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https://www.renovatio21.com/goldman-sachs-ha-utilizzato-il-denaro-del-governo-cinese-per-acquistare-aziende-occidentali/?amp=1

Per chi mi segue da tempo sa che avevo scritto questo articolo tempo addietro, ma ho ritenuto opportuno reinserirlo perchè trovo l’argomento di grande importanza. Quando si parla di bipolarismo e multipolarità, sostanzialmente si fa riferimento a delle favole per bambini come si è potuto vedere negli articoli. Tuttavia, non è facile trovare in giro delle tracce che espongano fatti concreti in tal senso, ma in questo caso, sono rimasto colpito dall’articolo citato nel link all’inizio di Renovatio21. Ho parlato più volte del fatto che la Cina è una colonia (come gli altri paesi) dei grandi usurai ai vertici delle banche centrali e questa ne è una ennesima conferma. Certo, non ne avevamo bisogno, ma vedere circolare questo genere di notizie è una boccata di ossigeno.

In sostanza, nell’articolo si parla del fatto che la Goldman Sachs ha creato un fondo con denaro statale cinese per prendere possesso di svariate società americane e britanniche, tra cui una che fornisce servizi di sicurezza informatica per il governo britannico. Il portale rimanda la paternità della notizia al Financial Times, citando come fonti persone con conoscenza diretta delle operazioni del fondo. Successivamente, si menziona alle crescenti tensioni tra Pechino e Washington, che tuttavia rimangono però (lo specifico io) solo di facciata, altrimenti non sarebbe vero quanto esposto nell’articolo sui BRICS e in quello dedicato alla Russia, e non parliamo di cose inventate, ma di fatti comprovati.

Fatti che si accostano perfettamente a quanto esposto poi nell’articolo di Renovatio21, in cui si specifica che appunto, nonostante queste tensioni, la Goldman ha siglato sette accordi mediante il denaro proveniente da un fondo di partnership di private equity da 2,5 miliardi di dollari che la banca d’investimento ha creato con China Investment Corporation (CIC) nel 2017.

La China Investment Corporation è un fondo “sovrano” cinese, non molto diverso da quello Norvegese di cui ho parlato sempre nell’articolo sui BRICS. Non voglio ammorbarvi ulteriormente sulla questione, ma occorre sottolineare che i fondi sovrani, di sovrano non hanno nulla.

L’articolo riporta (giustamente) che questo fondo è stato fondato nel 2007 per investire fondi governativi cinesi e che alla fine del 2021 aveva un patrimonio di 1,35 trilioni di dollari. Secondo il suo portale ufficiale, quasi la metà del portafoglio globale della CIC è investita in asset alternativi come il private equity (più o meno come il fondo norvegese, anche se questo si spinge ben oltre). 

Ad un certo punto, poi, nell’articolo si legge che:

“Il Fondo di partenariato per la cooperazione industriale Cina-USA è stato istituito durante la visita di Stato di Donald Trump a Pechino per rispondere alle preoccupazioni di Washington circa uno squilibrio commerciale tra Stati Uniti e Cina per gli investimenti di fondi governativi cinesi in imprese americane.”

Interessante, dal momento che all’epoca dell’amministrazione Trump, il segretario al commercio degli Stati Uniti era Wilbur Ross, il capo del Board della Rothschild Inc, la più grande compagnia di liquidazioni del mondo. Ne ho parlato nell’articolo dedicato a Trump. I Rothschild hanno infiltrato la Cina fin dal loro arrivo nel 1830, seguiti dai Rockefeller nel 1921, poi sono arrivati tutti gli altri (senza dimenticare i Gesuiti nella seconda metà del’500).

Ora, io non voglio riportare tutto l’articolo, ma suggerisco comunque di andare sul sito e di leggerlo. Nel frattempo, ve ne riporto ancora una parte per poi proseguire con un’analisi sul fenomeno in questione:

“Secondo FT, le transazioni hanno coinvolto una serie di settori, tra cui il monitoraggio della catena di approvvigionamento globale, il cloud computing, i test antidroga, i sistemi di produzione per l’intelligenza artificiale, i droni e le batterie per veicoli elettrici. Nel 2021, Goldman Sachs ha utilizzato il fondo con CIC per acquisire LRQA, la divisione di ispezioni e sicurezza informatica del gruppo di classificazioni marittime del Regno Unito Lloyd’s Register. Specializzata in servizi di ispezione e certificazione, LRQA opera in settori quali l’aerospaziale, la difesa, l’energia e la sanità. L’attività comprende il gruppo di sicurezza informatica Nettitude, un’azienda specializzata in ‘hacking etico, che è un fornitore di servizi approvato dal governo britannico e aiuta a rafforzare le organizzazioni governative e di difesa in tutto il mondo’, afferma il sito web dell’azienda.”

Dunque, quest’altra ennesima prova del falso bipolarismo in atto da sempre, delinea quella che è la sudditanza da parte dei paesi fintamente oppositori del sistema che fanno gli interessi e seguono le direttive del potentato che governa l’Occidente.

Siamo nel pieno del Mondialismo e stiamo andando sempre più dentro questo “universo”, pertanto le cose non potrebbero che essere così. Tuttavia, da quando la Goldman Sachs opera in Cina? Sembrerà una domanda banale, ma in realtà non lo è affatto.  

All’inizio del 1994, Goldman Sachs apre il suo primo ufficio in Cina. Inaugurato ufficialmente a febbraio, l’ufficio di Pechino dell’azienda segna l’inizio di una presenza permanente nella Cina continentale. A novembre la società apre un secondo ufficio, a Shanghai, per poi aprirne altri nel corso degli anni. Il 18 ottobre del 2021, poi, Goldman Sachs dichiarò di aver ricevuto l’approvazione da parte dell’autorità cinese di regolamentazione dei titoli per assumere il pieno controllo delle sue attività nel continente. La banca, infatti, acquistò il resto della Goldman Sachs Gao Hua Securities Company Ltd GSGH (una joint venture della banca con con Beijing Gao Hua Securities creata nel 2004, rafforzando la sua posizione sui mercati finanziari nazionali cinesi) e la ribattezzò Goldman Sachs (China) Securities Company Ltd. Attenzione, la Joint Ventures in questione fa parte di quell’insieme mastodontico di operazioni di spostamento di capitali da Occidente a oriente e di potenziamento dei propri investimenti sul territorio cinese con cui la Goldman Sachs diede vita ai BRICS. La Joint Ventures, infatti, nacque due anni dopo la pubblicazione dei documenti sui BRICS redatti da Jim O’Neill nel 2001 e nel 2002 che ho riportato nell’articolo ad essi dedicato.

Tuttavia, la storia di Goldman Sachs in Cina inizia prima della sua presenza fisica. A partire dai primi anni ’80, l’azienda ha condotto gran parte delle sue attività legate alla Cina da un ufficio di Hong Kong. Inaugurato nel 1983, Hong Kong fungeva da hub regionale per la presenza in rapida crescita di Goldman Sachs in altre parti dell’Asia.

Fuori Hong Kong, la Goldman ha lavorato a numerose importanti transazioni cinesi. L’attività iniziale svolta da questo ufficio era incentrata sulle attività di Investment banking e l’obiettivo generale era di affermare il nome Goldman Sachs nella regione e portarsi allo stesso livello della Rothschild & Co e della Chase Manthan Bank (oggi JP Morgan) dei Rockefeller. Teniamo ben presente che questi tre gruppi bancari costituiscono la maggioranza dei proprietari privati della Federal Reserve, di cui i primi due, sono tra i suoi fondatori.  

Ad ogni modo, lo stesso mese, l’ufficio di rappresentanza dell’azienda a Tokyo (aperto per la prima volta nel 1974) venne trasformato in un ufficio multi-divisionale a servizio completo. All’epoca, l’azienda aveva una notevole presenza di vendite a reddito fisso a Tokyo che comprendeva clienti in tutta l’Asia. Nel giro di un anno, e con solo due dipendenti, Goldman Sachs ha raccolto i frutti della sua presenza sul campo a Hong Kong. Sempre nel 1984, allo studio fu chiesto di assistere due delle più importanti organizzazioni di Hong Kong dell’epoca: The Hongkong and Shanghai Banking Corporation (HSBC) e Hongkong Land, di cui la prima indovinate a chi apparteneva e appartiene? La risposta è scontata…

Alla fine del 1989 l’ufficio contava 15 dipendenti. Un anno dopo venne fondata la divisione azionaria e ampliate le attività di Investment banking. Nel 1992 furono avviate sia le attività di ricerca che quelle di investimento principale e nel 1993 fu formato un gruppo specializzato nei mercati dei capitali e la divisione J. Aron dell’azienda avviò importanti operazioni su materie prime, valute e derivati nell’ufficio di Hong Kong.

Nello stesso anno, la Goldman Sachs completò una compravendita in blocco di oltre sei milioni di azioni depositarie americane di News Corporation per conto di Hutchinson Whampoa Limited di Hong Kong e della famiglia Li. Tale transazione da 290 milioni di dollari è stata una delle più grandi transazioni in blocco mai eseguite in Asia. La stessa azienda ha inoltre assistito Hutchinson Whampoa Limited nella vendita di una partecipazione in StarTV a News Corporation in quello stesso anno. Entro la fine del 1993, Hong Kong fungeva da Hub regionale per la presenza in rapida crescita di Goldman Sachs in altre parti dell’Asia. (L’azienda aveva aperto un ufficio a Singapore nel 1989 e avrebbe aperto due uffici nella Cina continentale, a Pechino e Shanghai, nel 1994).

Non va dimenticato inoltre che la Goldman ha anche assunto il ruolo di Lead manager, sempre nel 1993, dell’obbligazione Yankee a 10 anni da 250 milioni di dollari della China International Trust & Investment Corporation (CITIC), la prima obbligazione pubblica offerta da un emittente cinese negli Stati Uniti. La Goldman Sachs, inoltre, aveva anche agito come co-direttore dell’offerta di azioni da 890 milioni di dollari di Hong Kong da parte della Tsingtao Brewery, la prima azienda continentale a essere quotata alla Borsa di Hong Kong. Curioso come queste società appena menzionate, avessero nei loro azionariati diverse banche occidentali come la Citigroup e specialmente la Chase Manthan Bank dei Rockefeller.

Nel 1999, Goldman Sachs ha consigliato al governo di Hong Kong la cessione iniziale delle azioni acquistate nell’agosto 1998 per scoraggiare l’attacco ai mercati finanziari della regione in seguito alla crisi finanziaria asiatica del 1997. L’azienda è stata poi coordinatrice globale congiunta per l’IPO da 4,3 miliardi di dollari del Tracker Fund di Hong Kong (TraHK), un innovativo fondo di investimento quotato in borsa che replica l’indice Hang Seng. E poi? C’è altro?  Oh, niente di importante, a meno che non si giudichino irrilevanti le operazioni di consulenza diretta al governo per le privatizzazioni di China Telecom nel 1997 e Petro China nel 2000 (di cui ho pubblicato l’azionariato nell’articolo sui BRICS insieme a molte altre big corporation, tutte in mano ai grandi banchieri internazionali).

L’apertura di uffici nella Cina continentale è stato un passo fondamentale per la presa di potere di Goldman Sachs sul territorio cinese, legandosi strettamente a JP Morgan Chase e Rothschild & co, ivi compresa la banca centrale cinese governata dalla ben nota Banca per i Regolamenti Internazionali (BRI). Sostanzialmente, la Cina è in mano a Rothschild, Rockefeller e Goldman Sachs (anche se non sono le uniche).

Come se non bastasse, nel 2000, Goldman Sachs ha anche ricoperto il ruolo di consulente finanziario e sottoscrittore congiunto nell’IPO di una quota del 23% della Mass Transit Railway Corporation. Nel 2010, l’azienda ha ricoperto un ruolo cruciale nella più grande IPO di sempre a Hong Kong (20,5 miliardi di dollari), quella dell’assicuratore AIA Group Limited, la principale filiale asiatica di American International Group (AIG). Curioso come, anche queste società, presentino degli azionariati in cui all’interno vi erano già i tentacoli degli altri gruppi della finanza angloamericana. L’ufficio di Hong Kong continua a essere un canale fondamentale tra i clienti cinesi e altri asiatici dell’azienda e gli investitori globali ed è l’ufficio più grande nella regione dell’Asia del Pacifico. Solo che nel 2018, tanto per dare un’idea, l’azienda ha raccolto 120 miliardi di dollari per questi clienti attraverso l’ufficio di Hong Kong.

Tutto questo non ha fatto altro che potenziare la presenza dei grandi banchieri internazionali sul territorio cinese che oggi controllano totalmente e questo non fa altro che dare conferma di quanto esposto dai documenti stessi della Goldman Sachs pubblicati tra il 2001 e il 2004 sui BRICS che descrivevano uno scenario di crescita proprio in questo senso.

Come dimostra anche l’articolo riportato da Renovatio21, si opera sempre su più fronti, magari in modalità anche diverse, ma per arrivare al medesimo risultato. Tutto questo conferma i piani di potenziamento del blocco orientale sul quale si deve far pendere l’ago della bilancia. L’occidente deve essere portato ai minimi termini per essere inglobato all’interno del blocco euroasiatico, e ciò non sarebbe possibile se non nelle condizioni in cui il primo necessiti di essere salvato, ma non sarà una salvezza, bensì una condanna.

La condanna definitiva. A buon intenditor poche parole…

Non voglio ora riportare di nuovo gli azionariati delle big corporations cinesi in mano ai grandi banchieri internazionali, tuttavia è il caso di dirlo:  

“È sempre utile ricordare che la Cina ha più dollari che cinesi”.

No, la citazione non è mia, ma del grande Gary Allen, il quale parlava di tutte queste cose già alla fine degli anni Sessanta. Ebbene, speriamo che anche questa ulteriore riprova sul falso bipolarismo possa servire a tutti coloro che credono al falso mito della Russia e della Cina che salveranno il mondo di destarsi in maniera definitiva.

Purtroppo, oggi non ci sono più uomini come Gary Allen, il quale era veramente contro il sistema e che si adoperava in senso ad una vera controinformazione. Uomini che oggi mancano tantissimo. Onesti, integri e fedeli alla verità. Come Giacinto Auriti o Ezra Pound e qualcun altro.

Non ne fanno più così, si è perso lo stampo.

Fonti

Bibliografia

  • Gary Allen – Nessuno osi chiamarla cospirazione;
  • William D. Cohan – Money and Power: How Goldman Sachs Came to Rule the World;
  • Lisa Endlich – Goldman Sachs: The Secret of Success;
  • Eustace Mullins – The secrets of the Federal Reserve;
  • George Edward Griffin – The Creature from Jekyll Island;
  • Ellen Hodgson Brown – The Web of debt;
  • Morrison Bompasse – Single Global Currency;
  • Simon Johnson and James Kwak – 13 Bankers, the Wall Street takeover and the next financial meltdown;
  • Styajit Das – Traders, Guns and Money: Knowns and Unknowns in the Dazzling World of Derivatives;
  • Richard Bookstaber – A Demon of Our Own Design: Markets, Hedge Funds, and the Perils of Financial Innovation;
  • Prospect For America The Rockefeller Panel Reports;

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