grado – come Reich dichiarava di controllare i propri impulsi sessuali”.
Viene da sé il fatto di evidenziare come l’ignoranza di queste nuove regole avrebbe facilitato la seduzione e, in molti casi, lo stato di gravidanza di innocenti ragazzine, presto emarginate e lasciate sole a combattere con la propria vita andata a pezzi.
Tuttavia, l’esposizione dei nuovi criteri di educazione sessuale appena evidenziati, ispirati ad un senso “etico universalmente condiviso”, erano niente di più e niente di meno che il frutto di un espediente pubblicitario per promuovere le vendite del libro di Reich, il quale, come specifica Toledano stesso: “In realtà, aveva ben altro contenuto, concentrato in poche regole o consigli della pratica sessuale, che erano, esattamente, il contrario, di quanto, prima era stato scaltramente dichiarato, poiché proponevano a maschi e femmine, in età della ragione, ma non solo, come eticamente corretto, dare libero sfogo ai bassi istinti sessuali, come la nuova rivoluzionaria moda sessuale prescriveva – presto convertita in materia di insegnamento negli ambienti accademici in cui si tenevano i corsi progressisti, attribuiti (con qualche malinteso, mai chiarito) al celebre filosofo e pedagogo americano, John Dewey, promotore, fra l’altro, del suo particolare Strutturalismo secondo cui, il comportamento dell’individuo è basato sulla esperienza sociale, che determina logica dello sviluppo (o continuo una rinnovamento) di portata pluralistica”.
Il fatto più grave è che le tesi della Rivoluzione Sessuale di Wilhelm Reich, divennero, più tardi, materia di studio in quasi tutte le scuole pubbliche degli Stati Uniti e dell’Europa; infatti, si vedono le conseguenze… Se guardiamo al passato, sappiamo che un tempo era consigliabile a genitori e insegnanti, rispondere con discrezione e tatto alle sole domande che il bambino, incuriosito come normale che sia, da atteggiamenti, oggetti e parti anatomiche del proprio corpo, avrebbe loro fatto, senza spiegarne in anticipo la natura e le diverse funzioni.
Questo, ovviamente, in attesa che il graduale sviluppo del bambino stesso, stimolandone l’ulteriore curiosità, lo inducesse a porre altre domande, alle quali era giusto rispondere, con la medesima discrezione e cautela, senza altro aggiungere. Ma Toledano ci fa notare una cosa molto interessante e fondamentale: “Secondo la teoria del sesso di Reich, che l’Istituto riuscì ad instillare nei cervelli di docenti delle Università e dei Colleges, nonché tra i dirigenti della “National Education Association” di John Dewey (di cui potete “ammirare” foto qui sotto), la pratica del sesso meccanico doveva essere insegnata ai bambini, incoraggiati, ovviamente, a ricorrervi con buona frequenza”. A questo proposito Toledano riporta un episodio accaduto in una scuola americana dove l’insegnante così si espresse: “Bene, ragazzi, potete farlo comunque, è una cosa naturale e assolutamente normale. Non vi è nulla di sbagliato o illegale! E qui, se volete, c’è il preservativo, che potrebbe aiutarvi a non trovarvi in situazioni imbarazzanti”.

Toledano poi prosegue sottolineando quanto fosse frenetica e aggressiva l’opera continuata di indottrinamento sulle virtù dell’omosessualità, maschile e femminile, attraverso migliaia di testi che la giustificavano e ne proclamavano la validità. Ma, in che cosa consisteva precisamente la nuova educazione sessuale? Sempre Toledano ci illumina al riguardo: “Accadeva, ad esempio, che, in una scuola delle classi elementari, nel corso di una lezione, l’insegnante si avvicinasse ai banchi degli scolari, per mostrare ai bambini di dieci anni un modello in plastica dell’organo genitale femminile. In altre scuole, durante una normale lezione, bimbi di undici anni erano obbligati ad assistere alla proiezione in classe di immagini filmate di tre diverse donne mentre partorivano, osservando le quali, alcuni piccoli scolari, svenivano. Il Professor Thomas Sowell riferisce che in alcune classi gli scolari erano costretti alla visione di film in cui appariva l’organo genitale maschile, oppure si osservava l’intero rapporto sessuale tra un uomo e una donna, con tanto di effetti sonori. In una scuola della cosiddetta classe agiata, bambini di età compresa tra gli 11 e 12 anni erano obbligati a pronunciare ad alta voce la parola vagina, mentre le bambine, a loro turno, dovevano dire ad alta voce la parola pene. Parola che una bambinella pronunciò a stento, e fu per questo obbligata ad esclamare ad alta voce per dieci volte la stessa parola: pene”.
Degno di nota il fatto che è pieno di episodi di questo tipo sia in America che in Europa, l’arco temporale di riferimento va dalla fine degli anni ’50 fino ad oggi. Un altro fatto da evidenziare è che il Dipartimento dell’Educazione degli Stati Uniti utilizzava buona parte dei fondi delle entrate fiscali per finanziare riforme, come quelle prima descritte, ma svolgeva nello stesso tempo anche compiti di attiva propaganda riformista, pubblicando questionari, utili a diffondere la sana educazione sessuale (come accaduto anche qui in Europa) in cui le domande, rivolte ai giovani studenti, come ci fa sapere Toledano, erano del seguente tenore: “Con quale frequenza (giornaliera e notturna), normalmente, ti masturbi (giocherelli con il tuo organo sessuale)? Con quale frequenza ti capita di impegnarti nel light petting, cioè, di accarezzare i seni di una ragazza e/o procurarne il contatto con il tuo petto? Con quale frequenza ti capita invece di impegnarti nel “heavy petting”, cioè, di accarezzare (e non solo) la vagina di una ragazza?” Vi piace? A me viene da vomitare. Agli studenti era anche richiesto di illustrare le abitudini sessuali dei propri genitori, ciò avrebbe giustificato la pretesa che l’eventuale rifiuto dei genitori a dare utili consigli ai figli e agevolare, così, l’apprendimento della nuova educazione sessuale, era da legarsi con seri problemi psichici che affliggevano i proprio i genitori stessi.


“Ma, Wilhelm Reich e soci dell’Istituto non si limitarono a creare e diffondere la cosiddetta nuova educazione sessuale, alla quale pensarono fosse bene aggiungere l’utile complemento della personalità necrofila, al fine di perfezionare il corso di istruzione sul nuovo sesso. Alla Sex Education fu collegata la Death Education che in pratica consisteva nel condurre bambini di nove o dieci anni negli obitori e costringerli a toccare i cadaveri. Dopo di che, ai bambini sarebbe stato chiesto che cosa essi pensassero della vita dopo la morte, invitandoli a confessare quanto fosse stato loro insegnato in proposito, aspetti religiosi compresi, dai genitori, e infine, quali sensazioni suscitasse in loro la morte; tutto questo aveva lo scopo di ridurre il loro grado di sensibilità, come analogo risultato si era ottenuto, costringendo i bimbi alla ripetuta visione di filmati in cui si assisteva ad un realistico rapporto sessuale, che infine avrebbe reso meno influenzabili gli stessi bimbi, sul piano emotivo”.
Adorno e i suoi soci cultori della Teoria Critica avrebbero aggiunto poi (come se tutto questo non bastasse) all’ideologia sessuale di Wilhelm Reich, un’altra tecnica della corruzione, ossia la mascolinizzazione delle bambine in età infantile, e nella operazione opposta a cui sottoporre i coetanei bimbi maschi, per effeminarli. Non vi dice niente? Gender Theory! Toledano afferma che: “Il movimento del femminismo radicale aveva, negli ultimi anni, esercitato forti pressioni, affinché ampia diffusione avesse la pratica di insegnare ai bambini maschi a giocare con le bambole e a cucire, mentre alle femminucce doveva essere insegnato come arrampicarsi sugli alberi e come si fa a pugni, per diventare infine delle super- maschiacce. Il dettagliato programma della Teoria Critica consisteva di parti aggiunte che, poste insieme, andavano ben oltre gli schemi dell’educazione sessuale e l’instillata insensibilità di derivazione necrofila. I signori Horkheimer, Adorno, Fromm, Marcuse e soci, avevano già delineato il piano e le tecniche per attuarlo, in breve, come eseguire la castrazione degli uomini e come dotare le donne di testicoli, creando una società di individui, di tipo androgino, sottoposti al preventivo lavaggio del cervello e ridotti allo stato di irreversibile decadenza, in cui fosse assente ogni segno di civiltà e senso di ordine e appartenenza e raggruppata in un luogo che Aldous Huxley, definì con geniale ironia come un campo di concentramento in cui non si prova dolore, quello che avrebbe sostituito la libera società in cui l’ordinata e civile interazione fra individui avrebbe garantito la conservazione di un patrimonio di valori culturali, economici e politici che distinguevano l’alto grado della civiltà che li custodiva”. E qui ritroviamo la conferma di quanto affermato prima sul discorso dell’androgino, il quale serve anche in funzione del depopolamento… (uno dei tanti strumenti). A tutto questo si deve aggiungere (poichè si coniuga perfettamente) l’idea freudiana di pansessualismo, ossia la ricerca ossessiva del piacere, lo sfruttamento delle differenze tra i sessi e dell’abbattimento delle relazioni tradizionali tra uomini e donne. Nello specifico, per far sì di arrivare agli scopi prefissati, l’istituto fece modo e maniera di attaccare l’autorità paterna, negare i ruoli specifici di padre e madre e strappare alle famiglie il loro diritto ad essere gli educatori principali dei loro figli.

La scuola di Francoforte e il Sessantotto
Se mai ci fu nella storia una rivoluzione i cui obiettivi vennero per la maggior parte realizzati, questa è rappresentata dai moti studenteschi e politici che possiamo raggruppare sotto il termine “Sessantotto”. Sono passati 56 anni da allora e ad oggi si raccolgono i frutti di quella che Gianantonio Valli, nel suo saggio intitolato “Sessantottismo” non esita a chiamare giustamente devastazione. La libertà assume in quel periodo il significato globale di liberazione. In particolare, liberazione del soggetto, della sessualità repressa, dei popoli oppressi, degli istinti e degli impulsi incatenati. Liberazione dallo Stato e dalla norma, dalla famiglia, liberazione dai vincoli di ogni tipo, elogio dell’infedeltà e del camaleontismo come mutazione permanente. Già da qui si evincono gli elementi principali della dottrina francofortese se così la vogliamo chiamare. Parliamo della passione per l’illimitato, la libertà come vietato vietare, come desiderio di creazione e di autocreazione permanente senza confini.
Tuttavia, la promessa della liberazione da tutto e la francofortese denuncia della tolleranza repressiva erano un falso, poiché dietro il fenomeno del ‘68 si nascondevano forze che miravano a portare a termine gli obiettivi dell’istituto di Francoforte attraverso il permissivismo estremo, ma guai al mondo a chi non accettava il nuovo comandamento della liberazione e della contestazione.
Quel fondo di intolleranza dette vita poi all’estremismo politico, alla violenza del radicalismo, alla giustificazione di regimi come quello di Mao e di Pol Pot e via via tutti gli altri, i quali, nel nome della rivoluzione culturale e della liberazione da ogni passato, compirono stermini a ripetizione. Il “successo” del Sessantotto si manifestò nel costume, sul sesso e sul linguaggio, sulla famiglia e sul rapporto tra le generazioni, sulla scuola e sull’università. Nel settore educativo italiano provocò i suoi più gravi danni, i più dei quali irreparabili. Certo, la società entrata nel ‘68 aveva molte problematiche, tante ipocrisie e molte contraddizioni, ma quella che ne uscì, soprattutto nei contesti appena menzionati, fu ancora peggio. Senza starci a girare intorno, l’errore madornale fu la separazione tra diritti e doveri, libertà e responsabilità, risultati e meriti, per non parlare del fatto che il Sessantotto in sé non servì ad altro (al di là di devastare il cervello e le coscienze delle persone) che a sgombrare la società degli ultimi argini che si opponevano al trionfo assoluto e definitivo del capitalismo monopolistico dei soliti noti, ovvero le barriere rappresentate dai valori tradizionali, dalla famiglia, dal legame nazionale e anche dal senso religioso.
Il presente è sempre il frutto del passato, rivendicare come conquista un fenomeno che non ha fatto altro che provocare danni inenarrabili è il sintomo di una popolazione che è ben lontana dal comprendere il ribaltamento in atto da allora. Il sessantottismo riteneva che la tradizione fosse una prigionia, quando questa in realtà era l’ultimo baluardo per impedire che i cittadini, credenti, patrioti, genitori e figli fossero ridotti solo a meri consumatori, pedine intercambiabili come atomi senza identità.
Di conseguenza, come fa notare il già citato Valli, il capitalismo trionfò e spesso assunse come suoi agenti e funzionari proprio i sessantottini di ieri. Se ci pensiamo bene, il frutto del sessantotto si può riassumere nella fotografia attuale di una società radicale di massa, concepita su valori radicali e interessi capitalistici globali.
Vi siete mai domandati perché dopo il ’68 nessun movimento rivoluzionario andò al potere in Occidente e tantomeno in Italia? Eppure, allo stesso tempo, si avviò quel percorso che possiamo riassumere nei connubi divorzio – aborto, depenalizzazione di reati legati alla droga e altri concernenti la famiglia, unioni omosessuali, per poi proseguire con altri più recenti che sono ben più gravi. L’aborto è diventato un omicidio legalizzato, la famiglia non ha più alcun valore, la tolleranza (ovviamente solo in un senso – politicamente corretto) domina, mentre il nostro paese continua a sprofondare in un baratro senza fondo.
La musica
All’Università di Princeton, un membro della scuola di nome Paul Lazarsfeld condusse il “Progetto di Studi sulla Radio”, una ricerca innovativa nel campo delle scienze sociali, finanziata dalla Fondazione Rockefeller e dall’Esercito americano. Theodor Adorno, uno dei leader della Scuola di Francoforte, ottenne la cattedra del Dipartimento di Studi Musicali sotto la direzione di Lazarsfeld, dove scrisse, durante gli anni ’30 e ’40, sull’interesse che presenterebbe la diffusione massiccia di musiche atonali e di altre forme di musiche per distruggere la società. In un’opera storica, “Philosophy of Modern Music – La filosofia della musica moderna, Adorno raccomandò l’utilizzo su grande scala di forme musicali degenerate per sviluppare certe malattie mentali, ivi compresa la necrofilia. Egli scrisse altrove che era possibile abbattere gli Stati Uniti e l’intero mondo occidentale utilizzando la radio e la televisione per sviluppare una cultura basata sul pessimismo, sulla disperazione e sull’odio di sé.
La Televisione è stato il primo vero esperimento di Metaverso, la musica lo spartiacque per la devastazione. John Coleman, ricercatore, saggista ed ex membro dell’intelligence americana, nel saggio intitolato Gerarchia dei cospiratori – Il comitato dei 300”, documenta come la musica Rock sia stato un vero e proprio esperimento e di come, gruppi come Beatles, Rolling Stones ecc, siano il frutto di progetti, esattamente come fenomeni come Woodstock, dove sono state testate droghe ed effetti della “nuova” musica elaborate dalla scuola di Francoforte fino al 1953. Non è un caso che la parola “Beat generation” era già in uso negli ambienti prestabiliti per l’applicazione del piano, già nel 1955, così come lo slogan “Sex, Drugs & Rock and Roll”, contrariamente a quello che si crede, è stato coniato da Herbert Marcuse e non da altri, e appare anche nel suo testo intitolato “Eros e civiltà” del 1964.






Il cinema
Naturalmente, la cosiddetta Rivoluzione culturale invase anche il campo cinematografico. Adorno e Horkheimer visitarono spesso e volentieri Hollywood per raggiungere Aldous Huxley, Christopher Isherwood, Igor Stravinsky ed Alexander Korda. Questi personaggi aprirono la strada a quella che venne definita l’industria della cultura di massa, utilizzata come mezzo di sovversione culturale su grande scala, facendo progredire il loro progetto di devastazione della civiltà occidentale. Non è una coincidenza che Korda fosse un ex membro del Ministero della Cultura e dell’Educazione ungherese sotto il governo bolscevico di Bela Kun, e in passato era stato posto anche direttamente sotto gli ordini del già citato Lukács. Gli inglesi Huxley ed Isherwood erano dei veterani dei progetti della guerra psicologica lanciata dal movimento Socialista Fabiano. Il risultato del lavoro di influenza su Hollywood svolto dai cultori della Teoria Critica portò la produzione cinematografica Hollywoodiana a sfornare un numero sempre più elevato di pellicole dedicate alla glorificazione del sesso, dell’omicidio, della droga e della sovversione. Fin dal 1950, Adorno scrisse, in diversi giornali di “Teoria critica”, che “una volta che la maggioranza degli americani e degli europei, caduti nella trappola, avessero passato il proprio tempo libero davanti allo schermo televisivo o cinematografico, il processo di distruzione della società occidentale sarebbe stato portato a termine”.
Aldous Huxley definì questo processo di lavaggio del cervello, migliorato dall’uso di droghe psichedeliche, un “tipo di campo di concentramento senza lacrime, ovvero la rivoluzione finale.”
Conclusioni
Trovo alquanto disturbante l’argomento trattato, come tutti nel corso del tempo ho sviluppato un mio personalissimo punto di vista, ma credo che non ci sia miglior modo per esprimerlo se non attraverso le parole di Oswald Spengler tratte dal saggio “Anni decisivi” e che avevo già menzionato in un altro articolo: “Viviamo in una delle più decisive epoche della storia e nessuno se ne rende conto, nessuno lo comprende… La Rivoluzione Mondiale avanza inarrestabile verso i suoi ultimi risultati… Chi predica la sua fine o crede addirittura di averla sconfitta non l’ha compresa… La lotta si combatte anche nell’interiorità del singolo uomo, sebbene egli non lo sappia affatto. Per questo così pochi giungono a vedere chiaramente da quale parte essi veramente si trovano”.
Fonti
Bibliografia
- Ralph De Toledano – Cry Havoc! – La distruzione della civiltà occidentale e come è avvenuta;
- Martin Jay – L’ immaginazione dialettica. Storia della Scuola di Francoforte e dell’Istituto per le ricerche sociali;
- John Coleman – Gerarchia dei cospiratori, il comitato dei 300;
- Gianantonio Valli – Sessantottismo;
- Oswald Spengler – Anni decisivi;
- Jeremy Agnew & Kevin McDermott – The Comintern: A History of International Communism;
- Wilhelm Reich – Rivoluzione Sessuale;
- Herbert Marcuse – Eros e civiltà;
- Theodore Adorno – Philosophy of modern music;
- Aldous Huxley – Brave a New World
- Mel Gordon – Voluptuous Panic: The Erotic World of Weimar Berlin;
- Meike Sophia Baader e Nicholas Levis – Pedo-Sexuality: An Especially German History;




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