
Ed eccoci arrivati alla quarta parte del nostro viaggio, il quale vede adesso come protagonista la Terra.
Che cosa si vuole intendere con questo termine? Possiamo definire la terra come l’ambiente di vita dell’Umanità, ovvero il Creato. Nella cultura tradizionale occidentale, il Creatore ha fornito agli esseri umani l’ambiente naturale, chiedendo che ognuno di essi fosse responsabile. Quindi, L’uomo è tenuto ad amare la natura e rispettarla, ma non a divinizzarla. Perché divinizzare la natura? Perché desiderare di voler divinizzare ad ogni costo l’uomo?
Non si è capaci di rispettare sé stessi e gli altri, ma si pretende, come abbiamo visto in precedenza, a voler divinizzare tutto ad ogni costo. Nel nostro viaggio, abbiamo parlato di una cosa che si chiama Panteismo, il quale non è altro che una visione del reale per cui ogni cosa è permeata da un Dio immanente e non trascendente o per cui l’Universo o la natura sono equivalenti a Dio stesso. Abbiamo già visto come questa linea di pensiero porti ad una deriva spirituale valoriale che sfocia in quella che poi è la dottrina del nemico.

se è vero che la prima forma di amore a questo mondo è il rispetto, è altresì vero che la pretesa di voler divinizzare sé stessi e la natura, porta ad uno stadio che, al contrario, non rispetta niente e nessuno, ma distrugge.
Il Panteismo, infatti, si integra con il Malthusianesimo, cioè quella linea di pensiero secondo la quale siamo troppi a questo mondo e quindi, nel rispetto della natura e delle risorse che essa ha da offrire, è necessario ridurre la popolazione mondiale. Questa, ovviamente, è un’affermazione del tutto errata, il mondo è ricco di risorse, il problema è che sono mal ripartite.
Dall’inizio della Rivoluzione industriale, l’inquinamento delle fabbriche ha sicuramente prodotto dei danni all’ecosistema, questo è innegabile, ma non ai livelli che ci viene propagandato dai media.
Con il passare degli anni, le stesse società e organizzazioni che producono e inquinano, insieme alle fondazioni filantropiche (tutte finanziate dai banchieri di Londra – New York – Basilea) si sono fatti promotori di campagne contro l’inquinamento, iniziative volte alla salvaguardia dell’ecosistema e hanno instillato nella mente dei cittadini il concetto di “difesa dell’ambiente”, al punto che quest’ultima è diventata un obiettivo unanimemente condiviso. Non solo, è diventata un vero e proprio dogma.
Siamo tutti d’accordo che l’ambiente va amato, rispettato e tutelato, ma c’è una enorme differenza fra tutela ambientale, movimenti ambientalisti ed ambientalismo. La tutela dell’ambiente è un principio che esiste sin dalle prime fasi della civilizzazione umana e deriva dalla semplice comprensione che l’ambiente ha bisogno di essere protetto.
Ergo, non è mai stato legato a nessuna idea politica o altro. Il movimento ambientalista, al contrario, è di natura sociopolitica, infatti, il suo obiettivo non è altro che il cambiamento delle politiche ambientaliste, dei modi di pensare e delle abitudini delle persone tanto nell’individuale, quanto nel collettivo, attraverso movimenti di massa, i mass media e la mobilitazione politica. L’ambientalismo è una vera e propria filosofia, un’ideologia che trova il suo perno centrale sulla necessità di difendere l’ambiente e la coesistenza tra la società umana e l’ecosistema naturale, tuttavia questo è solo un paravento.
Come si lega tutto questo al Comunismo?

Nel pensiero di Marx ed Engels l’uomo è visto come parte integrante della natura e lo stesso Marx, nella Critica al programma di Gotha afferma esplicitamente che la natura è la vera sorgente di ogni ricchezza. Non mancano numerosi altri passaggi delle opere di Marx nei quali questi concetti sono indicati con uguale chiarezza; ciò ha portato molti studiosi come Barletta, a ritenere che Marx sia il vero fondatore della moderna visione ecologica. Tutto questo poi ha trovato molto spazio durante l’epopea di Vladimir Lenin.
Una grande scuola di ecologia forestale si era sviluppata in Russia già prima della rivoluzione bolscevica. Essa aveva già prodotto i suoi frutti a livello di presa di coscienza sull’esigenza di un intervento tempestivo di protezione della natura, tant’è vero che le prime proposte di tutela e le prime realizzazioni, risalgono a prima dell’Ottobre. Successivamente al “Decreto sulla terra” dei primi giorni della rivoluzione, che mette nelle mani dello stato tutte le risorse naturali, due sono gli episodi più significativi.
Il primo è l’accordo firmato nell’aprile del 1918 fra il governo per mano del commissario del popolo all’istruzione Anatolij Lunaciarskij, e l’Accademia delle scienze, con il quale si riconosce l’autonomia delle istituzioni scientifiche e universitarie in cambio di una collaborazione da parte di queste ultime.

Tale accordo è perfettamente in linea con il pensiero di Lenin, il quale persegue una politica pragmatica di coinvolgimento di tutte le forze scientifiche e tecniche del paese, indipendentemente dalla loro posizione ideologica, purché disposte a collaborare allo sviluppo del paese. Il secondo passaggio è l’incontro che avviene nel gennaio del 1919 fra Lenin e Nikolaj Podiapolskij, un agronomo bolscevico di Astrakan, città nella regione del Volga, che segna il punto di partenza della politica russa di tutela della natura. O meglio, del culto della natura.

Il più grande risultato di questo incontro è la nascita nella primavera dello stesso anno della Commissione provvisoria per la conservazione, a cui partecipano alcuni tra i più grandi accademici e scienziati russi. Da chi venne finanziato tutto ciò? Come ci è stato comprovato da Antony Cyril Sutton, tutto questo lavoro, anche in questo caso, è stato possibile grazie ai continui finanziamenti di capitale provenienti dalle banche occidentali, specie tramite Wall Street.
Il primo risultato ottenuto fu il primo parco nazionale della Russia Sovietica: l’Ilmenskij zapovednik, ossia un parco mineralogico negli Urali meridionali completamente dedicato all’attività scientifica, il primo del suo genere in tutto il mondo, particolarmente caldeggiato, fra gli altri, dal mineralogista Vladimir Ivanovič Vernadskij, uno dei più grandi studiosi europei dell’epoca. Il decreto istitutivo viene firmato, ancora una volta da Lenin, il 4 maggio 1920.


Tutte le realizzazioni dei provvedimenti per la “tutela” dell’ambiente vedono la luce nel periodo 1918-1923, considerata come la “Prima Fase”. È necessario sottolineare che tutto questo avveniva nello stesso momento in cui il paese era coinvolto nella guerra civile e l’azione del governo era costantemente condizionata da drammatici problemi di bilancio (che però venivano puntualmente saldati dai finanziamenti occidentali, NEP compresa, Sic!).
I provvedimenti di questo primo periodo, infatti, costituiscono la base per le importanti “opere” della seconda metà degli anni Venti, quando con la fine delle operazioni belliche e con il varo della Nuova politica economica (NEP), l’economia russa riprende rapidamente slancio e vengono avviate nuove politiche su tutti i fronti. La NEP, come abbiamo già visto in passato, è il frutto degli aiuti occidentali, in particolare provenienti dagli Stati Uniti.
Dunque, vennero creati numerosi zapovediniki, la cui area totale raggiunge i 40000 kmq nel 1929. Cattedre di ecologia vengono istituite in tutte le principali università. Si sviluppa un vero e proprio movimento per la conservazione della natura, fino a diventare un vero e proprio culto.
Tutto ciò dovrebbe far pensare… ricordate nella terza parte il contributo di Aleksandr Isaevič Solženicyn in merito ai lasciapassare (il Greenpass di oggi) per poter circolare in tutta la Russia? Crediamo davvero che Stalin (il quale non ha fatto altro che perseguire gli obiettivi del suo predecessore) li avesse introdotti solo perché non sapesse cosa fare? Siamo sicuri che le espressioni “controllo sociale”, “limitazione dell’uomo” e “Gulag” (si pensi al concetto moderno di Gulag, ossia la Smart City) non ci dicano proprio niente?



Nel 1924 il commissariato all’istruzione crea la Società panrussa di conservazione con lo scopo dii perseguire a tutti i costi l’attuazione pratica della conservazione e di risvegliare l’interesse della società. La conservazione viene addirittura inserita nei programmi scolastici, nel 1925 viene istituito il Goskomitet, comitato statale incaricato di sovrintendere e coordinare la politica di protezione della natura e la gestione dei parchi nazionali. Tra le organizzazioni che svolgono un ruolo importante in questo campo troviamo l’Ufficio centrale per lo studio delle tradizioni locali, creato nel 1922 sotto l’egida dell’Accademia delle scienze, il quale è una vera associazione di massa diretta esclusivamente da scienziati, che alla fine degli anni ’20 conta circa sessantamila iscritti e più di duemila circoli.
Ed ecco servito un cocktail di materialismo marxista ed ecologia scientifica con due cubetti di Panteismo.
Facendo un salto ai giorni nostri e stabilire così il filo conduttore, vediamo appunto come il comunismo usa la causa ambientalista per posizionare sé stesso su un piano morale superiore, al fine di realizzare il proprio programma. È in questo frangente che la difesa dell’ambiente diviene altamente politicizzata ed estrema, fino ad assumere i connotati di un vero e proprio culto religioso (privo di ogni fondamento morale tradizionale).
La propaganda è fondamentale in questo senso, poiché ha il compito di indottrinare le persone e imporre le numerose misure politiche restrittive volte al controllo sociale, come il Comunismo pretende, naturalmente in chiave internazionalista (l’internazionalismo, d’altronde, è da sempre uno dei tratti distintivi del Marxismo). Come abbiamo avuto modo di vedere, lo sviluppo del movimento ambientalista va di pari passo con lo sviluppo del Comunismo stesso.
Si possono quindi riassumere tre fasi, di cui la prima fa riferimento all’elaborazione teorica, ovvero la pubblicazione del Manifesto Comunista di Marx ed Engels nel 1848, fino ad arrivare alla prima Giornata della Terra nel 1970. Quest’ultima, seguita poi dalla prima Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano a Stoccolma, organizzata dalle Nazioni Unite nel 1972 sanciscono l’inizio della seconda fase. In questo frangente vennero formate una serie di organizzazioni filantropiche che negli Stati Uniti e in Europa, hanno spinto i governi ad agire attraverso la propaganda, le proteste e l’attivismo in favore della tutela ambientale, giustificando tutto con la scusa della ricerca scientifica, delle normative e via discorrendo.
Dopo gli anni ’70, successivamente allo “smaltimento” del movimento contro la guerra del Vietnam, l’ideologia comunista iniziò un processo di vera e propria istituzionalizzazione che è stato definito da molti come “La lunga marcia attraverso le istituzioni”. Questo processo avvenne nello stesso momento in cui il femminismo e l’Ambientalismo viaggiavano di pari passo e si stavano diffondendo su larga scala.
Tra le forze più importanti che ha sostenuto la causa dell’Ambientalismo negli anni ’70 vi era il movimento hippy, colonna portante della controcultura. Non è “strano” che Anatoliy Mikhaylovich Golitsyn di cui abbiamo ampiamente parlato nei nostri articoli e di cui abbiamo proposto l’estratto sulla Perestroika tratto da uno dei suoi saggi più celebri, parli di essa come di una “Strategia” durata oltre trent’anni (che mirava a cambiare volto al comunismo per renderlo umano e ammaliante), che sarebbe sfociata in tutto il suo potenziale soltanto a distanza di almeno altrettanti? Siamo nel 2024…
Il Comunismo, dopo la caduta del muro di Berlino (programmata e voluta da chi aveva tutto l’interesse a far credere che il comunismo fosse morto, cioè coloro che lo hanno creato e finanziato) era in procinto di riproporsi, utilizzando anche la bandiera dell’Ambientalismo, con l’intento di introdurre il Comunismo globale sotto un altro nome.
La terza fase di tutto questo processo è iniziata con la fine del falso mito della Guerra Fredda (per approfondimenti sul tema si suggerisce la lettura dell’articolo qui sul blog sulla Russia e Vladimir Putin e sul falso bipolarismo/multipolarità).
Per agevolare, si propone la visione di questo piccolo contributo diviso in tre parti sull’argomento del grande Gian Paolo Pucciarelli.
Nel 1988, le Nazioni Unite hanno istituito il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) e il concetto di riscaldamento globale si è fatto strada nell’organizzazione sociopolitica di tutti i paesi del mondo. Nel 1990, a Mosca si è tenuta una conferenza internazionale sull’ambiente durante la quale, il cameriere dei banchieri, massone, operativo dell’Agenda mondialista membro della Lucis Trust e Segretario Generale del Partito Comunista Mikhail Gorbaciov, sostenne la creazione di un sistema internazionale di monitoraggio ambientale. Questo vile servo firmò un patto per proteggere aree ambientali esclusive e sostenne i programmi ambientali delle Nazioni Unite fino alla sua morte, e chiese una conferenza di approfondimento che si tenne in Brasile nel 1992.
È proprio in questa fase che il riscaldamento globale viene identificato come il principale nemico dell’umanità. Per far sì che la popolazione mondiale accettasse la qualunque in funzione della tutela dell’ambiente, i potentati sovrannazionali hanno utilizzato e utilizzano ancora oggi la protezione ambientale per giustificare l’imposizione di gravose norme restrittive. Naturalmente, per fare in modo che vi sia un consenso quanto più unanime possibile, vi è la necessità di creare il problema. Quindi, creano il problema e danno la soluzione.
Così facendo, si strumentalizza qualunque cosa pur di incentivare l’attuazione di queste politiche e far sì che le persone le accettino. L’ambientalismo è diventato lo strumento principale per limitare la libertà dei cittadini in tutto il mondo, basti pensare a quello che stiamo vivendo oggi in merito alle automobili, le ZTL, le Smart City che stanno proliferando. Stiamo entrando letteralmente in un Gulag globale dove le persone sono e saranno sempre più limitate per salvaguardare l’ambiente da un lato, e per essere sempre più controllate dall’altro. Abbiamo anche le politiche sulle emissioni di Co2, vi sembra una cosa normale? Se avete letto gli articoli dove si espongono i documenti ufficiali del Cremlino e della Banca Centrale russa vi sarete fatti un’idea. Credo sappiate che già esistono i Wallet Carbon, cioè portafogli di crediti Co2 collegati a piattaforme che ne gestiscono gli utilizzi. Anche di questo abbiamo parlato in altri articoli. Tutto ciò pre la strada ad un vero e proprio mercato dei diritti: un credito per un diritto. E così potrai sopravvivere. Non avrai nulla e sarai felice.
Ambientalismo è sinonimo di Comunismo e viceversa. Il meteorologo e scrittore americano Brian Sussman descrive nel suo libro Eco-Tyranny: How the Left’s Green Agenda Will Dismantle America (Eco tirannia, come l’agenda dei Verdi demolirà l’America) come le idee legate all’ambientalismo, specialmente quello di oggi, siano identiche a quelle di Marx e Lenin. Se non si comprende che la definizione “Internazionale Comunista” si lega ad un concetto di comunismo globale che trae linfa vitale proprio dall’ambientalismo allora è inutile parlare.
Del resto, se guardiamo ad alcuni dei più grandi pensatori dell’ambientalismo non si può non parlare del canadese Maurice Strong, fondatore del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. Strong è stato tra gli organizzatori della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano del 1972 e della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo del 1992; è il nipote di Anna Louise Strong, una nota giornalista comunista che si stabilì in Cina.


Le idee espresse dall’Agenzia delle Nazioni Unite per l’ambiente sotto la guida di Strong sono identiche al Comunismo. Ne riportiamo un piccolo estratto:
«La proprietà terriera privata è uno dei principali strumenti usati per accumulare ricchezza, contribuisce perciò all’ingiustizia sociale. È quindi indispensabile il controllo pubblico dell’uso della terra.»
Abbiamo poi anche Natalie Grant Wraga, studiosa specializzata sull’Unione Sovietica, la quale ha scritto che:
«La protezione dell’ambiente può essere usata come pretesto per adottare una serie di misure volte a indebolire la capacità industriale delle nazioni sviluppate. Può essere usata per spaventare la popolazione, abbassando il loro tenore di vita, impiantando poi i valori e la filosofia comunista.»

Occorre sottolineare che l’Ambientalismo non ha origine solo dall’ex blocco comunista, poiché si spinge più in profondità e si lega all’obiettivo generale del Comunismo di indebolire libertà e diritti dell’uomo in tutto il mondo.
Attenzione, occorre fare ancora un’ultima distinzione tra Ecologia e ambientalismo. L’ecologia riguarda la relazione tra gli esseri viventi e l’ambiente, mentre l’ambientalismo si occupa dei disastri ecologici. Tuttavia, l’ecologia è strettamente legata all’Ambientalismo perché fornisce le basi teoriche per definire i disastri ecologici.
Il Marxismo ecologico, derivante dall’ecologia, è un ulteriore passo avanti rispetto a queste idee. A questo proposito si riporta un contributo di James O’Connor, tratto dal saggio intitolato “Capitalism, Nature, Socialism: A Theoretical Introduction”:
«Il Marxismo ecologico aggiunge il concetto di crisi ecologica alle argomentazioni marxiste sulla crisi economica del Capitalismo. Lo scopo è di allargare il presunto conflitto tra la borghesia e il proletariato, aggiungendo un conflitto intrinseco tra produzione e ambiente. Questa è la teoria della doppia crisi o del doppio conflitto. Nella teoria marxista, il conflitto di base del Capitalismo è tra le forze produttive e i rapporti presenti nella produzione, chiamato conflitto primario. Il conflitto secondario si origina tra l’ambiente di produzione (l’ecosistema), le forze produttive e i rapporti presenti nella produzione. In questa teoria, il conflitto primario porta alla crisi economica, mentre il conflitto secondario porta alla crisi ecologica.»

Tutto ciò ha un interessante risvolto politico, poiché se vi è una crisi ecologica significa che vi è la necessità di agire per far sì di risolverla. Ed ecco che l’ambientalismo entra in politica, con l’introduzione delle cosiddette politiche verdi e qual è il risultato? Una politica verde, no? E che cosa include? Giustizia sociale, femminismo, attivismo contro la guerra e pacifismo.
Lo dico io? No, lo dice il vile Mikhail Gorbachev in “We Have a Real Emergency,” un’intervista rilasciata al The New York Times, il 9 dicembre del 2009. La trovate a questo indirizzo:
Fine parte quarta.
Continua…



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