
«Dal 1500 ad oggi le istituzioni sociali, economiche e politiche del mondo hanno subito un sovvertimento totale. La Rivoluzione Protestante, la Rivoluzione Inglese, la Rivoluzione Americana, la Rivoluzione Francese, la Rivoluzione Russa, la I e la II Guerra Mondiale, il Patto di Yalta; queste sono state le tappe fondamentali del sovvertimento.»
Queste le parole di Alfredo Bonatesta nel 1986, estratte dal libro “Sinarchia Universale, Progetto di un Nuovo Ordine Mondiale.
Qualcuno potrebbe guardare a tali fenomeni nell’ottica di una conseguenza dovuta al normale decorso della storia, un insieme di avvenimenti che, arrivati a convergere in un determinato momento storico, abbiano contribuito alla loro esplosione. Una visione che da un lato potrebbe essere anche corretta, se solo si tenesse conto delle reali ragioni che hanno animato questi momenti storici.
Sicché, come si dice, nulla nasce dal nulla, risulta facile scambiare i deterrenti che hanno ufficialmente giustificato il nascere di tali situazioni, all’ombra di vere e proprie macchinazioni atte, da un lato, a lasciar intendere un qualcosa di spontaneo, e dall’altro di necessario. Ne siamo sicuri?
Questo articolo nasce dalla volontà di prendere in esame alcune tappe di questo vero e proprio sovvertimento, sulla strada tracciata da Bonatesta e avere così una visione più ampia di quello che oggi si definisce come Great Reset.
È facile pensare che tale espressione si possa cucire addosso solo ed esclusivamente a quanto sta accadendo oggi nel mondo, tuttavia è scorretto, perchè, come ebbe a dire un eminente massone di nome Serge Hutin nel suo libro “Governi Occulti e società segrete”:
«Si tratta di un passaggio della fiaccola. Da secoli, di generazione in generazione, tutti gli iniziati perseguono la strada di un Nuovo Ordine Mondiale.»
Detto da un massone, quindi una persona direttamente coinvolta nel processo, direi che la cosa non è da prendere alla leggera.
Fatta questa premessa possiamo procedere informando i lettori del fatto che in questa analisi non verranno prese in considerazione la Rivoluzione Inglese e la Seconda Guerra Mondiale che sarnno oggetto di un articolo a parte, nè la crisi del 2008 di cui si è già parlato nell’articolo sul Federal Reserve System, ma ne verranno inserite altre oltre a quelle citate da Bonatesta.
La Rivoluzione Protestante.

Con il termine Protestantesimo si intende quel movimento nato dal pensiero del ben noto teologo tedesco Martin Lutero (1483 – 1546), il quale poi si è allargato e diversificato in altrettante correnti tutte in disaccordo tra di loro. Non è compito nostro analizzare le varie differenze, quanto il fatto di evidenziare le ragioni di questo primo sovvertimento e di come esso abbia rappresentato, tra l’altro, il primo passo vero la spaccatura della chiesa in funzione della sua eliminazione.
Anche se ne abbiamo già parlato in precedenza, credo sia utile ricordare che Lutero aveva madre ebrea, si chiamava Lindermann. Questo dato risulterà come una costante, in quanto troviamo in ogni dove personalità come queste. Si ribadisce che non si vuole attaccare la religione, tuttavia non si può nemmeno far finta di nulla dinanzi a tali “coincidenze”.
Dunque, il Protestantesimo ha sviluppato un modo tutto suo di analizzare ed elaborare la verità religiosa, poiché si fonda sulla sola Scriptura, ovvero sulla Bibbia come unica autorità in materia di fede e di vita ecclesiale. Tuttavia, a causa proprio del principio appena menzionato, il protestantesimo de facto rappresenta un fondamentalismo, ma nello stesso tempo, per la sua convinzione del “libero esame” e il rifiuto di ogni magistero ecclesiastico, assume i connotati di una corrente liberalista. Utilizzando il paravento dell’apertura a “nuove” frontiere, il protestantesimo non ha cercato di interrogarsi su possibili problematiche o criticità di sorta, bensì minò quello che era il fondamento della chiesa stessa e della cristianità per spaccarla. Il primo risultato del protestantesimo infatti, è stato quello di dividere la chiesa.
Esiste un testo diviso in due volumi che si intitola “Massoneria e Sette segrete – la faccia occulta della storia” scritto da un autore la cui identità e a tutt’oggi sconosciuta, il quale ha firmato il saggio con lo pseudonimo di Epiphanius, che così definisce il fenomeno protestante:
«Il protestantesimo, naturale conseguenza in campo religioso del pensiero umanista, scese subito dunque in lotta con la ragione umana, che secoli di Patristica e Scolastica avevano affinato sino a giungere alla poderosa costruzione della teologia cattolica, alle profonde speculazioni sui dogmi, alle sottili dissertazioni sulle scritture.»
Che cosa sta cercando di dirci l’autore? Secondo i riformatori protestanti, la Bibbia doveva essere oggetto di una libera interpretazione personale, dal momento che il lettore è già di per sé in contatto diretto con la divinità. Questa chiave di lettura porta ad una congiunzione del Protestantesimo con lo gnosticismo, poiché la dottrina gnostica stessa da sempre considera l’animo umano come una vera e propria scintilla divina.
Questo particolare risulta di fondamentale importanza, in quanto si assiste alla detronizzazione di Dio tanto agognata dallo gnosticismo stesso, in favore delle singole coscienze che, in quest’ottica, vengono messe insieme dando vita ad un’unica coscienza universale. Ora, se ci fermiamo un attimo a pensare, che cosa può sovvenire alla mente guardando al mondo di oggi?
Se adesso chiamassimo in causa il Transumanesimo, sarebbe così fuori luogo? Il fulcro del fenomeno transumanista sta proprio qui, ovvero nella auto divinazione dell’uomo che si sostituisce a Dio. Naturalmente non si vuole coniugare il fenomeno Protestante al Transumanesimo, ma si cerca di mettere in evidenza il fatto che tutte queste correnti, seppur diverse, trovano sempre un punto in comune, cioè l’auto divinazione che è il cuore della dottrina del nostro nemico.
Il Protestantesimo è servito a fare da spartiacque per quel che riguarda l’infiltrazione della chiesa al fine di distruggere il cristianesimo, quest’ultimo da sempre dichiarato come uno tra gli obiettivi fondamentali che i vertici del potere mondiale da sempre cercano di raggiungere e questo fa della Rivoluzione Protestante una delle prime tappe del sovvertimento.
In conclusione, per specificare da dove Lutero avesse preso spunto per sviluppare le sue idee e dare inizio alla Rivoluzione Protestante, citiamo di nuovo Epiphanius:
«Lutero attinse a piene mani dai sistemi neo pitagorici e neo platonici, in particolare dall’opera Libro dei 24 Filosofi dello Pseudo Ermete Trimegisto, un corpus di scritti a sfondo occultistico-astrologico ereditato nel 1471 dall’accademia iniziatica di Marsilio Ficino, trasferendoli poi nella sua dottrina.»


La Rivoluzione Americana



Siamo nel 1750, gli Stati Uniti non esistono ancora, ma vi sono le tredici colonie del continente americano che formano il New England, un possedimento della madrepatria, ovvero l’Inghilterra. Benjamin Franklin sosteneva che era impossibile trovare una popolazione più felice e prospera su tutta la superficie del globo.
Egli a quel tempo si recò in Inghilterra per rappresentare gli interessi delle colonie e una volta giunto a destinazione gli fu chiesto come potesse spiegare le condizioni di prosperità prevalenti nelle colonie, mentre la povertà era diffusa nella madrepatria.
Nel saggio di Carl Van Doren intitolato “Secret History of the American Revolution: An Account of the Conspiracies of Benedict Arnold and Numerous Others Drawn from the Secret Service Paper” si riportano le parole di Franklin che così rispose:
«Nelle Colonie emettiamo la nostra moneta”. Al tempo la valuta corrente a cui Franklin faceva riferimento si chiamava Colonial Scrip. Lo emettiamo in proporzione adeguata a far passare facilmente i prodotti dai produttori ai consumatori. In questo modo, creando noi stessi la nostra carta moneta, ne controlliamo il potere d’acquisto e non abbiamo interessi da pagare a nessuno.»
I banchieri inglesi, o sarebbe meglio dire i soliti noti, in risposta, fecero approvare una legge dal parlamento britannico che proibiva alle colonie di emettere moneta propria e impose loro di usare solo il denaro di debito d’oro o d’argento fornito in quantità ovviamente insufficiente dai banchieri inglesi. Infatti, la prima conseguenza di questa manovra fu che il mezzo di scambio circolante venne così ridotto della metà.
A tal proposito Franklin dichiarò più volte che nel giro di un solo anno le condizioni erano talmente peggiorate che si arrivò alla fine della prosperità, la quale lasciò spazio ad una forte depressione che riempì le strade delle Colonie di disoccupati e senza tetto. Tutto questo scatenò la guerra rivoluzionaria contro l’Inghilterra, seguita poi dalla Dichiarazione di Indipendenza nel 1776. I libri di storia insegnano erroneamente che fu la tassa sul tè a innescare la rivoluzione americana, ma la realtà è ben diversa ed è lo stesso Franklin a dircelo chiaramente:
«Le Colonie avrebbero sopportato volentieri la piccola tassa sul tè e così come altre cose, se non fosse stata la povertà causata dalla cattiva influenza dei banchieri inglesi sul parlamento, il quale ha causato nelle Colonie l’odio per l’Inghilterra e la Guerra Rivoluzionaria stessa.»
Proseguendo nella storia, i Padri Fondatori degli Stati Uniti, tenendo ben presenti i fatti appena esposti e per proteggersi dallo sfruttamento dei banchieri internazionali, ebbero cura di dichiarare espressamente nella Costituzione americana firmata a Filadelfia nel 1787, precisamente all’articolo 1, sezione 8, comma 5 che:
«Il Congresso avrà il potere di coniare moneta e di regolarne il valore.»
Questo non bastò a fermare i banchieri internazionali. Il loro uomo di fiducia nelle Colonie Alexander Hamilton fu nominato Segretario del Tesoro nel gabinetto di George Washington e approfittando della sua posizione, con l’appoggio ovviamente dei potentati finanziari “britannici”, sostenne l’istituzione di una banca federale di proprietà di interessi privati e la creazione di denaro-debito con false argomentazioni come il fatto che un debito nazionale, se non eccessivo, sarebbe stato per gli americani una benedizione e che la saggezza del governo si sarebbe dimostrata con i fatti, ovvero nel non fidarsi mai dell’uso di un espediente così seducente e pericoloso come emettere moneta propria.
Ma Hamilton osò di più, perché fece credere a tutti che solo il denaro – debito emesso da banche private sarebbe stato accettato per negoziare all’estero. Thomas Jefferson, allora segretario di Stato, era fortemente contrario a quel progetto, ma il presidente Washington ne fu conquistato, specie grazie alle argomentazioni di Hamilton, il che fa di Washington non esattamente un fulmine di guerra, oppure c’è dell’altro?
Ad esempio, la sua appartenenza alla Loggia massonica Fredericksburg? La risposta vien da sé, specie se si tiene conto del fatto che la massoneria fa sempre in capo a quell’unico potere. Dunque, nel 1791, venne creata una banca federale, ossia la Banca degli Stati Uniti con uno statuto di 20 anni. Sebbene si chiamasse Banca degli Stati Uniti, in realtà era la banca dei banchieri, in quanto non era di proprietà della nazione, ma di individui che detenevano le azioni della banca, cioè i banchieri privati, come accadde con la Bank of England (1694) e poi con tutte le banche centrali del mondo.
Naturalmente, il nome di Banca degli Stati Uniti fu scelto apposta per ingannare la popolazione americana, dandole l’illusione di essere proprietaria della banca stessa, cosa che non avvenne.
Non ci spingeremo oltre poiché si andrebbe al di fuori di ciò che avvenne nel periodo della cosiddetta rivoluzione, ma si vuole sottolineare che questa parte di storia rappresenta un altra tappa importante del sovvertimento, poiché, dietro il paravento della rivoluzione, venne eliminato un sistema per introdurne un altro: l’anticamera di ciò che i banchieri internazionali, attraverso altri step di questo percorso, arrivarono a concepire più tardi, nel 1913, come Federal Reserve System, il sistema monetario tutt’ora imperante.
La Rivoluzione francese

La Rivoluzione francese fu uno degli avvenimenti più traumatici e sanguinosi della storia. Interessante aspetto da sottolineare è come il re di Francia Luigi XVI divenne lentamente l’ostaggio prima e poi la vittima del potere occulto che aveva pianificato la rivoluzione.
Gli obiettivi? L’eliminazione della monarchia francese, a questo proposito ci sembra doveroso menzionare le parole di Roberto De Mattei, storico e saggista italiano, tratte dal suo libro intitolato “I sentieri del male”:
«Il 21 settembre 1792 la Convenzione rivoluzionaria proclamò la decadenza della monarchia e nel mese di dicembre decretò che il cittadino Luigi Capeto sarebbe stato processato. Su proposta di Marat venne anche deciso che durante il processo tutte le votazioni si dovessero tenere per appello nominale e palese. Il dibattimento durò dal 27 dicembre 1792 al 6 gennaio 1793, e il 15 gennaio ebbero inizio le votazioni. Il sovrano venne dichiarato all’unanimità colpevole di cospirazione contro la libertà: il suo crimine era stato quello di regnare. Il giorno successivo iniziò l’appello nominale sul problema cruciale: Che pena infliggere a Luigi Capeto? Ogni deputato saliva alla tribuna e motivava il suo voto. Dopo una prima votazione, contestata da un gruppo di deputati, il 18 gennaio la Convenzione espresse il suo voto definitivo: Luigi XVI fu condannato a morte con 361 voti favorevoli e 360 contrari. Ogni deputato che si era espresso per la morte aveva sulla co-scienza il suo voto determinante. Mons. Jean-Joseph Gaume (1802-1879) riporta alcune delle dichiarazioni con cui i convenzionali decretarono la morte del re.»
A tal proposito si ricorda che sempre la Convenzione, dopo l’uccisione del re e della regina Maria Antonietta, tra agosto e ottobre del 1793, ordinò la distruzione totale delle tombe della necropoli reale di Saint- Denis dove i corpi dei reali francesi furono profanati. In secondo luogo, la rivoluzione aveva come obiettivo il sovvertimento del ordine politico e sociale precedente in favore dell’affermazione degli ideali illuministi ispirati alla massoneria. Infatti, se si da uno sguardo allo sfondo ideologico della rivoluzione appare fuori da ogni ragionevole dubbio l’apporto dato dalle logge massoniche alla diffusione dell’idea egualitaria e alla sperimentazione di forme di rappresentanza democratica sia sotto il profilo organizzativo, attraverso diverse figure del mondo libero-muratorio che rivestirono nello stesso tempo ruoli direttivi da un lato e ruoli attivi all’interno dello stesso giacobinismo.
Bernard Faÿ, grande storico francese, nel suo saggio intitolato “La massoneria e la rivoluzione intellettuale del secolo XVIII, così si esprime:
«La massoneria del secolo XVIII ha originato lo spirito rivoluzionario; lo spirito rivoluzionario ha originato le rivoluzioni e le rivoluzioni hanno originato una massoneria nuova.»
Naturalmente, come ben sottolineato e comprovato sino a qui, la massoneria ha svolto un ruolo cruciale all’interno del piano cospirativo francese, ma non bisogna dimenticare che esso venne congeniato dagli Illuminati bavaresi.
Nel 1786, Adam Weishaupt, il noto filosofo tedesco fondatore dell’ordine appena menzionato, durante il suo esilio in Francia, collaborò con vari personaggi del mondo intellettuale francese, in particolare con Cagliostro, figura di spicco della massoneria dell’epoca, alchimista e occultista. Lo storico Alan Strang, su un articolo intitolato “The Poster”, apparso sulla rivista American Opinion nel febbraio del 1972, ha più volte ribadito come già nel 1788 tutte le 266 logge del Grande Oriente di Francia fossero sotto il controllo degli Illuminati.
Per concludere, riportiamo le parole di Serge Hutin, già citato all’inizio, storico francese e figura di spicco della stessa massoneria, il quale, nel suo testo “Governi Occulti e società segrete” scrive:
«Se esaminiamo gli eventi della storia della Rivoluzione, sia di quella conosciuta che di quella segreta, possiamo riscontrare l’influenza via via sempre più marcata dell’Illuminatismo bavarese. È da notare che, benché la Francia sia stata in effetti l’origine e il teatro della Rivoluzione, questa è stata concepita come parte di un piano internazionale a livello europeo. La spedizione punitiva degli Illuminati di Baviera raggiungerà persino la Svezia, dove ha al suo attivo due sanguinosi misfatti: l’uccisione del re Gustavo IV (15 marzo 1792) e quella di Fersen, gentiluomo svedese amico di Maria Antonietta.»
In conclusione, anche se ci sarebbe ancora tantissimo da dire riguardo alla Rivoluzione Francese, si ritiene quanto esposto abbastanza esaustivo al fine di sottolineare come quest’altra tappa del sovvertimento sia stata funzionale all’eliminazione del sistema precedente in funzione di uno nuovo sempre manovrato dallo stesso potere.
L’unità d’Italia


A scuola ci hanno insegnato che Garibaldi era un eroe solitario che con soli mille uomini (o ladroni, come li definì lui stesso) sconfisse un esercito di oltre 60.000. Il dramma è che a ben pochi viene spontaneo mettere in dubbio una cosa del genere, così come molte altre.
Gli “storici di sua maestà”, come li definì Harry Elmer Barnes, uno tra i più grandi “revisionisti” storici mai esistiti (attenzione, la parola revisionista è stata inventata per etichettare tutte quelle persone che con prove e fatti alla mano hanno dimostrato che la storia è completamente diversa da come ce la raccontano), hanno fatto proprio un bel lavoro in quanto a lavaggio del cervello.
Ad esempio, per giustificare il fatto che mille uomini hanno sconfitto tutto e tutti, si sono inventati che questi furono accolti dalla popolazione con entusiasmo, che questa li avrebbe sostenuti e che dopo la prima vittoria contro l’esercito regolare, i mille poterono contare su un fattore psicologico grazie al quale i borbonici, ogni volta che si trovavano dinanzi ai garibaldini, partivano già demotivati perché spaventati dal loro grande coraggio e quindi, sostanzialmente, si preparavano già ad esser sconfitti.
No, non è una barzelletta, bensì la verità su ciò che si racconta e che il corpo docenti di mezzo mondo continua ad inculcare nella testa degli studenti. Ovviamente la scuola è un’istituzione sempre in mano al solito potere unico ed è inutile sottolineare che questo sa benissimo che un popolo che non conosce il proprio passato non può avere un futuro, motivo per il quale viene nascosta la verità.
Tutto ciò si traduce nel fatto, ad esempio che a proteggere lo sbarco a Marsala furono quattro navi da guerra inglesi (Argus, Intrepid, Amphion, Hannibal). In quel di Londra, nel frattempo, dove il potere dei Rothschild era ormai ben consolidato, si procedeva con l’arruolamento di una legione garibaldina, i cui volontari venivano registrati come escursionisti e turisti dell’Etna.
Tutto era funzionale a coprire la verità dietro questo anomalo arruolamento di “personale” da utilizzare per lo scopo prefissato. Vi sono numerose prove al riguardo, ivi comprese quelle inerenti ai bandi per la raccolta di volontari, i quali vennero pubblicati dal Daily News. Dunque, a seguito di tutto ciò, gli sbarchi di “personale” continuarono, il tutto sempre sotto la protezione delle navi inglesi come detto prima, finché le camicie rosse divennero, in realtà, 25.000.
Giuseppe Mazzini, come comprova Epiphanius nell’opera citata in precedenza, era figlio di un Giacobino iniziato alla Carboneria ed a sua volta poi divenne Gran Maestro di 33 grado conferitogli dal Supremo Consiglio di Palermo, per non parlare del titolo di Venerabile ad honorem datogli dalla Loggia Lincoln di Lodi e grande amico del massone per antonomasia Albert Pike.
Sempre in quel di Londra, Mazzini frequentò le varie logge massoniche a lui tanto care e strinse diversi rapporti di amicizia con alcuni grossi industriali che fiutarono affari d’oro riguardo una possibile scomparsa del regno meridionale nostrano. Il signor Mazzini quindi, attraverso una “raccolta fondi”, raggiunse la notevole cifra di 3 milioni di franchi oro, senza contare i 2 milioni di franchi oro elargiti da Camillo Benso Conte di Cavour alla Società nazionale.
Tutto questo con il benestare degli inglesi; ricordiamo che a capo della Gran Loggia Madre inglese, la quale supervisionò tutte le operazioni, vi era la regina, a sua volta pedina dei banchieri internazionali residenti a Londra. Naturalmente, questo denaro servì a corrompere tutti i vertici dell’esercito borbonico, infatti, la maggioranza dei comandanti delle navi da guerra furono cooptati all’interno della massoneria.
I fondi della massoneria inglese, tra l’altro, servirono anche a Garibaldi stesso al fine di acquistare i fucili di precisione senza i quali non avrebbe potuto affrontare l’esercito borbonico. A questo punto però occorre sottolineare le ragioni di tutta questa macchinazione che gli storici di sua maestà non menzionano nelle loro narrazioni. Ebbene, l’Inghilterra non tollerava il Regno delle due Sicilie, il quale all’epoca rappresentava una potenza, i dati relativi alla sua economia sono molto chiari al riguardo, basti pensare che esso produceva la quasi totalità dello zolfo del mondo, fondamentale per le armi da fuoco, il quale veniva estratto da miniere su cui gli inglesi da tempo immemore volevano mettere mano, ma che il Regno delle due Sicilie non ne concesse mai lo sfruttamento.
Oltre a questo, vi erano altri motivi, come ad esempio il fatto che il Banco di Napoli aveva una riserva aurea quattro volte superiore a quella di tutte le restanti banche d’Italia messe insieme. Non è un caso che i 443 milioni di lire oro, pari a circa 200 miliardi di euro attuali, servirono ai Savoia per pagare il debito nei confronti dei soliti noti, ovvero i Rothschild. Costoro infatti, sullo sfondo di quanto esposto fino adesso, hanno finanziato tutte le parti in gioco a condizione di farsi pagare i debiti dei vinti.
D’altronde, come disse Mayer Amschel Rothschild stesso:
«Se vuoi che un re paghi devi avere l’esercito che, in caso di insolvenza, dichiari guerra al re.»
Questa è la legge dello Scudo Rosso, finanziare e sostenere sempre le parti in causa.
Nel 1821 Carl Mayer von Rothschild, uno dei figli di Mayer Amschel finanziò il ritorno sul trono di Ferdinando di Borbone. Dieci anni dopo egli era a Napoli ad aprire la prima filiale della Banca Rothschild in Italia. Da qui, i Rothschild di Napoli, uno dei rami italiani della famiglia insieme agli Elchanan, oggi conosciuti come Elkann.
Infine, è utile ricordare che nel 1831 Cavour indebitò il Piemonte di concerto con James de Rothschild; con lo scopo di pagare i debiti si fece aiutare anche da Carlo de Rothschild con altri prestiti che arrivarono a quota 180000 scudi l’anno. E fu così che il Piemonte e Cavour caddero nelle mani dei Rothschild e questo fu il primo passo che portò all’ unione dell’Italia con la forza, voluta e decisa dai banchieri e la massoneria attraverso i “burattini” Garibaldi, Cavour, Mazzini, Bixio e via discorrendo.
La volontà di conquista degli Stati che componevano la Penisola italiana nello specifico come detto prima, il Regno delle Due Sicilie da parte dei Savoia, era fondata in primis sull’esigenza di rientrare dall’esposizione nei confronti della Banque Rothschild, la quale aveva già investito tantissimo nelle operazioni belliche piemontesi. In secondo luogo, l’Italia, da sempre molto cara ai banchieri internazionali di cui fanno parte anche diverse famiglie della nobiltà nera nostrana, doveva essere unita per far sì che i vari regni perdessero lo status economico e sociale acquisito, in funzione di uno unitario, più facilmente controllabile e che creasse le condizioni per arrivare allo step successivo: la fondazione nel 1893 della Banca d’Italia, la quale nacque e operò vita natural durante come società anonima (cioè privata, come tutte la banche centrali del mondo ancora oggi) investita di funzione pubblica, ossia il primo passo verso l’implementazione della tirannia basata sull’emissione monetaria.
Ed ecco che anche questa tappa del sovvertimento, per l’ennesima volta, elimina un sistema per far sì di lasciar spazio ad un altro. Il resto è storia…

La Prima Guerra Mondiale

Nel 1913 i grandi banchieri internazionali riuscirono a far approvare il Vreeland – Aldrich Act, il disegno di legge inerente al Federal Reserve System, la cui conseguenza fu la nascita appunto della Federal Reserve. A capo di essa, allora come oggi, vi erano: Rothschild, Rockefeller, Morgan, Warburg e via discorrendo.
Nello stesso tempo costoro si premurarono di plasmare l’opinione pubblica britannica a favore della guerra contro la Germania.
In che modo? Impadronendosi dei mezzi di comunicazione di massa.
Il gruppo comprendeva Arnold Toynbee, Walter Lippmann e Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud. E fu così che attraverso la tecnica dell’Ingegneria del consenso (la stessa che viene utilizzata oggi mediante la cosiddetta controinformazione, oltre che con il mainstream) si riuscì a mettere in atto il primo di una serie infinita di lavaggi del cervello su scala globale.
Ma non è tutto, poiché i banchieri prima menzionati, come evidenzia nel dettaglio Gian Paolo Pucciarelli nel suo saggio “Segreto Novecento”, si premurarono di sostenere a livello bellico tutte le forze belligeranti attraverso il War Industry Board, il quale aveva a capo il banchiere membro dell’Organizzazione Sionista Mondiale e agente dei banchieri internazionali Bernard Mannes Baruch.
Frederick William Engdahl, scrittore, ricercatore, storico, studioso dei fenomeni economici e giornalista, nel saggio intitolato “A Century of War: Anglo-American Oil Politics and the New World Order” scrive:
«Uno dei segreti meglio custoditi della Prima Guerra Mondiale fu che alla vigilia dell’agosto 1914, quando la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania, il Tesoro e le finanze dell’impero britannico erano in bancarotta.»
I banchieri internazionali però potevano ovviamente costringere il governo a scendere in campo. Gli assassini dell’arciduca Ferdinando d’Austria, inoltre, erano uomini della massoneria ed è inutile ribadire da chi questa fosse guidata.
Charles Callan Tansill, storico, saggista e professore di storia all’American University, alla Fordham University e alla Georgetown University, accusato di essere un revisionista (perché se non si ripete a pappagallo le menzogne propinate dalla narrazione di regime non si è autorevoli e degni di rispetto), nel suo saggio America Goes To War scrisse che:
«Anche prima dell’effettivo scontro, la società francese Rothschild Freres telegrafò alla Morgan and Company di New York suggerendo la concessione di un prestito di 100 milioni di dollari, di cui una parte doveva essere lasciata negli Stati Uniti per pagare gli acquisti francesi di merci americane.»
Tutto ciò è meraviglioso se si pensa che i Morgan furono scelti anche come unico agente per l’acquisto di merci per la Gran Bretagna durante la guerra. Stando ai registri del Congresso del 1917 riportati nell’opera appena citata si evidenzia inoltre che:
«Nel marzo 1915, JP Morgan ha assunto dodici uomini esperti in materia di telecomunicazione al fine di impiegarli per selezionare i giornali più influenti negli Stati Uniti e il numero sufficiente di essi per controllare in generale la politica della stampa quotidiana.»
E fu così che capirono che era necessario acquisire il controllo dei primi venticinque giornali del paese. La ragione dietro questa manovra, come detto prima, era quella di plasmare l’opinione pubblica contro la Germania a favore dell’entrata in guerra degli Stati Uniti.
Perché tutta questa premura? Perché mettere in moto una tale macchinazione?
Semplice, perché se la Germania avesse vinto, i banchieri internazionali non sarebbero stati in grado di recuperare i loro prestiti. Non è un caso che Woodrow Wilson, altro uomo alle dirette dipendenze della cricca finanziaria internazionale, venne rieletto nel 1916 grazie a slogan che promettevano l’impossibilità di una entrata in guerra degli Stati Uniti.
Contrariamente a quello che si pensa, gli americani non sono un popolo guerrafondaio, l’opposizione all’entrata in guerra si manifestò anche durante la Seconda Guerra Mondiale, ma questo non viene mai menzionato da nessuna parte. Tutto ciò accade perché la maggioranza della popolazione mondiale ignora che l’America stessa è una colonia dei grandi banchieri internazionali, infatti, ufficialmente, gli Stati Uniti, come tali, hanno smesso di esistere il 23 dicembre del 1913 quando nacque la Federal Reserve, così come anche la Russia nel 1917.
Non esiste un imperialismo americano, bensì, esiste una pedina (la principale insieme alla creatura satellite Russia) la quale recita la parte dell’imperialista, del tutto funzionale ai piani di dominio dei lorsignori.
Tornando a noi, naturalmente la promessa di Wilson sul fatto che gli Stati Uniti non sarebbero mai entrati in guerra era una bugia.
Otto mesi prima delle elezioni grazie alle quali venne rieletto, infatti, il suo consigliere e protettore nonché agente sul libro paga dei banchieri e alle dirette dipendenze di Jacob Shiff, il Colonnello Edward Mandell House, firmò un accordo segreto per portare gli Stati Uniti in guerra a fianco degli Alleati.
Il testo di questo accordo è trapelato dopo la guerra, ma l’opinione pubblica statunitense (e non solo) a dimostrazione dell’ottimo lavoro svolto sul fronte del lavaggio del cervello, non se ne curò minimamente. L’ingresso degli Stati Uniti nella Prima guerra mondiale fu pianificato in anticipo. Occorre ricordare che nessun presidente americano, ad eccezione di John Fitzgerald Kennedy (anche se membro del CFR), ha MAI sfidato i banchieri negli ultimi 120 anni. Quando decise di far stampare 30 miliardi di dollari sopra i quali vi era stato scritto “Property of the United States of America” invece di “Property of the Federal Reserve” venne assassinato.
La penetrazione delle famiglie di banchieri nel tessuto di potere delle nazioni può essere misurata anche dal fatto che, durante la Prima guerra mondiale, l’intelligence tedesca era guidata dal banchiere Max Warburg, fratello di un cittadino statunitense naturalizzato americano di nome Paul Warburg. Costui era la punta di lancia del piano cospirativo dietro la nascita della Federal Reserve come detto all’inizio.
Quando la Germania si ritrovò corto di scorte di cibo nel 1915 cercò di porre fine alla guerra, tuttavia i banchieri vollero prolungarla. Infatti, essi istituirono una Commissione di soccorso belga, la quale funse da copertura proprio per la fornitura di cibo all’esercito tedesco. Un’infermiera britannica di nome Edith Cavell lo scoprì e scrisse una lettera che venne pubblicata sul giornale Nursing Mirror il 15 aprile del 1915.
La Cavell denunciò che tutte le forniture sotto il cosiddetto “Belgian Relief” venivano inviate in Germania. Eustace Mullins, celebre scrittore, saggista, biografo, ricercatore e oratore statunitense, nel saggio The Secrets of the Federal Reserve” scrisse:
«William Wiseman, capo dell’intelligence britannica e partner della Kuhn-Loeb Company, temeva che fosse in gioco la continuazione della guerra e informò segretamente i tedeschi che la signorina Cavell doveva essere giustiziata.»
La Cavell venne arrestata e accusata di aver aiutato i prigionieri a fuggire e anche se questo crimine comportava una punizione di tre mesi di reclusione, ella venne giustiziata.
La Cavell venne fucilata da un plotone di esecuzione alle due di notte del 12 ottobre del 1915 al poligono di tiro di Schaerbeek. Durante la Prima guerra mondiale oltre 66 milioni di uomini di 21 paesi andarono sul campo di battaglia. Ci furono oltre 37 milioni di vittime; nel mentre le famiglie dei banchieri prosperavano grazie allo spargimento di sangue.
D’altronde, maggiore è il sangue versato, maggiori sono i guadagni monetari e politici.
La tappa del sovvertimento rappresentata dalla Prima Guerra Mondiale creò le basi per iniziare ad espandere il sistema Federal Reserve oltre l’Atlantico; sancì la distruzione degli imperi centrali in favore di una nuova mappa geopolitica che aumentò il loro potere sui governi; risultò funzionale a fare da apripista verso la conquista dell’Europa partendo proprio dalla Germania, grazie alle condizioni capestro imposte alla stessa dal trattato di Versailles che la fecero sprofondare nel baratro della Repubblica di Weimar; creò le condizioni favorevoli alla fondazione dello stato d’Israele in Palestina quando i tempi sarebbero stati maturi (1948) (vedasi dichiarazione Balfour del 1917, la quale venne successivamente inserita all’interno del trattato di Sèvres che stabiliva la fine delle ostilità con la Turchia e assegnava la Palestina al Regno Unito); e naturalmente per il profitto, una guerra deve sempre durare il più a lungo possibile; per fare in modo che il “vecchio” mondo iniziasse a scomparire per lasciare spazio a quello nuovo, ovvero quello dei nostri giorni.
Tuttavia, durante questo percorso, i lorsignori incontrarono un grande ostacolo, anche se la storiografia ufficiale ci ha letteralmente mentito. Questo enorme scoglio che rappresenta a tutt’oggi la più grande forma di opposizione mai vista nella storia al potentato bancario internazionale si chiamava Adolf Hitler. Ma di questo parleremo in un articolo a parte.
La Perestrojka

La Perestroika è un altra tappa del sovvertimento e, per essere precisi, si tratta di uno dei più grandi falsi miti della storia, il quale ha illuso il mondo che il “mostro” comunista fosse caduto, quando in realtà, ha cambiato semplicemente pelle.
Riporto quanto avevo scritto nell’articolo “La Russia, Vladimir Putin e gli Insiders di Wall street” perchè non saprei affrontare meglio l’argomento:
«Vorrei citare le parole pronunciate dall’operativo dell’Agenda Michail Gorbačëv nel 1986 riportate dallo stesso Golitsyn nel suo libro: “L’essenza della strategia è introdurre una falsa democratizzazione calcolata e controllata e far rivivere un regime screditato, dandogli un aspetto attraente e un volto umano. Il suo obiettivo strategico è generare sostegno, buona volontà e simpatia in Occidente e sfruttare questa simpatia per plasmare nuovi atteggiamenti e nuove realtà politiche che favoriscano gli interessi russi”. Altri obiettivi, documenta l’autore, sono quello di indebolire e isolare i partiti politici tradizionali e relativi leader, in particolare i conservatori in Occidente e quello di dare forma a nuovi atteggiamenti verso l’Iniziativa di difesa strategica, il bilancio e le forze armate sulla premessa che, riporta così l’autore: “il nuovo regime che è emerso in URSS è liberale e non rappresenta più alcuna minaccia per nessuno. Dato l’effetto sorpresa, la strategia può avere grande successo. Le possibili implicazioni di una mancata comprensione dell’essenza di questa strategia sarebbero dannose per tutti. Il probabile impatto sull’Occidente di un tale risveglio russo sarebbe uguale o maggiore di quello della Rivoluzione d’Ottobre”. Golitsyn prosegue ancora: “Il nuovo metodo applica il pensiero leninista creativo all’analisi della Soviet strategia. Il pensiero leninista, liberato dai dogmi e dagli stereotipi stalinisti, continua ad essere una delle principali fonti di ispirazione nell’approccio strategico sovietico ai problemi nazionali e internazionali. Il nuovo metodo accresce il pensiero leninista prendendo in considerazione tre ulteriori fattori nella sua analisi: l’introduzione da parte di Vladimir Lenin di una forma limitata di capitalismo nel sistema sovietico negli anni ’20 per rafforzare la spinta alla rivoluzione comunista mondiale; la creazione da parte di Felix Dzerzhinskiy della GPU 1 – opposizione politica controllata – nell’URSS nello stesso periodo e la sua introduzione ai servizi di intelligence occidentali e allo stato maggiore per l’inganno politico strategico, ossia gli anni di esperienza sovietica nell’applicazione della strategia culminata nella Perestrojka.»
E ancora, Golitsyn si spinge oltre:
«Lo sviluppo e l’esecuzione della strategia per un periodo di trent’anni ha rafforzato il nostro potere militare, politico ed economico, grazie soprattutto agli aiuti d’oltreoceano. L’attuazione della strategia poi, ha ampliato la base politica del Partito Comunista nella Russia e nelle altre Repubbliche nazionali. Il nuovo metodo vede la Perestrojka non come un cambiamento sorprendente e spontaneo, ma come il logico risultato di trent’anni di preparazione e come la fase successiva e finale della strategia che la vede in un contesto più ampio di quello della semplice apertura sovietica al mondo. La vede non solo come un rinnovamento della società sovietica, ma come una strategia globale, un progetto di ristrutturazione dell’intero mondo capitalista. Si possono distinguere i seguenti obiettivi strategici della Perestrojka: Per l’URSS, ristrutturazione e rivitalizzazione dell’economia socialista sovietica attraverso l’incorporazione di alcuni elementi dell’economia di mercato; ristrutturazione del regime stalinista in una forma di ‘democrazia comunista’ con un’apparenza di pluralismo politico (democratismo). Ricostruire un regime repressivo dal volto brutale in un attraente modello socialista con una facciata umana e un’apparente somiglianza con il sistema socialdemocratico svedese. Per l’Europa occidentale, realizzazione di una nuova alleanza politica tra i regimi pseudo socialdemocratici dell’URSS e dell’Europa orientale e anche tra i partiti eurocomunisti quelli socialdemocratici dell’Europa occidentale; ristrutturazione dei blocchi politici e militari – la NATO e il Patto di Varsavia – e la creazione di un’Europa unica dall’Atlantico agli Urali, incorporando una Germania riunificata. Per gli Stati Uniti: ristrutturare lo status quo militare, politico, economico e sociale per favorire una maggiore convergenza tra i sistemi sovietico e americano e la creazione di un unico Governo Mondiale. L’obiettivo globale: indebolire e neutralizzare l’ideologia anticomunista e l’influenza degli anticomunisti nella vita politica negli Stati Uniti, nell’Europa occidentale e altrove, presentandoli come sopravvissuti anacronistici della guerra fredda.»
Golitsyn poi, tiene a precisare una cosa fondamentale sull’élite che governa il mondo:
«L’élite è l’autorità suprema su cui poggia la posizione di Eltsin, Gorbachev, Rutskoi e Khasbulatov e tutti gli altri e di tutta la struttura statale e politica russa: provvede la dirigenza collettiva del presidente e per quanto tempo quest’ultimo dovrà svolgere il suo ruolo.»
Golitsyn non è l’unico ad aver provato cosa sia stata realmente la Perestroika, basti pensare a Robert Fitzpatrick e se ne potrebbero citare molti altri, ma la sostanza non cambia. La Perestroika è servita per far sì che il Comunismo cambiasse pelle, assumesse un volto umano, gentile ed eroico per essere definitivamente internazionalizzato.
Non avrai nulla e sarai felice. Siamo nel bel mezzo di un sovvertimento che non è altro che una comunistizzazione globale, orchestrata dai grandi banchieri internazionali, coloro che il comunismo lo hanno creato, finanziato e tutt’ora lo sostengono.

11 settembre 2001

Sono consapevole che per qualcuno potrebbe essere una cosa impensabile, ma l’attentato alle Torri Gemelle è stato un’altra tappa di questo sovvertimento.
Non parlerò delle dinamiche in quanto la dottoressa Woods ha dimostrato in maniera esemplare come siano andate le cose; pertanto, mi concentrerò su altri aspetti di cui non si parla mai, in primis, l’intensa attività borsistica nei giorni immediatamente precedenti alla catastrofe legata alle azioni delle compagnie aeree “coinvolte” da un lato, e di altre società che avevano la sede nelle Torri Gemelle dall’altro.
Sono tanti coloro che ottennero grandi profitti dal crollo delle torri, ma in che modo? I numeri sono da capogiro, tra il 6 e il 7 settembre al Board Options Exchange di Chicago furono acquistate 4.744 put options su United Airlines, per un guadagno iniziale di quasi cinque milioni di dollari. Attenzione, le put options sono contratti futures che consentono all’acquirente di fare affari se le azioni stanno per crollare (le call options, al contrario sono azioni che si acquistano in previsione di forti rialzi).
Il 10 settembre poi, vennero acquistate nella stessa borsa 4.516 opzioni su American Airlines per un valore sei volte maggiore del normale, riportando un profitto iniziale pari a circa 4000000 di dollari. Ma non solo, venero acquistate anche 2.157 opzioni della Morgan Stanley Dean Bitter & Co., società che occupava 22 piani del World Trade Center contro i 27 contratti in media al giorno di tutto il periodo precedente (1000% in tre giorni).
Nello stesso periodo anche la Merrill Lynch & Co. la cui sede era vicino alle Torri, ha visto l’acquisto di 12.215 opzioni a fronte di transazioni medie di 252 put options al giorno (ovvero, incremento del 1200%); si può calcolare un profitto di cinque milioni e mezzo di dollari solo in questo frangente (primo di una lunga serie).
Poiché l’FBI controlla tutte le transazioni finanziarie sospette operate da stranieri sui titoli americani è difficile credere che tali informazioni non abbiano suscitato allarme tra gli organi investigativi. Naturalmente tutto questo non passò inosservato nemmeno a Wall Street, ma nessuno ne fece parola. Una casualità? Naturalmente no.
Queste transazioni finanziarie così imponenti misero in evidenza il fatto che c’erano investitori che stavano speculando in anticipo sull’attentato che avrebbe “coinvolto” la United Airlines, l’American Airlines e gli uffici delle Torri Gemelle. Ernest Welteke, presidente della Bundesbank tedesca al The New York Times del 28 settembre 2001 così commentò la questione finanziaria:
«Le autorità americane stanno indagando su una quantità insolitamente consistente di azioni di linee aeree, compagnie di assicurazioni e fabbriche di armi, compagnie petrolifere che sono state svendute nei giorni e nelle settimane precedenti agli attacchi. Ritengono che le vendite siano state fatte da persone che sapevano dell’imminente disastro.»
Insieme alle società menzionate in precedenza vanno citate Axa Reinsurance (che possedeva il 25% di American Airlines), Marsh & Mc Lennan, Munich Reinsurance, Swiss Reinsurance e Citigroup. Stando alle informazioni raccolte e pubblicate da Michael C. Ruppert, saggista, giornalista investigativo e attivista politico americano, si parla di Wall Stretters (speculatori di Wall Street) in mano alla cricca dei banchieri internazionali e dei loro rispettivi cartelli come, ad esempio, la Bankers Trust (BT).
Questa piazzò un grande pacchetto di put options sul groppone di United Airlines. Da sottolineare che la Bankers Trust acquistò nel 1997 la A.B. Brown, una banca minore d’investimenti il cui presidente era il signor Alvin Bernard Krongard, il quale diventò poi vicepresidente della Bankers Trust AB Brown. Coincidenza?
No, ma non finisce qui perchè nel 1998 Krongard raggiunse gli uffici della Cia come consigliere del suo direttore, George Tenet per poi essere promosso direttore esecutivo dal presidente George W. Bush nel marzo del 2001. Inoltre, la BT fa parte dal 1999 di Deutschebank. Nella BT Krongard gestiva il settore delle relazioni con clienti privati. Un altro caso?
Quindi, arrivati fin qui, è possibile che nessuno si fosse accorto di tutto questo? No, tutti avevano gli occhi molto bene aperti ben prima dell’11 settembre, i mercati di Wall Street parlavano da soli, non potevano non accorgersi e se ciò è accaduto è perchè molti ex alti funzionari della Cia erano dentro il sistema finanziario:
David Doherty, generale in pensione poi vicepresidente della Borsa di New York; John Deutsch, ex direttore della Cia con Clinton e poi nel consiglio di amministrazione di Citigroup (Rothschild); Nora Slatkin, ex direttore esecutivo della Cia e poi nel CdA di Citybank, solo per citarne alcuni.
Domanda, chi governa Wall Street? Chi sono gli Insiders? Rothschild, Rockefeller, Goldman, Sachs, Warburg e tutti gli altri del World Financial Board.
Quanto e chi ha guadagnato in totale dall’attentato?
Secondo i rapporti ufficiali di Andreas Von Bulow, ex parlamentare tedesco responsabile a suo tempo della commissione di controllo dei servizi segreti tedeschi, il quale venne menzionato da Tagesspiegel, le speculazioni di insider trading prima dell’attentato raggiunsero il livello di 15 miliardi di dollari, coinvolgendo numerose borse, incluse alcune europee.
Perché le Torri Gemelle sono da considerare una tappa del sovvertimento? Non si era mai vista una cosa del genere prima di allora, un qualcosa di così plateale che ha tolto il fiato a mezzo mondo, pertanto, per rinforzare e dare nuova forma alla strategia della tensione attraverso una nuova era del terrore che ha trovato il suo apice nella pseudo pandemia Covid, da allora la popolazione mondiale è stata soggiogata dalla paura ancora di più che in passato; giustificare le guerre contro il “terrorismo” , in quanto finalmente il mondo aveva un nuovo “nemico” contro il quale scagliarsi, autorizzando così l’intervento armato delle grandi potenze (specie gli USA) in mano ai banchieri al fine di invadere i territori per depredarli delle risorse; tenere in piedi il sistema economico e monetario (tutt’ora imperante) che era già fallito in precedenza, al fine di portarlo avanti fino all’implementazione di quello successivo (odierno), identità e valute digitali e sistema Wallet Carbon; il pretesto per abituare la popolazione mondiale a graduali limitazioni della libertà, con la scusa della sicurezza e del bene comune “superiore” (proteggi te stesso e gli altri).
Si tenga presente che il terrorismo è una loro creatura; infatti, attraverso di esso, ci hanno abituato ad un culto della sicurezza attraverso misure sempre più invasive e restrittive, che altro non sono, come detto prima, limitazioni della libertà. Suggerisco di leggere l’articolo qui sul blog dedicato a quanto sta avvenendo in Burkina Faso con Traorè. Non è diverso da quanto è sempre accaduto.
La farsa pandemica

A dimostrazione del fatto che tale fenomeno si smonta con poco e di come questo sia legato a questo piano perpetuo di sovvertimento, ci terrei tantissimo a riportare le parole del grande Stefano Scoglio, medico, ricercatore scientifico, candidato al Premio Nobel nel 2018 per le sue ricerche, nel saggio intitolato “Apandemia – Dalla falsa scienza alla più grande truffa della storia”:
«La pseudo-pandemia Covid, quella che io chiamo “Apandemia” con l’alfa privativo iniziale, è stato il tentativo, da parte di quella che viene definita l’élite finanziaria globalista di porre in essere un Reset Globale della economia mondiale, delle società occidentali e in fondo della stessa civilizzazione greco-romana che ci ha accompagnato sino ad oggi. Anche se questo Reset si maschera dietro i valori del Green New Deal, dell’eguaglianza sociale, della liberazione sessuale, e così via.
Vedi il recente The Great Reset di Time magazine:
Il messaggio è stato inviato
Dunque, la fodera rossa che ci sta dietro indica i suoi veri scopi: un’assoluta centralizzazione statalista; la distruzione della libera impresa, in particolare di quella medio-piccola; il controllo sociale totalitario; una medicalizzazione sempre più spinta e autoritaria delle società; la distruzione della famiglia naturale e la sua sostituzione con una pletora infinita di individui isolati, senza più identità sociale o sessuale definita, e completamente dipendenti dallo Stato (lavori pubblici, redditi di cittadinanza, welfare); uno Stato dunque Servile pienamente controllato dall’élite finanziaria e che di fatto controllano l’economia mondiale. In realtà, quando è partita la pseudo-pandemia, nel febbraio del 2020, il mio primo pensiero era andato alle motivazioni più impellenti e urgenti della Banda Rothschild & Co.: il sistema finanziario era al collasso, tutti i commentatori, nel 2019, indicavano la prima metà del 2020 come il periodo in cui ci sarebbe stata la più grande crisi finanziaria della storia, che avrebbe fatto impallidire al confronto la crisi del 2007-2008, e persino quella del ’29. Le prime 5 banche mondiali avevano complessivamente debiti per derivati e debiti inesigibili per l’assurda cifra di oltre 1 miliardo di miliardi di $, circa 20 volte il PIL mondiale; e avevano dunque un enorme problema di liquidità e di incapacità di finanziare il sistema economico reale.»
Esattamente come nel periodo antecedente alle Torri Gemelle, prima che “scoppiasse” la pseudo pandemia, la situazione economica globale era terribilmente precaria come spiega il professor Scoglio, il quale aggiunge:
«Nel 2020 questi nodi sarebbero giunti al pettine, e queste banche, e i loro proprietari più o meno occulti, avrebbero dovuto rispondere, con fallimenti, galera e rovina economica, della più grande crisi finanziaria di tutti tempi.»
Di questo non ne parlò mai nessuno, ma se qualcuno volesse perdere un po’ di tempo per fare una ricerca, scoprirebbe che poco prima dello “scoppio” della farsa pandemica, le banche erano sull’orlo del collasso così come i mercati finanziari erano in caduta libera, specie a Wall Street. Anche il Sole 24 Ore del 12 marzo 2021 riporta alcuni dati inerenti alla crisi in atto ben prima del Covid:
«Già in epoca pre-Covid la crisi si faceva sentire sul sistema produttivo. Tre società su dieci si sono dichiarate in perdita al fisco mentre si guarda solo al risultato di bilancio la quota di imprese in rosso arrivava a toccare il 34 per cento. È quanto emerge dai dati sulle dichiarazioni dei redditi 2019 (anno d’imposta 2018) pubblicati ieri dal dipartimento Finanze del Mef. Dati che evidenziano un imponibile ai fini Ires di 140,6 miliardi di euro (-1,8% rispetto al 2017) dichiarato da 1.229.010 (+2,6%) società di capitali, di cui l’89,7% è una Srl.»
Potete trovare l’articolo intero a questo link:
Ma non è finita, il professor Scoglio poi, così prosegue:
«La crisi economica devastante era inevitabile, ma c’erano due possibilità alternative per il suo svolgimento: la prima era lasciare che si sviluppasse naturalmente; la seconda era inventarsi un virus cui attribuire tutte le colpe. Nel primo caso, la crisi avrebbe portato alla devastazione e successivo superamento di quel coacervo di potere globale che si manifesta attraverso il sistema delle banche centrali, legate a loro volta, come in una piramide, ad un sistema finanziario costituito da agglomerati bancari sempre più grandi e sempre più centralmente integrati attraverso controlli incrociati che portano sempre alle stesse, enormi banche d’investimento dietro cui ci sono le grandi famiglie finanziarie storiche, e quelle nuove che si sono aggregate.»
Più chiaro di così… ma non c’è solo questo naturalmente, in quanto i Lockdown sono stati un test preliminare per quanto riguarda il progetto delle Smart Cities, ovvero le cosiddette “Città in quindici minuti”, dove la popolazione verrà rilegata a muoversi in spazi sempre più limitati e sotto un controllo maggiore. In sostanza è stato un preambolo di una parte del sistema distopico che ci attende, lo stesso Schwab in un’intervista così si è espresso:
«Il Covid è stato un ottimo spunto per verificare la buona condotta dei popoli, le persone hanno accettato di buon grado le misure restrittive, segno della loro fedeltà al sistema.»
Non è un caso, dopotutto, la farsa pandemica è servita proprio a questo, testare il livello di asservimento dei popoli. Una volta preso atto del fatto che non vi sono reazioni degne di nota o comunque in grado di mettere in difficoltà il potere, l’élite ha messo piede sull’acceleratore prima con la somministrazione dei sieri sperimentali (per un virus mai isolato) i quali hanno causato e tutt’ora stanno causando morti nel più totale silenzio mediatico (attraverso la distrazione con ogni mezzo possibile) e ora sul piano digitale che abbraccia identità, valuta, controllo e assistenzialismo funzionale ad un asservimento ancora maggiore della popolazione mondiale: “Non avrai niente e sarai felice”. Tutto questo è stato l’anticamera del prossimo futuro ormai non più così lontano.
Alla disamina esposta, si va incrociando quella di Davide Rossi estrapolata dal saggio “L’economia delle emergenze, dalle pandemie alle guerre” nel quale si fa uno schema cronologico dettagliato di come e perchè è avvenuta realmente la farsa pandemica:
«Facciamo un passo indietro all’estate 2019, quando l’economia mondiale, a 11 anni dal collasso del 2008, era di nuovo sull’orlo di una crisi di nervi.
• Giugno 2019: la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), potentissima “banca centrale di tutte le banche centrali”, con sede a Basilea, lancia un grido d’allarme sulla sostenibilità del settore finanziario. Nel suo Rapporto Annuale la BRI evidenzia il forte rischio di “surriscaldamento […] nel mercato dei prestiti a leva”, dove “gli standard del credito si sono deteriorati” e “sono au- mentate le obbligazioni garantite da collaterale (CLO).” Si tratta di prestiti erogati a società iper-indebitate che vengono poi messi sul mercato come bond. In parole povere, la pancia dell’industria finanziaria è di nuovo piena di spazzatura.
• 9 agosto 2019: sempre la BRI pubblica un working paper in cui si chiedono esplicitamente “misure non convenzionali di politica monetaria” finalizzate a “isolare l’economia reale da un ulteriore deterioramento delle condizioni finanziarie”.
• 15 agosto 2019: BlackRock, il fondo di investimento più potente al mondo, pubblica un documento ufficiale in cui si “suggerisce” alla Federal Reserve di iniettare liquidità direttamente nel sistema finanziario per prevenire “una drammatica recessione”. Confermando l’allarme della BRI, BlackRock sostiene che “è necessaria una risposta senza precedenti”, ovvero “un’azione diretta [going direct]”, da parte della banca centrale. Un piano che, come tale, comporta un rischio ben preciso: “l’iperinflazione. Gli esempi in- cludono la Repubblica di Weimar negli anni ’20, così come, più di recente, l’Argentina e lo Zimbabwe”.
- 22-24 agosto 2019: i banchieri centrali del G7 si incontrano a Jack- son Hole, nel Wyoming, per discutere il suddetto documento di BlackRock a fronte di una crescente volatilità finanziaria. James Bullard, presidente della Federal Reserve di St. Louis, afferma: “Dobbiamo smettere di pensare che il prossimo anno le cose sa- ranno normali”.
- 15-16 settembre 2019: la crisi finanziaria viene ufficialmente inau- gurata da un picco dei tassi repo, che schizzano dal 2% al 10,5% nel giro di poche ore. “Repo” sta per repurchase agreement, con- tratto finanziario in cui i grandi fondi di investimento prestano denaro dietro collaterale (tipicamente bond governativi). Al mo- mento dello scambio, l’operatore finanziario (banca) si impegna a riacquistare il collaterale a un prezzo più alto, tipicamente nel giro di poche ore (overnight). In breve, i repo sono prestiti garantiti, l’equivalente dei nostri “pronti contro termine”. Fanno parte del- lo shadow banking system, gigantesco apparato di intermediazione finanziaria parallelo e complementare alla rete tradizionale, ma li- bero da vincoli di vigilanza. La funzione dei repo è consentire alle banche di ottenere liquidità a breve termine per rimanere attive nel settore speculativo, soprattutto nella galassia dei derivati. Una mancanza di liquidità nei repo, che solo negli USA muovono circa 3.000 miliardi di dollari al giorno, può scatenare una devastante reazione a catena su tutti i principali mercati. L’impennata dei tas- si nella notte tra il 15 e il 16 settembre 2019 finisce per prosciugare l’erogazione del credito. La notizia fa il giro del mondo ma viene sottostimata dal mainstream.
• 17 settembre 2019: la Fed inaugura un programma monetario emergenziale che prevede la creazione settimanale di centinaia dimiliardi di dollari da iniettare nel sistema finanziario, esattamen- te come suggerito da BlackRock. Non sorprende che, nel marzo 2020, la Fed affidi proprio a BlackRock la gestione del pacchetto di salvataggio in risposta alla “crisi pandemica”.
- 18 ottobre 2019: a New York viene simulata una pandemia zoonotica globale nell’ormai celebre Event 201, esercizio strategico coordinato dal Johns Hopkins Biosecurity Center e dalla Bill and Melinda Gates Foundation.
- 21-24 gennaio 2020: a Davos, in Svizzera, il World Economic Fo- rum (WEF) discute di economia e di vaccini.
• 23 gennaio 2020: la Cina chiude Wuhan insieme a altre città della provincia di Hubei.
• 11 marzo 2020: il direttore generale dell’OMS definisce il Covid-19 una pandemia. Il resto è storia.
Se colleghiamo i fatti sopracitati, emerge un’ipotesi riassumibile nel modo seguente: i lockdown, e dunque la sospensione globale delle transazioni economiche, hanno permesso alla Fed di inondare i mercati finanziari di denaro fresco di stampa arginando il rischio iperinflazione, che si sarebbe scatenata se quella massa di denaro avesse raggiunto l’economia reale. Tra settembre 2019 e marzo 2020 la Fed ha pompato più di 9.000 miliardi di dollari nel sistema interbancario, pari a più del 40% del PIL statunitense.»
Come ha detto lo stesso Rossi, il resto è storia.
Il Grande Reset 2025

Morrison McKelvy Bonpasse nel 2006 parlava già della Single Global Currency, ovvero della valuta unica mondiale, e l’analisi del fenomeno la ritroviamo proprio nel suo saggio dal titolo omonimo di cui riportiamo un estratto:
«La Moneta Unica (Single Global Currency) avrà corso legale che può essere utilizzata per acquistare qualsiasi cosa ovunque all’interno dell’Unione Monetaria Globale senza la necessità di convertirla in una valuta estera. In alcune parti del mondo, potrebbe esserci una seconda o una terza valuta che potrebbe essere accettabile come moneta a corso legale, ma all’interno dell’Unione Monetaria Globale sarà accettata solo la Single Global Currency. Come proposto in precedenza, questa moneta assumerà quel manto quando raggiungerà l’uso in paesi le cui popolazioni comprenderanno una percentuale specifica del mondo. Il 40% sarebbe un buon inizio, ma i ‘vantaggi’ della moneta unica globale cresceranno man mano che tale percentuale si avvicinerà al 100 percento. Con l’accelerazione dell’utilizzo della Single Global Currency, il commercio internazionale e i contratti di investimento saranno sempre più denominati nella valuta globale unica. Per materie prime importanti come il petrolio, questo cambiamento sarà significativo. Le persone e le aziende di ogni paese all’interno del GMU potranno acquistare petrolio con la propria valuta, supponendo che i paesi produttori di petrolio siano membri o che il prezzo del petrolio sia espresso nella valuta unica globale, o entrambi.” A questo proposito, Bompasse cita a sua volta Richard Cooper, il quale scrisse che “Una moneta unica è possibile solo se vi è in effetti un’unica politica monetaria e un’unica autorità che emette la moneta e dirige la politica monetaria. Come possono gli stati indipendenti realizzare ciò? Attraverso la determinazione della politica monetaria da parte di un unico organismo sovranazionale, responsabile collettivamente nei confronti dei governi degli Stati indipendenti.»
Bompasse poi così continua:
«L’ufficio principale del GCB sarebbe probabilmente situato in uno dei maggiori centri finanziari del mondo a Basilea, Zurigo o Ginevra, in Svizzera. Essa è una roccaforte e, se deciderà di aderire, l’ubicazione del GCB proprio lì potrebbe essere l’incentivo necessario per quel paese ad aderire all’Unione monetaria globale come membro.»
Ricordiamo che proprio a Basilea ha sede la Banca dei Regolamenti Internazionali, quella che governa tutte le 160 banche centrali sparse in tutto il globo, ivi comprese quelle del falso mito dei “BRICS”, e che tutto il processo di transizione alle valute digitali, identità digitali, crediti sociali basati sull’impronta di carbonio (Project Aurum e Project Genesis 2.0 che trovate sul portale della Banca stessa – i link li potete reperire negli articoli sul blog dedicati alla Russia e alla Federal Reserve-) è diretto e orchestrato proprio dalla BRI, dalla Federal Reserve e da alcune delle più grandi corporation russe e cinesi (di proprietà sempre del World Financial Board residente nel Miglio Quadro Londinese).
Quindi l’affermazione di Bompasse non è un’ipotesi, bensì una certezza.
Richard Cooper a sua volta aggiunse che:
«Il consiglio di amministrazione sarebbe composto da rappresentanti dei governi nazionali, i cui voti sarebbero ponderati in base alla rispettiva quota del PNL nazionale nel prodotto lordo totale. Questa ponderazione potrebbe essere modificata a intervalli di cinque anni per tenere conto delle differenze nei tassi di crescita.»
Siamo sicuri che queste parole non ci dicano proprio nulla? I piani quinquennali staliniani? Se si tiene conto, come si è detto e comprovato a più riprese che ci troviamo nel bel mezzo di una comunistizzazione globale, non vi è alcun ragionevole dubbio che tale prospettiva sia, anche in questo caso, non un’ipotesi, bensì un’altra certezza.
Bompasse così continua:
«Un modello per la struttura del GCB è il Fondo monetario internazionale, governato dal Consiglio dei governatori, composto da un governatore per ciascuno dei 184 paesi membri. Il potere di voto è assegnato sulla base dell’assegnazione dei DSP, che, a sua volta, viene effettuata sulla base delle dimensioni dell’economia di una nazione. Poiché il consiglio si riunisce una volta all’anno, le operazioni dell’FMI sono gestite dal comitato esecutivo composto da ventiquattro membri. Cinque sono nominati dalle cinque nazioni più grandi, e gli altri diciannove sono eletti da gruppi di nazioni. Un altro modello è la Banca centrale europea, dove le decisioni sulla fissazione dei tassi chiave sono prese dal consiglio direttivo composto da un comitato esecutivo composto da sei membri e quindici rappresentanti delle banche centrali nazionali. Nel 2003, il Consiglio europeo ha approvato un piano per un’UEM allargata in base alla quale le quindici sedi della banca centrale sarebbero state ruotate tra gli attuali e i nuovi Stati membri.»
Perchè evidenziare tutto questo? Io non ho la sfera di cristallo e non so dire se nel 2025 ci sarà già tutto questo, ma so che sono in tanti coloro che hanno identificato questa data come punto di svolta nell’implementazione dell’Agenda sulla base del Great Reset, il quale, secondo costoro, non può avvenire senza una crisi economica su scala globale che sancirebbe definitivamente il fallimento del sistema precedente in funzione dell’avvallo di quello nuovo, proposto dalle figure “salvifiche” come Trump e Putin. Certo, c’è anche il discorso sulle nuove pandemie, ma quello sarà argomento di discussione in un altro articolo a parte.
Sappiamo che i BRICS sono molto avanti rispetto all’occidente sull’implementazione dell’Agenda, specie dal punto di vista digitale, e sappiamo che Trump ha sempre strizzato l’occhio alla digitalizzazione, al sistema finanziario quantico e via discorrendo. Basta questa semplice disamina per cogliere il disegno.
Quando Trump sarà rieletto sarà suo compito, oltre a quello di guidare la costruzione del Terzo Tempio (simbolo della Nuova era di “pace”), fare da ponte per l’Occidente verso Russia e Cina. Esattamente come aveva scritto Kissinger nel saggio World Order in cui aveva sottolineato come gli USA avrebbero dovuto avere il doppio ruolo di aprire la porta alla Cina da un lato, e accompagnare l’Occidente verso la nuova transizione dall’altro.
Conclusioni
L’attuale strategia del grande parassita dell’umanità, ossia la grande usura rappresentata dai banchieri internazionali, oltre ad aumentare i suoi profitti e quella di tagliare i rami piccoli in favore di uno snellimento del sistema con successivo aumento della concentrazione del potere finanziario in ulteriori pochi gruppi, è quella di introdurre la Central Bank Digital Currency (CBDC) per poi passare alla Single Global Currency (in piena linea con l’Agenda). Un Federal Reserve System 2.0.
Il monito per combattere tutto questo è sempre lo stesso. Come disse Ezra Pound:
«Schiavo è colui che aspetta che qualcuno venga a liberarlo.»
Del resto, Alfredo Bonatesta citato all’inizio, nel 1986 ci aveva già avvertito di quale sarebbe stata la destinazione finale:




Fonti
Bibliografia
- Alfredo Bonatesta – Sinarchia Universale, progetto di un Nuovo Ordine Mondiale;
- Epiphanius – Massoneria e sette segrete, la faccia occulta della storia;
- Peter Carroll & David W. Noble – Storia sociale degli Stati Uniti;
- Gary Allen – Nessuno Osi chiamarla cospirazione;
- Massimo Viglione – La Vandea italiana;
- Gian Paolo Pucciarelli – Segreto Novecento;
- Gian Paolo Pucciarelli (Jean Paul Prassard) – Dominio;
- Cleon Skousen – Il capitalista Nudo, da Wall Street alle botteghe nere;
- Antony Ciryl Sutton – La trilogia di Wall Street;
- Marco Della Luna – Oligarchia per popoli superflui;
- Marco della Luna – Tecnoschiavi;
- Emilio De Biase – L’Inghilterra contro il Regno delle Due Sicilie;
- Vito Tanzi – Italica. Costi e conseguenze dell’unificazione d’Italia;
- Emmanuel Malinsky &Léon De Poncins – La guerra occulta;
- Gian Pio Mattogno – Le origini della Seconda Guerra mondiale;
- Roberto De Mattei – I sentieri del male;
- Daniel Estulin – ISIS S.p.a.;
- Daniel Estulin – Tranevolution;
- Charles Callan Tansill – America Goes To War;
- Gertrude Coogan – Money Creators;
- Morrison Bonpasse – The Single Global Currency;
- Terry Melanson – Perfectibilists: The 18th Century Bavarian Order of the Illuminati;
- Secret History of the American Revolution: An Account of the Conspiracies of Benedict Arnold and Numerous Others Drawn from the Secret Service Paper;
- James Pearloff – Truth Is a Lonely Warrior: Unmasking the Forces behind Global Destruction;
- Anatoliy Golitsyn – Perestroika Deception;
- Frederick William Engdahl – A Century of War: Anglo-American Oil Politics and the New World Order;
- Peter N. Carroll & David W. Noble – Storia sociale degli Stati Uniti



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