Siamo giunti alla parte finale della nostra inchiesta. Ripartendo da dove avevamo lasciato, ossia sul quesito legato al dove e come si posizionerà l’Ucraina nel contesto mondialista. Per rispondere a questa domanda, è necessario effettuare un’analisi che si pone su di un piano ancora più alto, cioè spirituale, prima ancora che geopolitico.

La base di partenza riguarda le due punte di lancia che oggi portano avanti i piani mondialisti, ossia Vladimir Putin e Donald Trump, di cui abbiamo già parlato sempre nell’articolo dedicato alla Russia e Vladimir Putin per il primo e in quello su Trump diviso in tre parti per il secondo, la cui connessione con il potentato sovrannazionale è il perno centrale della questione. In tale contesto l’analisi viene ripresa ed allargata.

Sappiamo che Putin era già all’opera ai tempi del massone e membro del Lucius Trust Michail Gorbačëv (1), al quale fu tra l’altro molto vicino.

Vladimir Putin e Michail Gorbačëv, 1994

Non di meno, sappiamo che Putin, secondo la sua biografia scritta a quattro mani con la giornalista e politica Natalia Timakova intitolata “Ot pervogo litsa Razgovory” (2), trascorse l’infanzia in una kommunalka (un tipo di abitazione tipica ai tempi dell’Unione Sovietica e tuttora esistente nei Paesi dell’ex cortina di ferro). Il nonno paterno, Spiridon Ivanovič Putin lavorava come cuoco in una dacia al servizio di Lenin e Stalin.  La madre, Marija Ivanovna Šelomova era un’operaia mentre il padre, Vladimir Spiridonovič Putin, all’inizio degli anni ‘30 fu un sommergibilista della marina militare sovietica. Durante la Seconda guerra mondiale, fu arruolato dal NKVD in un gruppo di sabotatori.

Il dettaglio degno di nota è che Putin, fin da bambino, visse gran parte del suo tempo con una famiglia molto vicina ai suoi genitori, di fede Chabad Lubavich. Un rapporto destinato ad intensificarsi nel tempo, come quello con il capo del rabbinato russo Berel Lazar. 

Vladimir Putin e Berel Lazar

Curzio Nitoglia, nel saggio intitolato “I Lubavich e i potenti del mondo” scrive: «È interessante sapere che il Rabbino Capo russo Berel Lazar, nato a Milano nel 1964, a 14 anni (nel 1978), durante la Presidenza Jimmy Carter (1976/80) mentre in Russia si trovava al potere Leonid Bréžnev (dal 1964 sino al 1982), si trasferì negli Usa dove faceva parte della setta Chabad Lubavich (quella cui apparteneva la famiglia ebraica che crebbe il giovane Putin).» (3)

Il Wall Street Journal, a maggio 2007 pubblica un articolo in cui spiega che nel 2000, il rabbino Berel Lazar ha stretto un patto con il Cremlino: i Chabad Lubavich avranno un primato nel Rabbinato russo con l’elezione di Lazar a Rabbino capo di tutta la Russia; da parte loro si impegneranno a sponsorizzare l’astro nascente di Putin nel mondo intero (come ha fatto Jared Kushner con Donald Trump dal 2016). (4)

 Donald Trump e Jared Kushner
          Donald Trump nello Studio Ovale della Casa Bianca incontra i membri dell’American Friends of Lubavich

La connessione tra Putin e Trump in questo frangente viene spiegata con estrema chiarezza da Nitoglia, il quale scrive: «Anche il ruolo di Donald Trump è letto alla luce dell’apocalittica giudaica. Difatti è considerato dallo Chassidismo Chabad il Messia o quantomeno un suo precursore. Nel sito Right Wing Wacht un articolo di Brian Tashman pubblicato il 12 dicembre 2016 titola “Pastore della fine dei tempi: Donald Trump potrebbe essere il messia o il suo precursore”. L’Articolista cita lo scrittore Tom Horn secondo cui i rabbini “hanno rivelato che Trump potrebbe essere il messia, o un presagio dell’arrivo del messia simile a Giovanni Battista”. Ma anche Putin avrebbe un ruolo messianico. Il rabbino J. Immanuel Schochet, già docente di filosofia all’Humber College di Toronto, Ontario, Canada, basandosi su numerose fonti talmudiche e midrashiche, ci illumina su una singolare tradizione ebraica che “parla di due redentori, ognuno chiamato Mashiach. Entrambi sono coinvolti nell’inaugurazione dell’era messianica. L’aspetto singolare è che i due Presidenti, russo e statunitense, sono entrambi vicini ai Lubavich/Chabad e sono incredibilmente alleati di Benjamin Netanyahu Primo Ministro d’Israele.» (5)

Queste tematiche vengono viste con diffidenza dai più, eppure sono gli stessi sionisti a darne conferma. Tuttavia, ci teniamo a precisare che non si fa di tutta un’erba un fascio, né si vuole attaccare parte alcuna, bensì il discorso è incentrato su quella ristretta cerchia di potenti di cui abbiamo parlato.

Nitoglia, poi, così continua: «Sono Mashiach ben David e Mashiach ben Yossef. Il termine Mashiach non qualificato si riferisce sempre a Mashiach ben David (Mashiach il discendente di Davide) della tribù di Giuda. È il redentore effettivo (finale) che governerà nell’era messianica. (…). Mashiach ben Yossef (Mashiach il discendente di Giuseppe) della tribù di Efraim (figlio di Giuseppe), è anche indicato come Mashiach ben Ephrayim, Mashiach il discendente di Efraim. Verrà per primo, prima del redentore finale, e in seguito servirà come suo viceré. Il compito essenziale di Mashiach ben Yossef è quello di agire come precursore di Mashiach ben David: preparare il mondo per la venuta del redentore finale. Diverse fonti gli attribuiscono diverse funzioni, alcune addirittura gli attribuiscono compiti tradizionalmente associati al Mashiach ben David (come la raccolta degli esiliati, la ricostruzione del Bet Hamikdash e così via). La funzione principale e finale attribuita a Mashiach ben Yossef è di natura politica e militare. Combatterà la guerra contro le forze del male che opprimono Israele.» (6)

Seguendo questa strada, diamo uno sguardo a questi ultimi cinque anni. Se è vero che Putin corrisponde al Mashiach ben Yosef, la sua funzione risiede nel preparare la strada al Mashiach ben David, cioè Donald Trump.

Ebbene, riassumendo:

  • 2020: scoppia la farsa pandemica;
  • 2021: Trump conclude il suo primo mandato da presidente dando il via alla campagna di vaccinazione di massa mondiale (Operazione Warp speed) e tutto ciò che ne consegue;
  • Nello stesso anno la Russia firma l’accordo con il WEF per la designazione come polo centrale per la Quarta Rivoluzione Industriale (digitalizzazione mondiale). L’Agenda accelera nella sua implementazione, in particolare nei paesi BRICS;
  • Sempre nel 2021 Trump viene messo fuorigioco dall’elezione di Biden e Putin prende il sopravvento come “leader” internazionale;
  • Febbraio 2022, Putin inizia l’escalation in Ucraina che dura tutt’ora, nel bel mezzo della farsa pandemica, (si tenga a mente quanto detto sul periodo storico in cui è avvenuta la rivoluzione bolscevica, cioè a guerra mondiale in corso);
  • Nell’intermezzo che va dalla sconfitta di Trump nella campagna elettorale 2021 ad oggi, la figura di Putin si rafforza, i BRICS iniziano a prendere campo;
  • Nel 2024 si assiste ad un’escalation della guerra israelo-palestinese che si affianca a quella russo-ucraina;
  • Sempre nel 2024, precisamente a novembre, dopo una campagna mediatica in cui viene falsamente dipinto come un martire, Trump vince le elezioni e successivamente torna al timone degli Stati Uniti. Si comincia a parlare di pace. Che strano…

Se rileggiamo quanto scritto da Nitoglia, e lo mettiamo insieme a quanto appena visto, che cosa si deduce? Trump, la cui storia familiare e i relativi legami con il potentato sovrannazionale che durano da un secolo è stata affrontata nell’articolo a lui dedicato, ha svolto il suo ruolo per far sì che Putin prendesse il sopravvento sul piano internazionale. Una volta fatto questo, Putin avrebbe dovuto creare le condizioni per preparare il terreno al il ritorno del “martire”. Il passo successivo è l’avvicendamento (tortuoso) dei due, con lo scopo di guidare il mondo verso la pace, e in direzione di quella transizione che porterà a far pendere sempre di più l’ago della bilancia verso il “blocco contrapposto” all’Occidente. È esattamente ciò che sta accadendo oggi.

Questo è confermato anche da quanto scritto da Kissinger e che abbiamo visto nell’articolo sui BRICS, dove gli Stati Uniti devono “ritirarsi” sul piano internazionale, per fare da ponte alla Russia e alla Cina. Uscire dall’OMS, uscire dalla NATO e via discorrendo, sono tutte azioni prodromiche al piano globale. Quanto sta accadendo ora in Europa è una cartina tornasole per il discorso che stiamo affrontando. Non di meno, tutto ciò, era già stato scritto, in quanto la divisione del mondo in blocchi (Nord America, Panafrica, Eurasia e BRICS – Commonwealth), e sulla questione politica USA, Russia, Europa e via discorrendo, ne aveva dato già traccia lo storico, ricercatore, giornalista e scrittore francese Pierre Virion nel 1967, in un libro intitolato “Il Governo Mondiale e la Controchiesa”. Egli qui scriveva: «Un governo mondiale presuppone un’organizzazione appropriata del pianeta, e quindi la ripartizione di questo in zone geopolitiche ed economiche, vale a dire in grandi entità subordinate al governo universale. Questa divisione è stata prevista. È necessario conoscerla per la valutazione della politica internazionale attuale.» (7)

Si sottolinea ancora una volta che correva l’anno 1967. C’è tanto clamore per il riarmo dell’Europa quando era già stato prestabilito decenni addietro, perché era parte del progetto. Tuttavia, questo riarmo, stando ai piani, non riguarda una possibile guerra, bensì come strumento di repressione in mano al nuovo regime che si deve instaurare; sancire l’inizio dello scioglimento della NATO successivamente all’uscita degli USA. Poi, che possa essere usato come deterrente (insieme ad altri) per scatenare una guerra mondiale è possibile, ma non certo. Ad ogni modo, anche di questo, il Virion ci aveva già detto tutto in seno ad una possibile cessazione della subordinazione dell’Europa agli Stati Uniti: «… il pensiero di De Gaulle e quello del movimento Pan-europeo (Kalergi), si assicurano che non si distruggerebbe l’Alleanza Atlantica, ma tenderebbero alla disintegrazione della NATO, di cui si afferma che prepari la vittoria di Washington o di Mosca (o delle due insieme)… questa politica di disimpegno rinforza quella dell’Europa delle comunità; essa sottintende quella dell’Europa dall’Atlantico agli Urali. » (8)

“Benvenuta” Eurasia si potrebbe dire. È esattamente questo che sta accadendo in Europa ora, attraverso il suo lento smantellamento funzionale alla creazione di nuovo blocco assoggettato all’influenza sino russa con un proprio esercito interno.   

Sia Trump che Putin stanno lavorando a questo, e naturalmente anche gli altri, basti pensare alle politiche economiche suicide portate avanti dalla Von Der Leyen, anch’esse funzionali al piano.

Ricollegandoci alle connessioni di Trump e Putin che “giustificano” il loro operato in questo contesto e che si legano anche alla questione ucraina e a quella palestinese come dopo vedremo, è necessario ricordare che Trump ha sempre avuto a cuore le cause israelite, infatti, la sua politica, fin dai tempi della prima amministrazione, è sempre stata quella di appoggiare e favorire in ogni modo tutte le sue volontà, a cominciare da una delle azioni più eclatanti che mai nessun presidente degli Stati Uniti aveva osato prima. In data 6 dicembre 2017, il presidente Trump ha formalmente riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele e ha dichiarato che l’ambasciata americana sarebbe stata trasferita da Tel Aviv a Gerusalemme. (9)

Lasciamo la parola a Curzio Nitoglia: «Nel 1995 fu approvato il Jerusalem Embassy Act, una norma approvata dal Congresso che prevedeva lo spostamento dell’ambasciata americana nella capitale d’Israele, Gerusalemme. Questa legge prevedeva che il presidente rinviasse lo spostamento dell’ambasciata per questioni di sicurezza: la proroga fu rinnovata ogni sei mesi e tutti i passati Presidenti degli Stati Uniti, da Clinton fino a Trump, avevano utilizzato questo vincolo per motivazioni politiche. Ma lunedì 14 maggio 2018 è stata ufficialmente inaugurata l’Ambasciata americana a Gerusalemme, dopo che il presidente Donald Trump ne aveva annunciato lo spostamento da Tel Aviv già a dicembre 2017. Si capisce la gravità di questa decisione, anche in considerazione del fatto che per l’occasione è stata coniata una medaglia commemorativa sulla quale Trump è rappresentato come Ciro re dei persiani.» (10)

Senza stare a ripercorrere tutte le vicende israelite di Trump, notiamo come il conflitto in atto in Ucraina, si affianchi perfettamente a quello palestinese, sullo sfondo del discorso europeo che è stato fatto prima, e ultimamente, accompagnato dall’abbandono della Siria da parte della Russia. Tutto è collegato. Ormai è cosa nota che il piano di Trump per la Palestina vuol dire soltanto una cosa: i palestinesi devono lasciare la loro terra, con le buone o con le cattive.

Se da un lato abbiamo la costruzione di una Nuova Israele in Ucraina, dall’altro, si evince la volontà di consegnare il territorio palestinese a Israele e far sì di dare vita a quella che viene definita Grande Israele, cioè l’unificazione dei territori palestinesi con quelli israeliti. E non solo. Perché il progetto della Grande Israele riguarda anche i territori limitrofi, non a caso si parla di nuove tensioni con l’Egitto e via discorrendo.

Questa manovra ha una valenza del tutto spirituale, prima ancora che politica o di qualsiasi altra natura. Da un lato, la Russia, da sempre grande sostenitrice di Israele, che non può fare a meno dell’Ucraina, come ha scritto il ben noto bolscevico e cabalista Aleksandr Gel’evič Dugin in “I fondamenti della Geopolitica”: «Non esiste la Russia senza l’Ucraina; non può esistere l’Eurasia senza entrambe.» (11)

Dall’altro, Israele (e gli Stati Uniti a sostegno) che non può fare meno della Palestina, come ci ha detto decenni addietro il sionista presidente del congresso ebraico mondiale Nalhum Goldman: «Gli ebrei avrebbero potuto avere l’Uganda, il Madagascar e altri luoghi per l’istituzione di una patria ebraica, ma non volevano assolutamente nulla tranne la Palestina: non perché l’acqua del Mar Morto per evaporazione possa produrre cinque trilioni di dollari di metalloidi e metalli in polvere; non perché il sottosuolo della Palestina contenga venti volte più petrolio di tutte le riserve combinate delle due Americhe; ma perché la Palestina è il crocevia tra Europa, Asia e Africa, perché la Palestina costituisce il vero centro del potere politico mondiale, il centro strategico per il controllo mondiale.»

Naturalmente stiamo parlando di un sionista, il che significa che non parla a nome di tutti gli altri, anche se lo pretende, bensì, sempre a nome di quella ristretta cerchia di potenti.

Il piano Sinarchico che investe il mondo intero, figlio di una visione del mondo ben definita la cui realizzazione passa attraverso l’utilizzo di continue false contrapposizioni in ogni campo, mira a creare un centro di potere proprio in quel territorio che è sempre stato considerato fondamentale in quanto, appunto, crocevia di Europa, Asia e Africa.

La creazione di una Grande Israele che funge da cerniera tra oriente e occidente, e dunque da controllore fra i due blocchi, è la trasposizione su scala planetaria di un progetto spirituale sionista nascosto dietro l’inganno della multipolarità. Si tratta di quello che si potrebbe definire un impero che si staglia su un territorio più vasto di quanto non sia stato fino ad oggi, che trova il suo centro proprio a Gerusalemme, dove oggi sorge la capitale di Israele e che rappresenta il luogo di controllo e gestione del sistema mondialista. Infatti, così facendo avremo un ordine mondiale poggiato su tre basi fondamentali:

  • Grande Israele (capitale religiosa, centro politico e di controllo mondiale);
  • Mondialismo (pattern ideologico come impalcatura sistemica globale);
  • Comunismo tecnocratico (sistema politico);

Parallelamente, come seconda cerniera o crocevia che dir si voglia, si posiziona l’Ucraina come Nuova Israele, porta girevole tra l’Asia, la Russia e la “nuova” Europa, e cuore pulsante della neonata dimensione euroasiatica. La costituzione di questi blocchi (e degli altri) crea una condizione di accerchiamento per qualunque forza possa cercare di opporsi. Una piccola parentesi sull’Italia è doverosa, in quanto, potrebbe non rientrare appieno nel blocco eurasiatico.

L’Italia è il principale sbocco sul mediterraneo a cui il Commonwealth non vi rinuncerà mai per niente al mondo, salvo inversioni di rotta inaspettate. Inoltre, Giorgia Meloni è stato l’unico leader europeo a partecipare all’insediamento di Trump, comportamento assai anomalo se confrontato con quello degli altri leader europei. Quindi, per l’Italia, potrebbe non cambiare nulla, ossia continuare a mantenere una dimensione Atlantista nel suo insieme, ma che allo stesso tempo, mantiene ben saldi i rapporti economici e finanziari con il blocco sino russo che perdurano dal oltre cinquant’anni, come abbiamo visto nell’articolo intitolato “Dal falso bipolarismo alla falsa multipolarità”. Infatti, l’Italia, a suo modo, è sempre stato un altro crocevia fra i blocchi. Questo non significa che siamo salvi, anzi… ad ogni modo, vedremo come si evolveranno le cose.  

Chiusa la parentesi italiana, tornando a noi, la divisione del mondo in blocchi è parte integrante di questo progetto ad ampio respiro planetario che mira a propagandare il mito della multipolarità, ma dietro il quale si nasconde la volontà esposta dal rosacroce Jan Amos Comenius (1592 – 1670) di creare un unico centro religioso e di potere globale con capitale a Gerusalemme, cuore pulsante della Sinarchia Universale e del Nuovo Ordine Mondiale realizzato.

Questo è quello che prevede il piano mondialista, ed è ciò a cui è funzionale anche la false flag russo – ucraina. Le basi del Mondialismo e della Tecnocrazia risiedono proprio nel già citato Comenius, capo della congrega dei Fratelli Moravi e membro, appunto, della confraternita occultista dei Rosacroce. Nel suo saggio intitolato Panorthosia, egli progettò di assicurare la “pace” universale mediante una rieducazione dell’umanità realizzata da una filosofia razionale, una religione ecumenica e una lingua universale.

Questa rieducazione doveva essere guidata dalla “Corte Suprema dell’Umanità”, un senato internazionale degli iniziati (con sede a Gerusalemme, centro religioso e politico mondiale, Trump Docet!). A questo proposito non è un caso che in data 12 febbraio 2025, i rabbini di Israele hanno inviato una lettera al presidente Trump per chiedergli di istituire un tribunale divino internazionale a Gerusalemme. (12) E Comenius Docet.

Comenius ha disposto che il senato internazionale degli iniziati sarà diviso in tre sezioni:

  • “Consiglio della Luce”, ossia il tribunale culturale delle accademie scientifiche;
  • “Concistoro”, ossia il tribunale religioso delle Chiese;
  • “Consiglio della Pace”, ossia il tribunale politico dei popoli, composto però non da politici quanto da “saggi illuminati” esperti nelle tecniche per manipolare le coscienze e suscitare il consenso sociale. 

A tutto questo si deve legare il concetto di Sinarchia Universale (13), il quale non rappresenta solo una forma di governo unico mondiale in senso tecnico, quanto spirituale. Questa visione mondialista, partorita nella prima metà del Seicento, rappresenta la struttura del sistema politico, sociale, culturale, educativo, e spirituale di oggi.

Profezie autoavveranti, false contrapposizioni, teorie salvifiche di facciata che nascondono le vere trame del potere come quella della multipolarità, non sono altro che il paravento per l’instaurazione di un sistema totalitario su scala planetaria mai visto nella storia.

Si ribadisce ancora una volta che tutto questo non vuole essere in alcun modo un attacco verso il popolo israelita o qualsiasi altro, ma sottolineare che c’è una cerchia di potenti che credono fermamente in questo disegno. Non importa chi sia a portare avanti guerre, spargimenti di sangue o qualsiasi atto di violenza contro altri popoli, perché la condanna deve essere necessariamente la medesima.  Non devono esistere due pesi e due misure per nessuno al mondo, perché queste azioni vanno considerate allo stesso modo per chiunque si macchia di crimini contro l’umanità, si chiami Israele, Russia, America o chi per esso.

In conclusione, osserviamo la costruzione della Grande Israele che sarà il centro della nuova Governance globale, nonché luogo della Controchiesa come capitale della religione mondiale (lux in tenebris, Comenius) crocevia tra Europa, Asia e Africa. Assistiamo alla costruzione della Nuova Israele in Ucraina (spacciata per “Operazione militare speciale”) la quale fungerà da secondo crocevia come detto prima. Vediamo concretizzarsi il progetto della regionalizzazione del mondo in blocchi, unificati sotto un’unica struttura di potere mondiale: Sinarchia Universale, celata dietro il paravento del bipolarismo prima e oggi della multipolarità.

Questo potere non opera mai sul breve, ma sul lungo termine. Come rese noto Serge Hutin, maestro di 30° grado del Rito Scozzese Antico e Accettato: «Il piano per arrivare alla Sinarchia Universale è un passaggio della fiaccola non solo fra gli uomini votati alla causa, ma anche tra sistemi.» (14)

Il vecchio integra gradualmente il nuovo.

Benvenuti nel Nuovo Ordine Mondiale. Ci siamo già dentro.

Nota dell’autore

Questa inchiesta non è stata concepita solamente con la volontà di fare chiarezza sulla questione russo – ucraina, bensì anche su come essa rientri nel progetto mondialista. Tuttavia, nonostante non inserisca mai opinioni personali nei miei articoli, questa volta vorrei fare uno strappo alla regola. Oltre ad esprimere tutta la mia vicinanza e il mio sostegno per il popolo palestinese, vorrei fare lo stesso per tutti quei cittadini ucraini indipendentisti che rifiutano l’idea di essere assoggettatati alla Russia, tanto quanto all’Occidente. Queste persone non hanno voce in capitolo, non vengono mai prese in considerazione, nessuno presta loro ascolto. Ebbene, questa inchiesta è anche per loro, poiché consapevoli dell’esistenza di un piano preordinato che mira a distruggere qualsiasi sentimento di autodeterminazione e indipendenza del popolo ucraino.

E badate bene cari lettori, che questo discorso vale per tutti i popoli del mondo, poiché in ogni paese ci sono persone che non vogliono essere assoggettate all’influenza di nessuno, ma desiderano soltanto essere veramente libere. E questo vale anche per il popolo russo. E a tal proposito, proprio recentemente, molti cittadini russi hanno espresso il proprio totale dissenso nei confronti di Putin attraverso una petizione, dichiarandosi fra l’altro, contrari all’istituzione del controllo totale e della dittatura del comportamento sociale dei cittadini attraverso il rublo digitale. Non di meno, la petizione richiede l’immediata nazionalizzazione della banca centrale russa. Potete leggere tutto a questo indirizzo:

La mia solidarietà, dunque, va anche a quella parte di popolo russo che ha deciso di opporsi al regime neo-sovietico di Putin. Così come va a tutti quei cittadini di tutti i paesi del mondo decisi a vivere una vita in piena autodeterminazione e indipendenza da qualsiasi forza esterna o condizionamento economico, finanziario, politico e geopolitico di sorta.

Se è vero che il male può essere rappresentato da una cerchia ristretta di uomini con un progetto diabolico chiuso nel palmo di una mano, è altrettanto vero che questo non potrebbe realizzarsi senza il collaborazionismo degli uomini. Sono tutti coinvolti, tutti i leader politici di ogni singolo paese del mondo, il mainstream, la controinformazione, tutti. E purtroppo, questo collaborazionismo, spesso, tocca anche coloro che abbiamo accanto.

E dunque noi abbiamo le nostre responsabilità, perché fintanto che ci saranno fra noi dei parassiti pronti a vendersi l’anima al diavolo pur di sopravvivere in questo mondo ormai antiumano e prossimo ad un cambiamento radicale che non si è mai verificato prima nella storia dell’umanità, nulla potrà cambiare.

Indice delle note

  1. Epiphanius, Massoneria e sette segrete, la faccia occulta della storia;
  2. Natali︠a︡ Timakova e Vladimir Vladimirovič Putin – Ot pervogo litsa Razgovory;
  3. Curzio Nitoglia, I Lubavich e i potenti del mondo;
  4. Curzio Nitoglia, I Lubavich e i potenti del mondo;
  5. Curzio Nitoglia, I Lubavich e i potenti del mondo;
  6. Curzio Nitoglia, I Lubavich e i potenti del mondo;
  7. Pierre Virion – Il governo mondiale e la controchiesa;
  8. Pierre Virion – Il governo mondiale e la controchiesa;
  9. Curzio Nitoglia, I Lubavich e i potenti del mondo;
  10. Curzio Nitoglia, I Lubavich e i potenti del mondo;
  11. Aleksandr Gel’evič Dugin in “I fondamenti della Geopolitica”;
  12. https://www.sefaria.org/sheets/625978?lang=bi
  13. Alfredo Bonatesta – Sinarchia Universale, progetto di un Nuovo Ordine Mondiale;
  14. Serge Hutin – Governi occulti e società segrete;

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