
Buongiorno a tutti voi cari lettori e ben ritrovati.
Dopo tanto tempo, torniamo in grande spolvero, alle nostre vecchie abitudini, ossia, dipanare la nebbia attraverso la quale poter vedere che cosa sta realmente accadendo al di là del teatro globale atto ad intrattenere la massa mondiale.
Possiamo considerare questo articolo come una piccola continuazione di quanto affrontato nel libro sulla comunistizzazione globale e i BRICS.
Il bombardamento mediatico da parte di tutta l’informazione (mainstream e “alternativa”) rimane costante; tuttavia, ciò che viene mostrato nasconde tutta una serie di fatti di cui la maggioranza non è a conoscenza.
Naturalmente, non possiamo non partire dal mondo pseudo multipolare, argomento di discussione a noi molto caro dato ciò che rappresenta, per poi spingerci oltre…
E se avete letto il libro sulla Comunistizzazione globale e i BRICS, avrete già un’idea del perchè.
Sappiamo che in tutto l’Occidente, la situazione economica non è florida, così come sappiamo molto bene che questa è voluta; ciononostante ci viene chiesto di guardare con grande ammirazione oltre i confini occidentali per prendere esempio da coloro che, solo sul piano teorico, stanno lavorando per il bene dei propri paesi. Proprio questa mattina mi è stata girata una notizia da parte di un noto canale di informazione alternativa in cui si asseriva che l’economia russa continua a crescere, e che gli indicatori parlano di una evoluzione positiva e costante.
Naturalmente non vi era traccia di fonti attendibili, e così, sono andato a verificare gli indicatori direttamente sulla banca centrale russa dove sono riportati i seguenti dati:

Ora, non ci vuole un genio per capire che con un inflazione dell’8,1% un tasso chiave del 17%, la situazione è tutt’altro che rosea, anzi, è decisamente grave. Il parametro prende come riferimento agosto e da allora non è cambiato. Nondimeno, sempre la banca centrale russa, in un comunicato ufficiale del 15 settembre (tre giorni fa), asseriva che negli ultimi 12 mesi, i prezzi in Russia sono aumentati dell’8,1%, leggermente al di sotto del livello di luglio (8,8%).
Ora, se c’è un aumento dei prezzi, significa che è aumentato il costo della vita. E se aumenta il costo della vita, significa che è aumentata l’inflazione. Tralasciando le definizioni da salotto del concetto di inflazione, per capire e interpretare al meglio i dati che vengono riferiti, apriamo una piccola parentesi su questo tema.
Partiamo dal presupposto che l’inflazione e la deflazione, ossia l’espansione e la contrazione di credito e denaro, sono due strumenti monetari che da sempre vengono utilizzati per strozzare le nazioni di tutto il mondo.


Le banche riescono a giocare in questo senso attraverso i tassi d’interesse ed il diritto che si sono arrogate nel tempo di “richiamare” i prestiti elargiti entro 24 ore (cioè pretendono un subitaneo saldo dell’ammontare del debito contratto). Le banche controllano quello che in termini finanziari si chiama “business cycle” o andamento ciclico degli affari.

Questa ciclicità è una bufala o più precisamente un artifizio. Il denaro correttamente emesso (privo di debito ed interesse all’origine) assolve la funzione principe di mantenere i prezzi stabili, senza inflazione e senza debito. Tramite il sistema che si è consolidato nel corso dei secoli e tutt’ora vigente, invece, le banche possono abbassare o alzare il costo del denaro tramite i tassi di riferimento. Questo permette ad esse di creare artificialmente inflazione o deflazione, e determinare quindi recessioni o boom economici.
Quanto più i tassi saranno bassi quanto più denaro ci sarà in circolo. Quando la massa monetaria presente nel mercato è tanto superiore a quella dei beni e servizi presenti nel mercato stesso, si ha inflazione (deprezzamento del denaro e quindi aumento generale dei prezzi). Quando l’inflazione diventa insostenibile ed il potere d’acquisto dei cittadini è ridotto all’osso, i banchieri alzano i tassi di interesse, cioè aumentano il costo del denaro. Dopo un periodo di relativa stabilità e “ripresa” economica, la tendenza al rialzo si fa sempre più pesante sino a provocare la Deflazione (la massa monetaria viene contratta).
La deflazione comporta a catena due reazioni di mercato. Una è che, essendo il denaro tenuto artificialmente scarso, i cittadini avranno sempre più difficoltà a ripagare i debiti. La seconda è che il sistema economico attraverserà un periodo di recessione. Questo perché ci sono più beni e servizi di quelli che possono essere comprati. Se il denaro non c’è, lo scambio fra le parti non può avvenire (se non sotto forma di baratto). Tale situazione di generale insolvenza e d’anemia economica permette alle banche di compiere una vera e propria mattanza di tutto quel valore reale (case, aziende, terreni, ecc) che era stato messo come ipoteca o garanzia, a fronte del debito contratto con la banca, dai comuni cittadini o stati.
Quindi, se da una parte l’inflazione è una tassa nascosta che si ripercuote sulla comunità dei cittadini (con la perdita di potere d’acquisto), dall’altra è una manna per i banchieri che mietono profitti da capogiro tramite la creazione di denaro dal nulla. Allo stesso modo se la deflazione comporta una generale insolvenza da parte della collettività ed una scarsa attività economica, dall’altra rappresenta una grande opportunità di speculazione ed espropriazione di valore reale da parte della banca.
Ne consegue che questo tipo di pratiche monetarie sono altamente politicizzate e seguono una propria Agenda. E la banca centrale russa, come abbiamo appena visto per l’ennesima volta, è una conferma. Dunque, seguono logiche di profitto basate su un costante trasferimento di ricchezza dalle classi basse e medie a favore dei soliti noti. Inflazione o deflazione fa poca differenza, le banche vincono sempre.
Una volta compreso questo, possiamo dare un significato ancora più esaustivo ai dati della banca centrale russa, ossia, il debito pubblico è aumentato. E qualcuno ora dirà “potevi dirlo subito senza dilungarti”, ma è inutile dare un dato senza comprendere come questo viene estrapolato. Non voglio tornare sul falso mito del debito pubblico, confido nel fatto che abbiate letto gli articoli sul tema monetario. Ad ogni modo, non vi sono ancora dati ufficiali al 2025 sul debito pubblico russo, ma stando a quelli pubblicati dalla banca centrale russa e anche da Trading Economics, a fine 2024, il debito pubblico in Russia è aumentato a 20.586,54 miliardi di rubli già in aprile rispetto ai 20.564,50 miliardi di rubli di marzo. Significa che in un solo mese il debito pubblico della Russia è aumentato di circa 20 miliardi:

Dunque, i cittadini russi stanno pagando più tasse per il denaro che hanno in “tasca”, grazie ai prestiti che la banca centrale elargisce allo stato russo. Il fenomeno usuraio, ancora una volta, la fa da padrone. Sappiamo che, come abbiamo appurato molte volte, la banca centrale russa, come tutte le banche centrali del mondo, è in mani private, come è sempre stato, ma per gli irriducibili del “La Russia è un paese sovrano”, suggerisco di approfondire come funzionano le banche centrali e capire perché stanno cadendo in un errore madornale.
Però, si parla sempre dei debiti pubblici occidentali. Perchè? Come mai nessuno parla del debito pubblico cinese?
Il debito pubblico cinese è in costante aumento, con dati della banca centrale cinese ancora del 2024 (del 2025 non si hanno ancora stime ufficiali), pubblicati dal Cina Economic Information Service che mostrano un debito del 60,5% del PIL a fine 2024, mentre le stime che includono i veicoli di finanziamento dei governi locali (debito “fuori bilancio”) portano il rapporto a circa il 124% del PIL. La situazione è disastarosa per le agenzie di rating come Fitch, che ha abbassato l’outlook del rating sovrano a negativo a causa dei crescenti rischi per le finanze pubbliche e del rallentamento economico:

Lo stesso vale per l’India, i cui dati della banca centrale indiana, pubblicati da Trading Economics, registrano un debito pubblico/PIL del 81,92 percento del Prodotto interno lordo già del paese nel 2024. Debito pubblico sul PIL in India è stato in media del 70,14% dal 1980 al 2024, raggiungendo il massimo storico del 89,24% nel 2020 e il minimo storico del 47,94% nel 1980. La situazione economica dell’India è disastrosa, eppure si continua a cavalcare certe teorie. Lo stesso vale per tutti gli altri pesi del “blocco” di cui stiamo parlando.
A proposito, tanto per fare un altro esempio, dal momento che mi sono state girate notizie di diversi canali che parlano del “miracolo” Traorè nel Burkina Faso (un criminale di guerra al soldo dei soliti noti come abbiamo già visto in passato), vorrei segnalare, che stando ai dati ufficiali della banca centrale, il debito pubblico del Burkina Faso è in aumento; il debito estero è cresciuto a 4.992 milioni di euro nel 2023 rispetto ai 4.660 milioni del 2022, mentre il rapporto debito/PIL dovrebbe raggiungere il 50% entro il 2025, secondo le previsioni macroeconomiche:
Questo aumento è attribuito principalmente agli elevati deficit di bilancio, con una diminuzione del bilancio statale registrata a -10,40% del PIL nel 2022. Povertà, degrado e instabilità sono in continua crescita nel Burkina Faso. E magari, ci mettiamo dentro i prestiti richiesti da Traorè alla Banca Mondiale e al FMI sottoscritti quest’anno di cui abbiamo già ampiamente parlato, che hanno prodotto conseguenze nefaste per il paese. L’usura, signori miei, non ha Stato, né confini di Stato, non ha bandiera né colore e non risparmia nessuno.
Ora, perché ci dicono che l’economia di questi paesi, specialmente quella russa, va a gonfie vele quando, in realtà è l’esatto contrario? La sapete la risposta ormai, amici miei. Noi dobbiamo guardare verso il mondo “multipolare” e abbracciare quel modello.
Tornando sui nostri passi, risulta interessante, tra le news del momento, il documento ufficiale pubblicato dalla banca centrale russa, denominato “Programma di sviluppo del mercato finanziario per il 2026-2028”:
Ebbene, al di là dei “fantastici” proclami dove si vuole far passare lo sterco per cioccolata, diamogli uno sguardo.
A pagina 31 leggiamo:
“Una delle tendenze più significative è stata il continuo passaggio dei cittadini ai servizi finanziari online. Dal 2016, si è registrato un aumento significativo dell’utilizzo di canali di servizi a distanza per i trasferimenti da parte di privati e aziende (dal 23,7% nel 2016 al 76,6% nel 2024). I consumatori si rivolgono sempre più ai canali a distanza grazie alla loro facilità d’uso e all’adozione di soluzioni moderne (app, codici QR) da parte degli operatori di mercato. La quota di russi che utilizza il mobile banking tramite app o comandi SMS per i trasferimenti è aumentata dal 40,2% nel 2018 al 68,8% nel 2024.”
Nondimeno, andando oltre si legge: “I consumatori si fidano degli strumenti di pagamento digitali e ne stanno ampliando l’utilizzo. Nel decennio 2015-2025, la quota dei pagamenti senza contanti sul fatturato al dettaglio è aumentata dal 25,2% all’86,7%. Il contante rimane il mezzo di pagamento più diffuso per beni e servizi, carte di pagamento, ma la loro quota è in calo. Ciò è dovuto al fatto che i cittadini scelgono sempre più metodi di pagamento alternativi (codici QR, biometria e altri). La loro quota sul volume totale dei pagamenti non in contanti nel primo trimestre del 2025 era del 13,5%. L’espansione dei metodi di pagamento è dovuta allo sviluppo delle infrastrutture di pagamento, tra cui codici QR, SoftPOS e acquisizione biometrica. I codici QR, la biometria e altri servizi che consentono pagamenti e trasferimenti digitali non sostituiscono i tradizionali pagamenti con carta, ma piuttosto li integrano in ambiti in cui sono più richiesti, efficienti e convenienti. Il numero di carte Mir è quadruplicato dall’inizio del 2022, superando i 440 milioni entro la fine del primo semestre del 2025, rappresentando il 67,9% dell’offerta totale di carte. La crescita dinamica delle carte Mir è trainata dalla loro funzionalità unica e dalla sostituzione delle carte dei sistemi di pagamento internazionali nel mercato interno. Oltre ai servizi finanziari, le carte Mir offrono un’ampia gamma di servizi non finanziari, a dimostrazione dell’elevato livello di maturità del sistema di pagamento. A fine giugno 2025, l’applicazione di pagamento Mir Pay è disponibile per i clienti di 179 istituti di credito, rispetto alle 82 banche di inizio 2022.”
Perdonate l’espressione, ma allora non sono solo i popoli occidentali ad essere dei tonni. Ricordando, come abbiamo appurato più volte, che la digitalizzazione e l’Agenda sono in fase più avanzata nei paesi “BRICS” ecc, non dobbiamo stupirci.
Ma andiamo ancora oltre e leggiamo ancora: “L’introduzione di un codice QR universale, che fornisce un’infrastruttura uniforme e accessibile a tutte le banche, indipendentemente dalle loro dimensioni e dal loro livello di maturità tecnologica, mira anche a promuovere la concorrenza. Il codice QR universale è stato implementato sull’intera rete di acquiring SBP (disponibile per oltre 200 banche per i pagamenti tramite SBP). I servizi di pagamento di alcune banche sono già stati collegati ad esso. Questo non solo offre ai privati la libertà di scegliere il proprio strumento di pagamento, ma offre anche agli esercenti e ai fornitori di servizi la libertà di scegliere i metodi di pagamento da accettare. Un elemento integrante dell’infrastruttura di pagamento complessiva è il Financial Messaging Transmission System (FMS). Si tratta di un canale affidabile e sicuro per lo scambio di informazioni di pagamento tra le banche. Nel 2024, il numero totale di messaggi trasmessi tramite FMS è aumentato del 23% rispetto al traffico del 2023 e del 140% rispetto al 2022. All’inizio di agosto 2025, organizzazioni utilizzavano l’FMS.”
E poi: “Lo sviluppo dell’identificazione remota tramite il Sistema Biometrico Unificato (UBS) rimane una priorità . L’UBS consente l’apertura di conti bancari, la richiesta di prestiti, l’acquisto di SIM elettroniche e altri servizi a distanza. È sufficiente confermare la propria identità tramite dati biometrici: un’immagine facciale e/o la voce. L’UBS è in fase di sviluppo in due aree
principali: semplificare la raccolta di campioni biometrici ed espandere la gamma di servizi offerti. Il processo di registrazione dei dati personali biometrici nell’app mobile “Gosuslugi Biometrics” è stato ottimizzato, rendendo la registrazione UBS cinque volte più rapida. L’intero processo di registrazione richiede ora solo due minuti. Sono stati inoltre implementati diversi nuovi servizi, tra cui il pagamento del biglietto della metropolitana e “Start a Business Online”, che consente alle aziende di registrarsi a distanza in poche ore. È in fase di sperimentazione un servizio di bioacquisizione che consente ai cittadini di effettuare pagamenti tramite dati biometrici. Negli ultimi tre anni, le banche hanno registrato oltre 5 milioni di campioni biometrici. Oltre 1,8 milioni di campioni sono stati registrati tramite l’app Gosuslugi Biometrics.”
Signori, anche se abbiamo affrontato tali argomenti alla nausea, queste informazioni sono di vitale importanza per noi, perché ci danno l’idea esatta di cosa arriverà qui in occidente e come arriverà e meritano tutta la nostra attenzione, specialmente perchè non vengono divulgate da nessuno. Non voglio andare oltre con gli estratti del documento, ma vi invito a scaricarlo e a leggerlo con occhio critico per farvi un’idea. Ve lo allego qui, tradotto in italiano:
In tutto questo, le notizie che arrivano dai più disparati canali di informazione alternativa e mainstream, continuano a portare avanti la narrazione della contrapposizione tra potenze dove, l’asse Sinorusso e i paesi ad esso collegati, starebbero andando controcorrente su ogni fronte. Dunque, potremmo parlare, ad esempio, di un altro evento recente di notevole importanza di cui nessuno ha dato notizia.
La camera di commercio americana in Cina, ci informa che il 9 settembre, durante la 25 Fiera Internazionale Cinese per gli Investimenti e il Commercio (CIFIT), si è tenuto a Xiamen il “China Provinces-US States Economic & Trade Cooperation Exchange”. La camera di commercio, in qualità di co-organizzatore, era rappresentata dal Presidente Michael Hart e dalle aziende associate.
Per chi non lo sapesse, Michael Hart è un sodale di Wall Street. Costui, di cui nessuno parla, prima di entrare a far parte di AmCham China, ha trascorso gran parte della sua carriera nel settore immobiliare commerciale a Taipei, Shanghai e Tianjin, inclusi quasi 20 anni presso una società di servizi immobiliari quotata alla Borsa di New York. Non vi sembra un pò strano che un sodale di Wall Street, abbia iniziato la sua “carriera” nel campo immobiliare in Cina esattamente un anno prima della nascita dei BRICS? Era il 2005 quando Hart prese il volo.
Ha iniziato nella divisione di ricerca, fornendo informazioni a proprietari immobiliari, occupanti e investitori su transazioni e macro tendenze, per poi aprire, costruire e dirigere una filiale dell’azienda in Cina. In seguito, ha aperto una società privata di consulenza e investimenti che, tra gli altri progetti, ha investito in ristoranti e fast food. Oltre a tutto questo, Hart ha fatto parte del Comitato Esecutivo della sezione di Tianjin per quasi 15 anni, ricoprendo diversi mandati come Presidente. Ora che nessuno parli di personaggi del genere che in Asia hanno un potere e un’influenza fortissime è alquanto grave.
Il ruolo del signor Hart in qualità di presidente, è quello di supervisionare tutte le attività, i programmi, le partnership e gli approfondimenti forniti dalla Camera di commercio americana in Cina per supportare la crescita aziendale di oltre 1200 società straniere che operano in Cina, tra cui la maggior parte delle aziende Fortune 500 statunitensi. Le attività di sostegno e appoggio della Camera includono l’importante Libro Bianco “American Business in China” e il Business Climate Survey, entrambi pubblicati annualmente, oltre a numerose interazioni con i governi statunitense e cinese:
Come dicevamo, il 9 settembre, durante la 25 Fiera Internazionale Cinese per gli Investimenti e il Commercio (CIFIT), si è tenuto a Xiamen il “China Provinces-US States Economic & Trade Cooperation Exchange, dove Hart ha tenuto un discorso a nome della Camera e delle sue aziende associate, mentre diversi rappresentanti delle aziende hanno condiviso le loro opinioni durante i dibattiti. Il Vice Ministro del Commercio e Vice Rappresentante per il Commercio Internazionale della Cina Ling Ji, nonché il Vice Governatore della Provincia del Fujian Wang Jinfu, hanno tenuto i discorsi principali all’incontro.

Nel comunicato ufficiale sul portale della Camera si legge che: “Nel suo intervento, Michael Hart ha sottolineato che gli scambi locali sono sempre stati un pilastro delle relazioni tra Stati Uniti e Cina. Queste connessioni hanno contribuito a rafforzare la resilienza, stimolare l’innovazione e apportare benefici concreti a entrambi i Paesi. In settori come l’energia, la sanità e i beni di consumo, le aziende americane hanno collaborato con partner cinesi per introdurre tecnologie all’avanguardia, condividere competenze e sviluppare soluzioni su misura per le esigenze locali. Guardando al futuro, c’è ancora ampio spazio per la collaborazione. Con l’evoluzione dell’economia globale, emergono nuove opportunità in settori come la transizione energetica, l’innovazione digitale, l’accesso all’assistenza sanitaria e il consumo sostenibile. Rafforzare la cooperazione a livello locale può aprire maggiori opportunità per le imprese statunitensi in Cina, portare maggiori investimenti e crescita alle comunità locali e generare maggiori benefici condivisi per entrambe le nazioni.”
Come diciamo sempre, alla faccia della contrapposizione tra potenze. Ma leggiamo ancora: “Ling Ji, Vice Ministro del Commercio e Vice Rappresentante per il Commercio Internazionale della Cina, ha delineato la traiettoria di sviluppo delle aziende statunitensi in Cina, guardando al passato, al presente e al futuro. Ha osservato che la maggior parte delle aziende americane è da tempo profondamente radicata in Cina e ha registrato una rapida crescita. Oggi, la Cina offre alle imprese straniere non solo i dividendi dei vantaggi in termini di costi e di un vasto mercato, ma anche i “dividendi profondi” di una domanda diversificata dei consumatori, una filiera industriale e di fornitura completa, un ecosistema di innovazione avanzato, numerosi scenari applicativi e la continua espansione dell’apertura istituzionale. Nel contesto delle incertezze globali causate dal protezionismo commerciale, Ling ha sottolineato che l’elevata qualità dello sviluppo e il forte slancio innovativo della Cina rimangono una certezza, rendendo gli investimenti in Cina un modo per crescere e per tutelarsi dall’incertezza. Ha inoltre affermato che il Ministero del Commercio continuerà a sostenere e facilitare un maggiore sviluppo per le aziende americane che operano in Cina.”
Tutto questo risulta coerente con quanto avevamo visto con il vertice BRICS di Kazan, dove i paesi avevano richiesto ulteriore assistenza occidentale su ogni fronte per il loro sviluppo. Vi è da segnalare inoltre, e lo potete leggere al link postato sopra, che l’evento ha riunito circa 200 rappresentanti delle amministrazioni locali e del mondo imprenditoriale, tra cui delegazioni provenienti dagli Stati Uniti dalla California, Illinois, Washington, Georgia e New Jersey, concentrandosi sulla transizione ecologica congiunta e sulla cooperazione sanitaria. Quindi, le condizioni dei debiti come visto prima, sono disastrose, tuttavia, si continua a perseverare….
Il continuo ribadire da parte dei paesi BRICS di voler sostenere l’ONU e OMS come pilastri della governance globale su tutti i fronti, anche sul piano sanitario, dovrebbe fare riflettere. Non meno importante è il pieno appoggio all’applicazione totale dell’intelligenza artificiale e alla digitalizzazione. Già quest’estate, il portale ufficiale dei BRICS ribadiva l’urgenza di promuovere l’innovazione dell’intelligenza artificiale.

Leggiamo direttamente dal portale ufficiale riportato nel link sopra: “In termini di capacità di intelligenza artificiale, la Cina continua a essere la nazione leader tra i BRICS. L’indice AI 2024 di Stanford indica che la Cina è responsabile del 47,2% degli articoli di intelligenza artificiale più citati al mondo e detiene il primato mondiale nelle domande di brevetto in questo settore. Il “Piano di sviluppo dell’intelligenza artificiale di nuova generazione” del governo ha ottenuto oltre 150 miliardi di dollari di finanziamenti. Inoltre, aziende cinesi come Baidu e Huawei hanno sviluppato chip di intelligenza artificiale e modelli linguistici di grandi dimensioni che sono competitivi con quelli di Google e OpenAI. L’India sta attivamente adottando l’intelligenza artificiale sovrana, spinta dalla sua popolazione tecnologicamente esperta e dal panorama delle startup in espansione. Un’iniziativa chiave in questa direzione è la missione “IndiaAI”, lanciata nel 2023. Questo programma, supportato da un finanziamento di 1,2 miliardi di dollari, mira a promuovere lo sviluppo di modelli linguistici indiani open source, creare strumenti di intelligenza artificiale su misura per settori come l’agricoltura, l’istruzione e la sanità e incoraggiare la progettazione di chip indigeni. Nel 2023, il presidente Putin ha definito l’intelligenza artificiale come un “campo di battaglia del futuro”, intrecciando lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in Russia con la sua sicurezza nazionale. Ha annunciato la “Strategia nazionale per l’intelligenza artificiale 2030”, stanziando oltre 100 miliardi di rubli (circa 1,2 miliardi di dollari) per la tecnologia della difesa, il riconoscimento vocale e l’automazione. Brasile e Sudafrica stanno diventando centri leader per l’innovazione etica dell’intelligenza artificiale, soprattutto in agricoltura e sanità pubblica. La brasiliana Embrapa ha sviluppato strumenti di intelligenza artificiale per l’agricoltura di precisione utilizzando dati satellitari. Analogamente, il CSIR sudafricano sta promuovendo l’intelligenza artificiale attraverso le sue iniziative Smart Mobility ed eHealth. Anche Etiopia ed Egitto stanno compiendo progressi nella sovranità digitale. Stanno investendo in centri di ricerca sull’intelligenza artificiale e costruendo infrastrutture di governo intelligenti, come dimostra la piattaforma egiziana “Digital Nation”, una suite di e-governance basata su analisi di machine learning.”
E poi parlano dell’occidente che, sottolineo, non è meglio/salvo o chissà che, semplicemente, da noi, certe cose, come le CBDC non ci sono, mentre nei paesi menzionati, tanto per fare un esempio come abbiamo già visto, ci sono da anni. Al di là dei falsi proclami di volersi liberare dall’egemonia occidentale dei grandi banchieri internazionali, cosa che abbiamo comprovato essere falsa, chi finanzia tutto questo? Le banche private? Sì, anche. Finanziarie? Certo. Investitori privati che sostengono i governi tecnocratici? Ovviamente.
Ma anche la New Development Bank (NDB) dei BRICS, un’istituzione di proprietà (si fa per dire) degli stati membri BRICS con sede a Shanghai. Questa, come dice espressamente il portale ufficiale dei BRICS è: “Sempre più attiva nel finanziamento delle infrastrutture di intelligenza artificiale. Nel 2025, la NDB ha introdotto un “Fondo per la sovranità digitale” da 5 miliardi di dollari. Questo fondo sostiene parchi di ricerca sull’intelligenza artificiale, data center e produzione di semiconduttori nei paesi membri, con progetti di rilievo come il cluster cloud per l’intelligenza artificiale degli Emirati Arabi Uniti e la zona di ricerca e formazione sull’intelligenza artificiale in Etiopia ad Addis Abeba.”
Addis Abeba, un luogo profanato da questa schifezza umana, dove il grande Sankara parlò per l’ultima volta e che mai avrebbe accettato tutto questo. MAI.
Probabilmente non lo sa nessuno, ma esiste un Comitato per l’abolizione del debito illegittimo (CADTM), sul piano internazionale, e che sta portando avanti una battaglia di informazione vera per far comprendere alle persone che non c’è nessun paese fuori dal giogo della grande usura internazionale, e che il giochetto dei BRICS è un paravento:
Direttamente dal portale ufficiale del Comitato, leggiamo alcuni estratti di una pubblicazione rilasciata ieri, 17 settembre 2025: “Di fronte alla posizione aggressiva di Donald Trump sui dazi doganali, i paesi membri dei BRICS+ stanno conducendo negoziati privi di coesione. Non c’è alcuno sforzo evidente da parte loro per formare un blocco unito. In risposta agli attacchi di Trump, Cina e India stanno rafforzando i loro legami e mantenendo significative relazioni commerciali con la Russia, ma queste nazioni non stanno cooperando come un blocco, né con gli altri due membri fondatori dei BRICS, Brasile e Sudafrica, né collettivamente come BRICS+. Sebbene i 10 paesi membri BRICS+ rappresentino la metà della popolazione mondiale, il 40% delle risorse energetiche fossili, il 30% del PIL globale e il 50% della crescita economica, non propongono un modello di sviluppo diverso. I leader dei BRICS sono profondamente radicati nel modo di produzione capitalista, che ha provocato l’attuale crisi ecologica. I paesi BRICS sostengono la preservazione dell’attuale architettura finanziaria internazionale (con il FMI e la Banca Mondiale al centro) e del sistema commerciale internazionale (OMC, accordi di libero scambio, ecc.).“
Più avanti, degno di estrema attenzione, si legge una disamina che rasenta la perfezione: “Sul fronte finanziario, la dichiarazione finale del vertice di Rio (luglio 2025) ribadisce il ruolo centrale del FMI e della Banca Mondiale. I paesi BRICS+ si limitano a promuovere una migliore rappresentanza dei paesi in via di sviluppo, senza contestare le politiche di “adeguamento strutturale” i debiti imposti o l’orientamento neoliberista di queste istituzioni. Per quanto riguarda il commercio, i membri BRICS+ sostengono l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), di fatto paralizzata dal blocco imposto dagli Stati Uniti da Donald Trump nel 2017. Ne sottolineano la legittimità e mirano a posizionarla al centro del sistema commerciale globale, ma non riescono ad affrontarne gli effetti negativi sulle economie locali, sui diritti sociali o sull’ambiente. In pratica, la Cina, sostenuta da altri membri, sta moltiplicando gli accordi di libero scambio e promuovendo la globalizzazione capitalista basata sul libero scambio, mentre le ex potenze del Nord si stanno ora orientando verso il protezionismo. Pertanto, lungi dal rappresentare un contro-modello, i paesi BRICS+ si presentano come i nuovi difensori di un sistema capitalista globalizzato in crisi, a scapito dei movimenti sociali e delle alternative basate sulla giustizia sociale, sulla sovranità economica e sulla tutela ambientale. Sostenendo il FMI, la Banca Mondiale e l’OMC, perpetuano il neoliberismo globalizzato invece di presentare un’alternativa praticabile. Questa posizione illustra la loro intenzione di accrescere la propria influenza all’interno di queste istituzioni dominanti, pur rimanendo allineati a una logica distruttiva, dannosa sia per i popoli che per il pianeta. Lungi dal fungere da mezzo di emancipazione per i paesi del Sud, i BRICS+ sembrano agire come collaboratori nella gestione di un capitalismo in crisi che ha condotto il pianeta verso il disastro ecologico, un’escalation dei conflitti armati e un significativo peggioramento dei crimini contro l’umanità.”
Vi suggerisco di cliccare sul link che vi ho postato sopra e di leggere la pubblicazione per intero. Ma signori, le trame dietro le quinte del teatro globale non riguardano solo questo. Ne abbiamo parlato nel libro sulla comunistizzazione globale e i BRICS, ma oggi daremo qualche altro input sulla digitalizzazione in Palestina e in Ucraina e di come questi due conflitti siano prodromici allo spostamento del consenso verso i paesi cosiddetti terzomondisti.
Sul portale ufficiale dell’International Trade Administration, il 05.07.2025 veniva rilasciata una pubblicazione denominata “Cisgiordania: Tecnologia dell’informazione e digitalizzazione palestinese negli enti locali”:
La pubblicazione è stata aggiornata di recente. Leggiamo: Fin dalla sua istituzione, l’Autorità Nazionale Palestinese ha preso in considerazione l’adozione di una piattaforma di e-government per fornire servizi migliori ai cittadini palestinesi e aumentare l’efficienza del governo. Di conseguenza, sono stati implementati diversi progetti, tra cui:
- Trasferimento nazionale dei dati: un’iniziativa volta a migliorare l’infrastruttura, stabilire quadri chiari di governance dei dati e promuovere la condivisione dei dati tra agenzie governative, enti del settore privato e organizzazioni internazionali
- ZINNAR – un framework per standardizzare i set di dati tra le agenzie governative
- Hukumati (“Il mio governo”) – il portale dei servizi elettronici del governo palestinese
Sono state inoltre implementate alcune leggi, tra cui la Legge sulle transazioni elettroniche, la legge sulla sicurezza informatica e sui reati informatici e il decreto presidenziale per regolamentare il sistema dei servizi governativi elettronici. Nel 2024, il governo palestinese ha annunciato la sua Strategia digitale nazionale 2025-2030 per digitalizzare e sviluppare i servizi pubblici ai cittadini. Di conseguenza, il Ministero degli enti locali ha lanciato una strategia digitale per trasformare le unità di governo locale in e-municipalità. L’obiettivo generale della strategia è migliorare la qualità del servizio offerto ai cittadini attraverso il raggiungimento di trasparenza, responsabilità ed efficienza digitali. Gli obiettivi della strategia sono migliorare l’infrastruttura digitale e gli strumenti tecnologici, rafforzare le capacità dei dipendenti pubblici, formare il personale delle unità di governo locale e sensibilizzarlo sull’importanza della trasformazione digitale, nonché migliorare la resilienza digitale fornendo servizi continui e ininterrotti. “
DataReportal, portale internazionale dove vengono pubblicati report ufficiali su diversi temi, raccogliendo informazioni direttamente dalle organizzazioni governative e non solo:
https://datareportal.com/reports/digital-2025-palestine
Sfogliando tra i report ufficiali, appare quanto segue:



Suggerisco di cliccare il link sopra per approfondire. I palestinesi, dunque non si trovano soltanto a doversi confrontare con una forza esterna che li sta letteralmente massacrando senza che NESSUNO al mondo si opponga (anzi, i vari Trump Putin ecc hanno sempre appoggiato e appoggiano Israele come ben sappiamo, bensì, devono anche vedere la loro terra rubata, trasformata per essere adeguata alle esigenze dell’Agenda. Ma non è finita qui.
Anna Rahman, relatrice presso l’Institute for Palestine Studies, il 16 ottobre 2024 rilasciava una pubblicazione (aggiornata di recente) denominata “Il ruolo dell’intelligenza artificiale nella campagna genocida di Israele contro i palestinesi”:
Vi consiglio vivamente di cliccare sul link e di leggere TUTTA la pubblicazione. Qui ne riportiamo un estratto: “È stato confermato che Amazon Web Services fornisce servizi cloud e server utilizzati per archiviare enormi quantità di dati di sorveglianza sui palestinesi a Gaza. Questi dati di sorveglianza costituiscono l’input per i sistemi di “raccomandazione” di omicidio basati sull’intelligenza artificiale descritti sopra. Amazon e Google hanno firmato un contratto di tecnologia cloud da 1,2 miliardi di dollari con il governo israeliano nell’aprile 2021, denominato “Project Nimbus”, che viene utilizzato per il genocidio in corso a Gaza, con aumenti significativi nell’acquisto di servizi di archiviazione dati e di intelligenza artificiale da queste aziende attraverso il contratto Nimbus. Un comandante militare israeliano ha inoltre reso pubblico, nel luglio 2024, che l’esercito sta attualmente utilizzando infrastrutture cloud civili di Amazon, Google e Microsoft per espandere le proprie capacità militari genocide a Gaza. Anche la società americana di data mining Palantir viene utilizzata per gestire i sistemi di intelligenza artificiale delle IOF, come riportato da The Nation . Nel gennaio 2024, l’azienda ha avviato una nuova “partnership strategica” per fornire al regime israeliano sistemi di intelligenza artificiale per elaborare i dati di sorveglianza sui palestinesi e indirizzarli nelle attuali “missioni legate alla guerra”, che includono senza dubbio la campagna militare genocida a Gaza. A gennaio, il Consiglio di Amministrazione di Palantir ha tenuto la sua prima riunione dell’anno in Israele, dove Alex Karpe, co-fondatore e CEO dell’azienda, ha firmato l’accordo aggiornato con il Ministero della Difesa israeliano subito dopo, presso il quartier generale militare. Palantir è un’azienda americana con profondi legami con le operazioni di “antiterrorismo”, di polizia e militari degli Stati Uniti. Il suo CEO si vanta : “Siamo molto conosciuti in Israele. Israele apprezza il nostro prodotto… Sono uno dei pochissimi CEO pubblicamente filo-israeliano”…. In un panel su “IA in tempo di guerra: Gaza, guerra automatizzata, sorveglianza e la battaglia delle narrazioni” al Palestine Digital Activism Forum, lo studioso Matt Mahmoudi ha discusso di come i palestinesi fossero inconsapevolmente sottoposti alla tecnologia di riconoscimento facciale da parte dell’esercito israeliano ai posti di blocco lungo Salah Al-Din Road a Gaza. Questa strada fu designata “via sicura” dalle IOF nei primi mesi del genocidio, dove i palestinesi potevano viaggiare con tutto ciò che potevano trasportare, a volte a piedi nudi, con i corpi dei martiri lungo la strada, in un processo di sfollamento forzato dal nord al sud della Striscia. Questa tecnologia di riconoscimento facciale, creata dalla famigerata Unità 8200 di cyber-intelligence israeliana, è gestita in parte grazie alla tecnologia di un’azienda privata israeliana chiamata Corsight e dell’azienda americana Alphabet tramite Google Foto. Questi strumenti aiutano ad analizzare i volti da foto sgranate e in spazi affollati. Gli uomini e i ragazzi palestinesi sfollati, “identificati” e designati come militanti di Hamas dalla tecnologia, vengono poi presi in ostaggio dagli israeliani e detenuti in località segrete a Gaza e nel deserto di Al-Naqab (Negev), dove vengono sottoposti a torture orribili , tra cui violenza sessuale, torture mediche e omicidi.”
Ora, a nessuno sfugge che Israele non sta solo massacrando il popolo palestinese, così come a nessuno sfugge che oltre a rubare la terra altrui, sta letteralmente testando tecnologie digitali e di intelligenza artificiale sempre più avanzate e pericolose. Ed è eloquente come le dinamiche (come abbiamo visto qui sul blog e nell’ultimo libro pubblicato) siano esattamente le stesse utilizzate nella False Flag Ucraina (e non solo) e di come queste si leghino profondamente alla questione israeliana.
L’Agenda si applica specialmente dietro il teatro della guerra.
Notizie recenti esaltano quanto sta accadendo sul piano della digitalizzazione in Ucraina che abbiamo visto sia negli articoli dedicati, sia nel libro. Il punto è capire i veri scopi. Ci sarebbero ancora tante notizie da dare di cui nessuno parla, ma ci siamo dilungati abbastanza; ora è tempo di venire al sodo.
Se guardiamo la situazione globale dall’alto, che cos’è che si evince, seppur in maniera ancora piuttosto velata dalle menzogne dell’informazione mainstream e della controinformazione di regime?
La volontà di spingere le persone a guardare oltre i confini occidentali con la scusa di salvaguardare la democrazia non ha senso, specie quando si punta ai totalitarismi di “nuova” generazione che mirano a far accettare l’idea del meno peggio. Non si può colmare il degrado occidentale con un qualcosa che appare salvifico quando è esattamente il punto di arrivo che il potere della grande usura internazionale vuole raggiungere.
Secondo la controinformazione di regime dovremmo staccarci dal “sistema” anglosassone, per abbracciare quello Sinorusso, invece di pensare in maniera indipendente, senza contare che nessuno si domanda come mai, da tempo a questa parte, tale spinta si affianchi a quella di cercare di portare le persone a prendere una posizione netta tra Palestina e Israele. Questo provoca un cortocircuito molto pericoloso.
La sinistra internazionale si dichiara contro Putin in funzione della narrazione pro Ucraina, ma allo stesso tempo si definisce progressista e sposa la causa dei BRICS anche più apertamente della destra in certe occasioni (vedasi PD, Cinque Stelle ex Cinque stelle ecc con la Cina solo per fare un esempio tutto italiano), e si dichiarano contro Israele (non sempre); la destra internazionale, filorussa e filotrumpiana, appoggia Israele (però si dichiara nazionalista), creando ulteriore confusione e divisione. L’obiettivo? Spingere le masse a prendere una posizione a favore di quei paesi che, solo di facciata, appaiono distanti da Israele.
Non è un caso che l’occidente (per il teatro) appoggi Israele, mentre il “blocco” Sinorusso, sempre solo di facciata, ne prende le distanze. Dal momento che il genocidio di Gaza è l’argomento più caldo sul piano mediatico internazionale, quale occasione migliore per fare leva sull’emotività delle persone e spingerle ad abbracciare i paesi “salvifici” che all’ombra dell’inganno si dichiarano contro Israele? Può una cosa come questa che gronda sangue innocente essere sfruttata per veicolare il consenso verso una “parte” piuttosto che l’altra? Assolutamente sì, e non è la prima volta.
La questione Israele è fondamentale per determinare l’assetto sul piano del consenso della massa mondiale sui falsi blocchi che, come abbiamo visto nell’ultimo libro e negli articoli qui sul blog, si stanno formando per sancire la costituzione del Nuovo Ordine Mondiale Unipolare basato sul Mondialismo.
E così prende vita, come lo definisce la Massoneria, l’Ordo Ab Chao: dal caos all’ordine, attraverso una sintesi. Spingono da ogni parte e in ogni direzione il progetto mondialista che prevede i blocchi (BRICS – Eurasia e via via tutti gli altri) in funzione di un riassetto “geopolitico” a livello mondiale. Questa sintesi necessità di elementi che apportino equilibrio. Ad esempio, come abbiamo visto nel libro sulla comunistizzazione globale e i BRICS e negli articoli, la presenza di cerniere tra i blocchi. Quella Ucraina a est, quella palestinese in Medioriente, quella italiana tra oriente e occidente, per citarne alcune.
In questa ottica è lecito affermare che potremmo aspettarci una rivalutazione di Israele in chiave democratica. A ben guardare, si potrebbe ipotizzare che non manca molto alla destituzione di Benjamin Netanyahu, (o magari al suo assassinio – da telenovela, si capisce -, ma alla massa deve essere venduta così) evento che metterà d’accordo tutte le parti per la rivalutazione di Israele. Quindi, successivamente, potrebbe accadere che Israele torni sui propri passi, a patto che le venga consegnata Gaza e che abbia il ruolo di comando nella gestione dell’assetto geopolitico mondiale. Questo è il frutto del lavoro dei falsi opposti (motivo per il quale abbiamo riportato tutte le notizie nell’articolo), che mira a trovare una sintesi tra tesi e antitesi di Hegeliana memoria, e a soddisfare così tutte le parti in causa.
Tale manovra porterebbe ad un riavvicinamento a Israele dei paesi che, solo di facciata, ne hanno preso le distanze; ma questo avverrà solo quando l’UE sarà ormai Eurasia e il consenso verso i BRICS sarà totale o comunque maggioritario, tanto da far sì che le masse accetteranno questo ennesimo “compromesso” in funzione di una “pace” che inaugurerà ufficialmente la nuova era della Sinarchia Universale.
E così signori miei, lo spettacolo finisce, cala il sipario e le luci del teatro si spengono.
Nessuno ha la sfera di cristallo, ma stando ai fatti, questo, purtroppo, è quello che la realtà ci sta dimostrando.


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