
Sentiamo spesso parlare di medici, virologi e scienziati che vantano i loro titoli come fossero l’unica cosa che conti a questo mondo, li sentiamo parlare delle cose più disparate senza comprendere fin dove si spingono con le menzogne. Da parte loro, vuoi perché non si rendono conto, vuoi perché collusi con il potere che mira a raggiungere i propri scopi, questi non fanno altro che diffondere ignoranza, confusione, panico e falsa informazione senza che nessuno possa contrastarli, perché se si osa soltanto mettere in dubbio la “scienza” ufficiale si viene subito tacciati di essere degli eretici che non si fidano del progresso.
Questo articolo, per chi naturalmente ha un’apertura mentale abbastanza ampia da poter prendere in considerazione che le fondamenta su cui si erge la scienza medica non sono così solide come si vuole lasciare intendere, si pone l’obiettivo di fare luce su alcuni aspetti della scienza che mostrano un’altra faccia della medaglia.
Il potere del condizionamento sociale e l’ansia
Volendo tracciare un punto di partenza per questo nostro viaggio, considero di grande importanza fare un piccolo preambolo sul concetto di “postmodernità”, la quale, come Gianpaolo Pucciarelli nel suo saggio intitolato “Pandemia – mito e realtà” (il quale fungerà da guida), definisce perfettamente quella che è la società che si è venuta a costruire in questi ultimi ottant’anni:
«Sprovvista di obiettivi poiché fortemente influenzata dalla tecnica e dall’economia di mercato, che la obbligano ad adeguarsi al criterio della produzione e del consumo. Cioè, quella eterogenesi dei fini che la vede passiva nell’accogliere l’amara realtà imposta.»
Qui risiede il vero motivo per il quale l’essere umano si adatta con grandissima facilità ad ogni decisione proveniente dall’alto (no, non mi riferisco ai politici che non sono altro che camerieri dei banchieri, mi riferisco a quelli che il potere lo hanno davvero e che sono più in alto), anche quando queste vengono imposte attraverso vie illegittime.
Visto il tema che l’articolo vuole trattare, per dare ancora più senso al preambolo appena fatto, chiamiamo in causa Vince Perry, da oltre quarant’anni uomo di spicco del settore delle comunicazioni per la salute e il benessere (Chief Branding Officer, di inVentiv Health, Fondatore e Presidente di Y Brand, Fondatore e Presidente di GSW NY, Direttore creativo di Sudler & Hennessey, Direttore Creativo di Saatchi & Saatchi), il quale si può considerare come l’uomo che ha ideato il progetto di Marketing inerente la vendita delle malattie alla popolazione sana.
Il sig. Perry, per conto di alcune delle più grandi case farmaceutiche come ad esempio la stessa Merck, (menzionata da Pucciarelli nell’opera citata), elaborò il sistema mediante il quale gran parte della popolazione occidentale in buona salute, sarebbe stata indotta ad assumere, senza limiti di tempo, farmaci, quasi sempre inutili e, spesso, dannosi, costituendo buona parte delle fortune delle Big Pharma.


Non è un caso che, se si da uno sguardo ai fatturati delle aziende farmaceutiche, si può notare come esse continuino ad evolversi e a fare profitti grazie all’enorme consumo di benzodiazepine e altri farmaci derivati o analoghi, il cui uso e abuso terapeutico (si fa per dire) è:
«Rigorosamente consigliato quale efficace antidepressivo, alla gran massa delle persone affette da SAD – Social Anxietly Disorder – e da ADD – Attention Deficit Disorder – (grazie alle geniale invenzione di Selective Serotonine Reuptake Inibitors (S.S.R.I) – Inibitori dell’assorbimento selettivo della Serotonina – consigliati dalla maggioranza dei medici americani ed europei (ma non solo) lautamente compensati dalle industrie farmaceutiche che questi inibitori (psicofarmaci) producono e riescono a vendere a un terzo della popolazione affetta da transitori malumori, affinché sia vittima permanente di stabili crisi depressive.»
Il passaggio appena esposto è preso dal saggio di Pucciarelli, il quale sarà il primo di una lunga serie a cui ci rifaremo. Per la cronaca, vi riporto i dati relativi agli effetti avversi causati dall’utilizzo di queste sostanze e che potete trovare in un documento intitolato “Associazione tra terapia con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e suicidio: analisi dei dati del sistema di segnalazione degli eventi avversi della Food and Drug Administration degli Stati Uniti” a questo indirizzo:
Detto ciò, chiudiamo questo preambolo sottolineando come i profitti delle Big Pharma sono in perenne crescita in questa società postmoderna, specialmente grazie alle recenti vendite di un “vaccino” che per nessuna ragione al mondo può essere identificato come un antivirus e questo perché è stato scientificamente dimostrato che:
«Questi microorganismi cosiddetti virus o coronavirus non sono in grado di contagiare né di causare pandemie.»
Aggiungiamo a quanto appena evidenziato che tutto ciò non è possibile semplicemente perché è stato scientificamente dimostrato che i virus non esistono. Sì, avete letto e capito bene, siete liberi di chiudere questa pagina e tornare alle vostre faccende se non avete intenzione di analizzare il materiale che verrà esposto e che avvalora tale conclusione.
Suzanne Humphries, Roman Bystrianyk


Suzanne Humphries è un medico americano, specialista in medicina interna e malattie renali, omeopata e attivista anti-vaccini, tra i promotori dell’International Medical Council on Vaccination, un’organizzazione di attivisti che da tanti anni ormai, cerca di fare quanta più informazione possibile sui pericoli rappresentati dalle vaccinazioni.
Roman Bystrianyk è uno studioso della storia delle malattie e dei vaccini e possiede una enorme conoscenza della salute e della nutrizione, oltre che ad avere una laurea in Ingegneria e una in Informatica. Insieme, questi due personaggi hanno dato vita al saggio intitolato “Dissolving illusions – Malattie, vaccini e la storia dimenticata”, il quale contiene una mole sbalorditiva di informazioni, prove, documenti storici che vanno dalla metà del Settecento fino ai giorni nostri, compresi più di 50 grafici, diagrammi e altre immagini storiche, insieme ad un’altrettanta notevole quantità di testimonianze che fanno luce sulle vere cause delle malattie e il nesso essenziale tra le condizioni di vita, l’alimentazione e la salute. Nel saggio si sottolinea come le malattie infettive fossero già in diminuzione a partire dalla metà del XIX secolo, e all’inizio del XX avevano raggiunto livelli decisamente più bassi. Nella prefazione del saggio fa il suo intervento un altro personaggio degno di nota, ovvero la Dr.ssa Jay L. M. Donegan, la quale apporta un contributo molto significativo che può fungere da punto di partenza della nostra indagine:
«Ho trascorso ore in biblioteca, facendo ricerche negli archivi di giornali e libri, nell’Office for National Statistics (ONS), rispolverando volumi polverosi della metà del XIX secolo per creare grafici sui tassi di mortalità relativi alle malattie per le quali esistono i vaccini, ma che, per qualche ragione, non sono mai stati tracciati – o resi disponibili alla consultazione di medici e genitori – dall’ONS o dal Dipartimento di salute pubblica. Ho letto quello che hanno scritto sui vaccini e le loro conseguenze illustri uomini di scienza, ufficiali medici e dottori, tutte cose mai giunte nei libri di testo odierni; e ho scoperto quello che tutti sapevano, persino chi avesse solo una conoscenza superficiale dei dati relativi alle malattie del XIX e XX secolo. Negli anni ’50, per esempio, quando fu introdotto il vaccino per la pertosse, le statistiche mostravano che la malattia uccideva solo l’1% delle persone che invece morivano in Inghilterra e nel Galles 50 anni prima. I dati ufficiali mostravano che la stessa cosa era accaduta per il morbillo. In effetti, quando nel 1968 era stato introdotto nel Regno Unito il vaccino antimorbillo, i tassi di mortalità erano continuati a scendere costantemente, nonostante la diffusione iniziale del vaccino fosse solo del 30% e non superasse il 50% fino agli anni ’80…»
Persone come la Donegan, oltre ad analisi meramente scientifiche, hanno condotto delle vere e proprie ricerche storiche. Non posso sviscerare tutto il contenuto del saggio di Humphries e Bystrianyk, ma tanto per rendere bene l’idea, basti pensare al Colera. Sostanzialmente, al batterio Vibrio Cholerae viene attribuita la colpa dell’avvento e della propagazione di tale malattia, i cui sintomi si possono ritrovare nel bisogno incessante di vomitare, diarrea, disidratazione e crampi muscolari.
Tuttavia, le cose non stanno proprio così. La ragion d’essere del Colera, come è stato scientificamente dimostrato, risiede in una tossina chiamata CT – Cholera Toxin, che i batteri dell’organismo umano, citando Pucciarelli:
«Producono quando le cellule sono prive di ossigeno. Fatto curioso: la CT può essere mortale, sebbene abbia benefiche proprietà antinfiammatorie e terapeutiche per il sistema immunitario. Il Colera colpisce circa cinque milioni di persone, in particolare nel terzo mondo e causa, ogni anno, più di centomila morti. La terapia prevede reidratazione orale e inoculazione di zinco. I bambini sono fra i soggetti più vulnerabili, così come gli individui malnutriti, il cui sistema immunitario, risulta, per questa ragione, compromesso. Strana osservazione: gli individui, il cui sangue è Zero RH Negativo, sarebbero coloro che possono facilmente contrarre il colera. Dobbiamo dunque constatare che la classe medica mondiale non sembra in grado di rilevare l’assurdità della propria convinzione, secondo la quale ogni malattia sarebbe causata dal contagio, trasmesso da una persona, aggredita da un virus, all’altra; per cui si renderebbe indispensabile la vaccinazione dell’intera popolazione. Questo è anche il parere espresso ufficialmente dalle autorità della Salute Pubblica Mondiale. Convinzione che permane, nonostante la verifica scientifica che il colera, per esempio, non si trasmette, ma è causato, fra l’altro, dall’acqua “potabile” inquinata. E ciò vale anche per altre patologie.»
Thomas Cowan

Thomas Samuel Cowan è un medico americano, laureato presso il College of Human Medicine della Michigan State University nel 1984. Nel 2020, egli ha rinunciato alla licenza medica e si è prodigato nella stesura di diversi saggi che hanno smontato molti dei falsi miti su cui poggia la scienza moderna. Sempre nel 2020, esce il suo “The Contagion Myth” del quale ci teniamo a riportare un estratto decisamente esaustivo:
«Vi sono regole ben precise, che ogni medico onesto deve rigorosamente osservare, verificando i sintomi che si manifestano nella persona, affetta da una malattia. Ma, prima di emettere una diagnosi, ogni medico coscienzioso, deve essere certo della causa della malattia. Compito non facile. Considerando i diversi fattori patogeni che possono ammalare, l’esame dei sintomi dovrebbe essere accurato, al fine di stabilire l’origine della malattia, che potrebbe essere conseguenza di malformazioni genetiche, malnutrizione, scarsità di proteine, stress emotivi, inquinamento elettromagnetico, l’assunzione incauta dei vari placebo o nocebo, spesso responsabili di squilibri nel sistema neurologico. E, infine, il contagio (infezione), causato da un “virus” trasmesso da altre persone.»
Successivamente, Cowan sottolinea che la classe medica internazionale, della quale fecero parte autorevoli scienziati e ricercatori di fama mondiale (premi Nobel compresi), avrebbe avuto il grande merito di sancire chiare e semplici regole che tutti i medici della terra potrebbero adottare, impegnandosi nella continua ricerca delle vere cause delle diverse malattie.
La ricerca delle vere cause però, fa parte di un’etica professionale da tempo smarrita, non sarebbe vero altrimenti il fatto che ormai viviamo nella cosiddetta realtà della Germ Theory, ossia la falsa credenza che impone come verità assoluta il fatto che ogni malattia è causata da un virus. Quindi, secondo questi dettami, ogni sperimentazione deve per forza concretizzarsi nella ricerca di un solo fattore patogeno responsabile di una malattia, pandemie ecc, ossia i “virus “.
Tuttavia, la storia e le prove dimostrano che “grandi” uomini di “scienza” (spesso auto proclamatisi virologi), non ne sono mai riusciti letteralmente a trovare nemmeno uno nel corso degli ultimi 150 anni. Pucciarelli, a tal proposito, sottolinea che:
«Però, questi stessi virologi hanno deciso di trovare prima un vaccino antivirus per questo virus introvabile e mai isolato, obbedendo alla logica di mercato.»
Dunque, ecco i vaccini per contrastare il contagio dai cosiddetti “virus”. Ma un virus non è altro che un Ipotesi (virale) che risulta essere più conveniente e veloce perché la ricerca, per quanto lunga e laboriosa del “vaccino”, è sempre stata finanziata dalle Industrie Farmaceutiche Internazionali (in mano ai soliti noti) con grande profitto di scienziati e ricercatori, i quali hanno preferito ignorare le semplici e corrette regole da applicare nella terapia di ogni malattia o contro agenti patogeni che, anche se sconosciuti, non possono essere originati da un virus. Sul dottor Cowan e le questioni poste in luce poc’anzi, Pucciarelli dedica un ampio capitolo del quale riportiamo un estratto:
«Il Dottor Thomas Cowan, in vena di umorismo, rende l’idea del microorganismo, chiamato virus, dell’alto potenziale infettivo che gli sarebbe stato attribuito, da oltre un secolo e della micidiale forza di cui sarebbe dotato, per neutralizzare il sistema immunitario – pregando il lettore di seguirlo nel Paese delle Meraviglie di Alice, nel quale, un Cappellaio Matto (Ma Hatter), chiama al telefono il Dr. Cowan, invitandolo ad investire i suoi risparmi nel fondo, appena costituito, per rendere di pubblico dominio la sua grande scoperta: una Pallina di Ping Pong (il virus) capace di demolire un muro di cemento armato, quando fosse scagliata contro questo muro (il sistema immunitario umano); e guadagnare milioni di dollari, grazie al nuovo sistema di demolizione-la pallina di Ping Pong. Il Cappellaio Matto insiste, invitando Cowan a non perdere l’occasione di investire i suoi soldi nell’appena costituito Ping-pong Ball Demolition Council assicurando il dottore che avrebbe accertato egli stesso l’efficacia della pallina da Ping-pong e la forza distruttiva della stessa, quando fosse scagliata contro un muro di cemento osservando il video del test finale, che stava per essere trasmesso in tutti gli Stati Uniti d’America. Sebbene la stessa Classe Medica non ignorasse che un virus non può essere causa di malattie così come una pallina da Ping-pong non può demolire un muro di cemento. E tanto meno, un “coronavirus” può creare pandemie. Fu infine inquietante constatare il trionfo del Cappellaio Matto… grazie anche alle sempre aggiornate tecniche persuasive del “marketing”, create ad arte per addomesticare l’Opinione Pubblica.»
Germ Theory ed Esosomi
Mi piacerebbe poter citare quante più fonti possibili, ma ciò farebbe diventare questo articolo una sorta di mini libro, il che non è mia intenzione, tuttavia, per proseguire al meglio questo viaggio, continuerò ancora in questa parte a citare il dottor Thomas Cowan, personaggio che ritengo onesto e coscienzioso, rarissimo esempio di correttezza e senso umanitario, il quale ha fatto di tutto per informare seriamente la popolazione mondiale dominata dalla paura del pseudo “virus” (Covid 19), ma anche dall’incredibile conformismo che, nel momento della scelta, le ha tolto il diritto di accertare la differenza tra verità e menzogna.
Si ricorda ancora una volta, a tal proposito, che le persone si sono fatte iniettare un veleno senza che il presunto virus sia mai stato isolato, il tutto per viaggiare, andare al ristorante e fare le vacanze… miliardi di bambini nel mondo (mascherati) e messi in pericolo di vita dai genitori, pur di continuare nella loro vita meccanicistica . Qualcuno dirà: “Eh ma i soldi per andare aventi me li davi tu?” E io risponderei: quanto vale la tua vita? Un viaggio? Un ristorante? Una vacanza?
La tua vita è questo o dipende da questo? Se così fosse (come in realtà per la maggioranza è stato) mi dispiace, ma non si è capito nulla di quello che è veramente la vita, il suo valore e lo stesso valore della libertà. È facile dire di sì, molto più difficile dire di no.
Ad ogni modo, per dare un senso al titolo di questo paragrafo, citerò di nuovo il Dr. Cowan proseguendo da dove ci eravamo fermati:
«Da quando ho iniziato a svolgere la professione di medico, mi sono spesso posto una domanda: Come molti dei miei colleghi, impegnati ad osservare i diversi sintomi delle varie malattie, possono sapere per certo che queste malattie sono, in ogni caso, causate da un’infezione virale? Era la stessa domanda che ponevo a me stesso; sorta da un dubbio, inquietante, del quale non riuscivo a liberarmi. Come si può immaginare, è un compito complesso e non facile, determinare le cause di una malattia, osservandone i sintomi, che si manifestano nell’organismo di diverse persone. Tenendo conto dei vari fattori, come l’età della persona e le condizioni genetiche, le cause delle malattie possono essere numerose, come l’avvelenamento, la dieta sbagliata, la mancanza di proteine, gli stress emotivi, la depressione, gli effetti collaterali dei placebo e dei nocebo, o quelli dei campi elettromagnetici (EMF – Electromagnetic Fields e EMR Electromagnetic Radiations) – e infine l’infezione, (causata da un virus?) o un batterio, e trasmessa per contagio. Per diagnosticare le cause delle malattie, dobbiamo attenerci a regole ben definite, chiare, semplici e corrette. La nostra professione ci obbliga ad osservare scrupolosamente queste regole, ma molti dei nostri colleghi le vogliono ignorare, ormai da anni. E ignorarle significa distruggere il tessuto sociale dell’umanità. Il fatto singolare e curioso è che solo la medicina ocidentale ha la certezza che le malattie sono causate da un virus, trasmesso, attraverso il contagio, da una persona ad un’altra. La tradizionale medicina cinese e l’antica Ayurveda indiana per fare un esempio scartano a priori la teoria del virus, che contagia. La teoria del germe, che tuttora prevale si era affermata nel corso del XIX secolo, grazie alla popolarità di Louis Pasteur e al diffuso pensiero materialista di quel tempo. Con l’avvento del microscopio perfezionato, medici e ricercatori sarebbero stati in grado di identificare i batteri, che ritennero responsabili di certe malattie (ignorando il fatto che i batteri tutelano la nostra buona salute). Qualsiasi forma brulicante, all’interno dell’organismo umano, che i medici di allora potevano osservare al microscopio, divento così causa certa di malattia, ostile alla vita. Charles Darwin pubblicò la sua opera Sull’Origine delle Specie, nel 1859, con la quale egli proponeva la teoria dell ‘evoluzione, secondo la quale soltanto le piante e gli animali, capaci di adattarsi all’ambiente nel migliore dei modi, possono sopravvivere e riprodursi. Darwin, contemporaneo di Pasteur, offrì un quadro della vita sociale del tempo, in cui tutti i viventi erano in costante contrasto fra loro, e prese in prestito dal sociologo Herbert Spencer il concetto della sola possibile sopravvivenza del vivente che sa meglio adattarsi alla vita, mentre fece suo il concetto di lotta per la vita sottraendolo all’economista Thomas Malthus. La nozione di ostilità e di competi zione in tutte le circostanze dell’esistenza si adegua perfettamente al quadro sociale di allora che segna l’alba dell’Età Industriale, caratterizzata dalle disuguaglianze, dalla diffusa povertà e dalla sofferenza umana. Sembra che il Darwinismo Sociale abbia dato vita al Darwinismo Biologico. Il microscopio avrebbe così permesso alla medicina di fare il suo ingresso nell’era scientifica e fornire una pronta e facile spiegazione per ogni malattia, quella che avrebbe permesso alla classe medica di evitare lunghe e complesse ricerche e scarsi guadagni, ipotesi prevista, qualora le autorità preposte avessero avviato lavori per il miglioramento dell’igiene pubblica cittadina e la riduzione dell’inquinamento, nel quale prolificano le tossine che ammalano. Si confermò così la validità della teoria del germe, grazie alla scoperta del microscopio elettronico, attraverso il quale i medici soddisfatti, osservavano minuscole particelle nelle zone del corpo umano colpite da malattia. Erano più numerose sul tessuto malato. La loro microscopica forma variava, facendo pensare al duplice compito di queste particelle: causare due diverse malattie. Gli scienziati, euforici, festeggiarono la scoperta di quelli che essi credevano virus. Ma virus non erano. Ulteriori ricerche rivelarono che queste particelle, subito chiamate virus, emergevano al di fuori delle cellule, prima da esse occupate, per entrare in altre cellule, iniziando una sorta di invasione, che gli esperti ritennero fosse opera di virus parassiti. Ecco come si sarebbe potenziata la teoria del germe (virus), della quale la scienza medica si rende tuttora garante. La realtà era ben diversa. Scienziati e ricercatori credevano di aver trovato virus, facendo uso del microscopio elettronico, ma trovarono gli Esosomi. Quella che infettava era la stupida convinzione che queste particelle, o Esosomi chiamati virus, causassero malattie. La falsa teoria, diffusa in tutto il mondo, che minaccia di uccidere intere popolazioni. Gli Esosomi sono naturalmente presenti nelle cellule di ogni creatura. La loro funzione è la seguente: supponiamo un uomo che abbia l’organismo denutrito e sia, quindi, esposto al danno delle tossine, presenti nell’ambiente esterno, che penetrano nelle cellule e nei tessuti umani. La prima reazione di cellule e tessuti, aggrediti dalle tossine, e quella di “impacchettare” le venefiche tossine, ed espellerle, sotto forma di Esosomi. L’efficace mezzo per eliminare il veleno dalle cellule e dai tessuti. Maggiore è la minaccia delle tossine e maggiore sarà il numero degli Esosomi. Ecco la funzione detossificante degli Esosomi. Per meglio comprendere il compito naturale degli Esosomi, immaginiamo che essi abbiano una chiave che apre le cellule chiuse, per liberarle dalle tossine, mentre avvertono le altre cellule del pericolo incombente. Questo avviene nel corso della continua verifica eseguita dagli Esosomi, nel circolo del sangue e della linfa degli organismi umani.»
Qualche esempio di farsa: Il vaiolo
Sul Vaiolo se ne sono dette tante, si sono espressi medici e scienziati di tutto il mondo, sottolineandone la pericolosità e tante altre “belle” cose. Tuttavia, chissà perché, nessuno menziona mai il Dr. Charles A.R. Campbell, presidente della San Antonio Academy of Medicine, in Texas.

Sul Vaiolo, Campbell sosteneva che era trasmesso dalle cimici del letto. Tuttavia, la medicina moderna ha sancito che il vaiolo si trasmetteva tramite contagio. Quindi, il tutto accadeva passando per l’inalazione del virus “Variola”, in piccole particelle aeriformi, trasmesse dalla bocca, dal naso e dalla faringe della persona malata. Il vaiolo scomparve, e la scienza medica, esultante, ritenne di averlo sconfitto, grazie a un vaccino. Mentre sarebbe stato sufficiente liberarsi delle “bedbugs” (cimici del letto).
Il Dr. Campbell, che gestiva una clinica per malati di vaiolo a San Antonio, scrisse quanto segue (che potete trovare nel testo di Pucciarelli il quale ha tradotto l’estratto in questione) e provò che il Vaiolo non si contraeva per contagio, bensì da questo insetto che vive nei nostri letti, quando lenzuola, coperte, materassi cuscini e federe non sono sufficientemente puliti:
«La Classe Medica ha stabilito che il vaiolo si contrae respirando l’aria nelle vicinanze di una persona infetta dal morbo, ma anche toccando oggetti e vestiti del malato e qualsiasi altro materiale che questo sia solito maneggiare. Quale titolare responsabile della mia clinica, ho voluto fare lo stesso la prova, esponendomi più volte ai presunti pericoli di questo contagio. Sono dunque entrato nelle diverse stanze dove i malati di vaiolo erano ricoverati, avvicinandomi ai pazienti e toccando ripetutamente vestiti e oggetti di costoro, senza provvedere alla successiva disinfezione. Mi sono poi recato nelle abitazioni di amici e parenti e, infine, a casa mia, attorniato dai miei familiari. Non sono mai riuscito a contagiare nessuno, per il semplice motivo che io stesso non ero contagiato. Non avevo preso alcuna precauzione, sicuro del fatto che non sarei stato infettato dal presunto “virus”, e non ho nemmeno provveduto a disinfettare i miei abiti. Dovevo soltanto verificare che sui miei vestiti non vi fossero le cimici del letto (bedbugs), le sole responsabili portatrici del vaiolo. Infine, all’interno di una stanza chiusa, ho sbattuto un tappeto sul quale era passata una persona affetta da vaiolo, ho atteso mezz’ora, inalando le polveri rilasciate dal tappeto, per verificare il propagarsi dell’infezione, attraverso le vie respiratorie e digestive. Il giorno successivo ho esaminato al microscopio la mia saliva, riscontrandovi la presenza di vari batteri benefici, polline, ed altri elementi innocui”. Completamente ignorata dai manuali di medicina e delle patologie, la validità delle tesi di Campbell sono state riconosciute nel più grande silenzio possibile, così come sono state considerate legittime le attenzioni che lui stesso suggeriva, onde evitare l’infezione vaiolosa e adoperare le eventuali terapie. Pucciarelli a tal proposito sottolinea che: “I suoi preziosi consigli, qualche decennio più tardi, sarebbero stati accolti dalle stesse autorità della Pubblica Salute, ma solo implicitamente; poiché, nel frattempo il vaiolo era quasi sparito, grazie ai nuovi sistemi di igiene, che il progresso della tecnica consentiva, e aveva costretto le cimici (bedbugs), le sole responsabili del morbo vaioloso, a sloggiare dai letti. Ma non solo. Constatata l’inutilità del vaccino antivaioloso e la quantità di tossine che questo inoculava nell’organismo del vaccinato, le stesse autorità della Salute Pubblica, non ne avrebbero più raccomandato l’uso.»
Interessante. Ma la scienza di regime, come la definisco io, vi dirà che è tutta una menzogna…
La Tubercolosi
Nel 1905 il Dr. Robert Koch vinse il Premio Nobel per aver svolto accurati studi sull’origine della tubercolosi.

Le sue complesse analisi si conclusero con la formulazione di una teoria, secondo la quale, questa malattia sarebbe stata trasmessa da un batterio. Ipotesi che, in realtà, egli non riuscì mai a dimostrare. Infatti, come ci indica Pucciarelli:
«Koch adottava un metodo banale e inutile, per accertare la presenza del bacillo infettante nei tessuti dell’organismo; metodo che consisteva nell’applicazione di una tintura tossica, metilene blu, sul tessuto epidermico, precedentemente riscaldato e disidratato, e una soluzione alcalina di idrossido di potassio. Iniettava questi autentici vele- ni negli animali da laboratorio, che risultavano infettati. Ma, ovvia domanda! La causa dell’infezione era un bacillo (virus) oppure la miscela altamente velenosa? Le analisi di Koch, per la ricerca di un bacillo della tubercolosi (TB), smentivano il suo stesso “primo postulato”. Infatti, solo una persona su dieci risultava positiva al test preliminare e quindi sviluppava il morbo, mentre le altre nove, con test negativo, erano dichiarate portatrici sane di uno pseudo virus latente.»
Ebbene, negli Anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, alcuni esperti virologi manifestarono il loro scetticismo a proposito della “Germ theory”, la teoria elaborata da Koch, secondo la quale ogni malattia sarebbe stata provocata da un virus. Ma, colui che esaminò a fondo la continua controversia fra la teoria del germe e quella opposta, che attribuiva ad altre, peraltro ben note cause, l’origine delle malattie, fu Weston, A. Price, autore del rivoluzionario libro “Nutrizione e degenerazione fisica”.

Sempre in quel periodo, egli ebbe modo di visitare diverse aree del mondo per studiare la costante, buona luce dei popoli primitivi, rigorosamente legata alle loro antiche diete salutari:
«Price era odontoiatra e, ovviamente, osservava le dentature di queste genti, verificando che non recassero carie dentali. Selezionò, dunque, quattordici gruppi etnici, a partire dagli abitanti delle Alpi Svizzere e, a seguire, delle isole Ebridi, dell’Alaska, del Sud America, dell’Australia e dei Mari del Sud. Egli riscontrò la perfetta conformazione facciale degli individui di queste popolazioni e la naturale robustezza dei denti, completamente esenti da qualsiasi caria degenerativa. Price notò che in queste popolazioni, ben nutrite, non si riscontrava alcuna malattia. Ma, non appena si rese quasi obbligatoria la ricerca di prodotti alimentari, forniti dal moderno mercato, accentratore, occidentale, molti individui di queste popolazioni sarebbero risultati fra i più vulnerabili, nel contrarre malattie croniche ed infettive, come ad esempio la tubercolosi (TB). I bambini nati nelle comunità di queste popolazioni, costrette ad alimentarsi dei soli prodotti del mercato iper-capitalistico, come lo zucchero raffinato, la farina bianca, il cibo in scatola e gli oli vegetali, manifestavano di- verse deformazioni fisiche, come teste piccole, malformazioni dentali, strette narici e vistosa riduzione dello sviluppo di altri organi. Price rifiutava la corrente nozione, secondo la quale la tubercolosi sarebbe stata trasmessa attraverso un microrganismo rilasciato nell’aria dal fiato espirato di gente infetta; e individuò la causa principale della TB, nella malformazione del sistema polmonare, analogo al ridotto sviluppo facciale e alle deformità dentali, riscontrabili in tutti i bimbi nati da genitori che consumavano alimenti artefatti. La stessa malformazione polmonare era la più dannosa, poiché la ridotta struttura dei tessuti vitali dei polmoni, richiamava i batteri – normalmente, addetti alla pulizia naturale – che, nel caso delle compromesse funzionalità dei nuovi nati, avevano ben poco da ripulire, favorendo così l’infezione della tubercolosi, che un virus trasmesso attraverso contagio non avrebbe mai potuto causare.»
Questo è un estratto preso ancora dall’opera di Pucciarelli, e credo che renda molto bene l’idea. Volendo addentrarci ancora di più nell’argomento, che cosa notò a questo punto Price dalle sue osservazioni? Gli abitanti dei piccoli villaggi svizzeri, abituati alle loro diete salutari composte principalmente da pane di segale a lievitazione naturale, torte di avena e carne bovina, non avevano mai contratto la tubercolosi e questo accadeva nello stesso momento in cui in tutta la Svizzera e i paesi vicini, questa malattia mieteva un gran numero di vittime. Continua Pucciarelli:
«Nella Lewis Island, delle Ebridi, situate al largo della costa occidentale scozzese, non si riscontrava alcun caso di tubercolosi. Gli abitanti di sola conservavano la loro sana e nutriente dieta, a base di pesce, olio di fegato di pesce, insieme al porridge e alle torte di avena. Per quanto essi vivessero in capanne di paglia, prive di camini, in piccoli raccolti quartieri, esposti all’inquinamento diurno e notturno, nessuno, nella Lewis Island, si ammalò di tubercolosi. Quando i prodotti dell’alimentazione moderna arrivarono anche in quest’isola, le cose cambiarono, i casi di TB iniziarono a manifestarsi anche nell’isola. Gli abitanti furono quindi obbligati a costruire comignoli sulle loro capanne per la fuoriuscita dei fumi da combustione.»
Non tutti gli abitanti si adeguarono all’obbligo. Le autorità sanitarie locali, comunque, furono costrette a constatare che il responsabile dei casi di TB nell’isola, non era un virus, bensì l’inquinamento. Allo stesso modo, Price osservò che i popoli delle tribù africane, ad esempio, i quali si nutrivano secondo la loro tradizione, erano assolutamente refrattari a contrarre la tubercolosi, sebbene non calzassero scarpe, bevessero acqua spesso inquinata e vivessero a stretto contatto con sciami di zanzare.
Non andrò oltre con gli esempi, ma se ne potrebbero fare altri mille, pensate alla Poliomielite, o addirittura al Cancro. Si veda il saggio (mai tradotto in italiano) del celebre George Edward Griffin intitolato “World Without Cancer”.
Tuttavia, il nostro viaggio non finisce qui…
Stefan Lanka, un gigante della vera medicina, il falso mito dell’HIV e la prova schiacciante: i virus non esistono

Stefan Lanka nasce il 27 settembre 1963 a Langenargen, in Germania. Fin da giovane si è interessato alla biologia e biologia marina, fino a laurearsi nella materia all’Università di Costanza. Successivamente, ha compiuto diverse specializzazioni in vari campi, specie in quello medico e scientifico, diviene infatti virologo e genetista, portavoce dell’associazione internazionale REGIMED (Research Group in Investigative Medicine), fino ad arrivare a mettere in piedi delle conferenze internazionali.
Per iniziare, vi suggerisco la lettura di una sua intervista concessa a “Desmontar el SIDA” n.2 , che trovate a questi link:
1- www.stampalibera.com; http://www.disinformazione.it/stefan_lanka.htm
2 – http://digilander.libero.it/controinfoaids/Update 03-05/intervista a Stefan Lanka.htm
Qui, invece, vi allego l’intervista integrale divisa in due parti sottotitolata in italiano e rilasciata da Stefan Lanka a Mark Pfister sull’inesistenza dei virus e sui fondamenti, la validità e i limiti della conoscenza medico – scientifica. Ascoltatelo attentamente.
Parte 1
Parte 2
I virus non esistono
Continuando il nostro viaggio, Stefan Lanka, attraverso l’utilizzo del microscopio elettronico, iniziò ad esaminare le alghe marine, scoprendo che alcune di esse, in particolare quelle fresche e floride, contenevano delle “particelle”. Lanka, a questo punto, decise di scoprire la composizione di elementi biologici e chimici di queste particelle, conscio del fatto che mai prima di allora (siamo a metà degli anni ’80) nessun ricercatore o virologo aveva accennato all’esistenza di un probabile “virus” contenuto nelle alghe marine.
Il processo, come ci spiega Pucciarelli nell’opera già menzionata, andò avanti in questo modo:
«Lanka introdusse le alghe in una sorta di frullatore, riducendole in frammenti, che poi purificò, immettendoli in un filtro estremamente microscopico, in modo che le particelle della dimensione di un virus fossero separate. Questa procedura gli permise di ottenere una soluzione contenente acqua, possibili virus e altri elementi delle stesse dimensioni. Introdusse questa nuova mistura in una centrifuga, dotata di un misuratore di densità, capace di separare, attraverso l’opportuna velocità di rotazione della centrifuga, la concentrazione di particelle. Quindi riuscì ad estrarre dalla concentrazione di particelle, il distinto gruppo di probabili virus, da sottoporre ad ulteriore purificazione e isolamento, dai resti di tessuti e soluzioni estranee. Metodo perfetto per isolare un virus, anche se non certo semplice, ma nemmeno troppo difficile.»

Stefan Lanka, come da lui stesso esposto e scritto in più di un’occasione, utilizzò il microscopio elettronico per analizzare il virus, ne definì forma e struttura, studiando nella maniera più approfondita possibile il genoma, accertandosi della qualità e del numero di proteine che questo conteneva.
«Grazie a questo suo lavoro, Lanka poté confidare di aver scoperto un nuovo virus, di cui egli conosceva perfettamente le funzioni. Subito dopo, ottenne la sua laurea, il riconoscimento della sua preparazione e l’augurio della sua ben promettente carriera professionale, in qualità di esperto virologo. Ma quale era la vera scoperta di Stefan Lanka? Scoperta che, sulle prime, egli stesso si guardò bene di dichiarare pubblicamente. Anche perché la stessa sua scoperta l’aveva alquanto sorpreso.»
Cit. Pandemia, mito e realtà, Gian Paolo Pucciarelli
Nello stesso tempo in cui Lanka studiava attentamente l’interazione tra le alghe marine e il nuovo virus, osservò più volte un fenomeno assolutamente inaspettato. Ripetendo l’esame al microscopio elettronico, si rese conto che tutte le alghe che contenevano il virus si presentavano floride e sane, mentre le altre, quelle sprovviste di virus, stavano appassendo velocemente e molte di queste ultime erano completamente sfibrate. A questo punto citiamo ancora Pucciarelli (dal momento che nessun altro se non lui si è preso la briga di tradurre gli scritti di Lanka qui in Italia):
«Lanka poteva essere forse il primo ha trarre l’ovvia conclusione, ovvero che i virus sono, per natura, presenti in tutte le specie (animali e vegetali), ma non sono patogeni (come si credeva allora ed oggi ma anche agli albori delle ricerche virologiche, ai tempi di Edward Jenner e, poi di Robert Koch e di Rivers (con i celebri, inutili postulati, del primo e del secondo). Al contrario, i virus sono strumento funzionale e indispensabile al mantenimento della buona salute dell’animale (o vegetale) che li ospita nel proprio organismo. Lanka sarebbe stato uno dei primi virologi ad affermare che l’uomo, oltre ad ospitare un microbioma nel proprio organismo, avrebbe anche un viroma, senza il quale nessun uomo o animale potrebbe mai essere in salute. Visto che nessun altro prima aveva scoperto la vera funzione benefica del cosiddetto virus, che gli autorevoli rappresentanti della scienza medica considerano patogeno. Sembra più che giustificato un confronto tra le procedure, semplici, logiche e dirette, adottate da Lanka – per isolare e purificare questo virus, sottolineandone le benefiche funzioni. che escludono quelle patogene con le rigide regole della Teoria del germe (o virus patogeno) imposte dalla moderna virologia, che, fra l’altro, riconosce incerti e approssimati i propri tentativi di ricerca di un virus ammorbante, che sarebbe impossibile isolare. Questo serio problema è determinato, fra l’altro, dalla inaffidabilità dei test volti a stabilire l’origine virale delle malattie (spesso pandemiche) – accertato che la moderna virologia, dimostratasi incapace di isolare un virus, purificarlo, definendone le caratteristiche, procede per ipotesi e sperimentazioni costantemente inefficaci, spesso fuorvianti e talvolta dannose. Insistendo sulla responsabilità di un virus patogeno, contro il quale sarebbe difficile trovare rimedio, la virologia dei nostri giorni non fa altro che indurre chiunque abbia un minimo di logica a ritenere che questo virus che causa malattie, in realtà non esiste.»
Provare a parlare con qualcuno di queste cose è molto difficile, non so fino a che punto potrebbe servire, dato l’indottrinamento dilagante, nemmeno se chiedessimo alle persone di fare attenzione all’operato del potente colosso Big Pharma. Torsten Englebrecht e Konstantin Demeter (giornalisti e scrittori tedeschi menzionati dallo stesso Pucciarelli nel suo libro), autori del testo denuncia delle imprecisioni del test PCR che reca il titolo “Covid 19 PCR Tests Are Scientifical- ly Meaningless”, richiamano l’attenzione di quelle poche persone realmente curiose e sveglie, proponendo il confronto tra il laborioso e onesto lavoro compiuto da Stefan Lanka e la sommaria, sbrigativa modalità di ricerca applicata dai tecnici della corrente virologica ufficiale per definire un virus patogeno, come il coronavirus. È ancora Pucciarelli che rende pubblico il raffronto:
«Ecco la procedura adottata da questi ultimi: rilevano un campione dell’espettorato di una persona ammalata senza verificare da quale patologia essa sia affetta. Centrifugano l’espettorato, senza provvedere prima alla necessaria filtrazione. Quindi, come gli stessi ammettono, nella certificazione dai medesimi stilata e firmata, il presunto coronavirus è non purificato. Domanda ovvia: ma se il virus non è purificato, come si può essere certi che si tratta di un virus, o di qualche cosa d’altro, che si ignora da dove provenga? Si pretende poi di rappresentare il virus, in una immagine stampata, che mostra soltanto il miscuglio centrifugato di una cellula infetta. In un rapporto certificato nominato Identificazione del Coronavirus Isolato da un Paziente Affetto da Covid 19 in Corea, gli autori della virologia corrente, dichiarano quanto segue: ‘Non abbiamo potuto rilevare il grado di purificazione del virus, perché non purifichiamo e non concentriamo il virus nella cultura cellulare’. Insomma, si smentisce, fra le righe, quanto dichiarato nel titolo. Casi analoghi, sempre in Corea, in merito all’identificazione del “virus” SarCov 2. In realtà mai avvenuta. Ma la vera frode viene dalla Cina, infatti, i virologi cinesi hanno prelevato il muco nasale di una persona infetta. Hanno centrifugato il muco nasa- le e quindi pubblicato l’immagine dello strano miscuglio, che avrebbe dovuto mostrare, il coronavirus isolato. Questa frode cinese fu pubblicata sull’autorevole New England Journal of Medicine. Verifiche accurate hanno permesso di accertare che il consueto contenuto del miscuglio era composto da batteri e forse, virus non patogeni, funghi, resti di cellule umane, e tutti i microorganismi, reperibili nei polmoni della persona ammalata.»
Da sottolineare che molte delle tesi di Lanka sono state riprese dallo stesso Stefano Scoglio, medico, ricercatore scientifico, candidato al premio Nobel nel 2018 per le sue ricerche, anche nel saggio intitolato “Apandemia – Dalla falsa scienza alla più grande truffa della storia”, ma naturalmente invece di essere ascoltato, è stato letteralmente preso in giro dal mainstream (e anche da buona parte della cosiddetta controinformazione) e relegato in un angolo col beneplacito della solita maggioranza di pecore.
Vorrei aggiungere inoltre che Lanka si è presentato spontaneamente ad un processo a carico di un medico per sangue “contaminato da HIV” a Göttingen, in Germania, dichiarando sotto giuramento che l’HIV non esiste. Il Tribunale non riuscì a trovare un solo scienziato in grado di dimostrare scientificamente l’esistenza del virus.
Qualcuno avrà notato che non ho parlato di Covid, tuttavia, credo che la risposta stia proprio in tutto ciò che è stato esposto. Di Covid se ne è parlato alla nausea, l’unica cosa che posso fare è riportare il documento ufficiale del CDC americano che, in un comunicato ufficiale in risposta ad una richiesta del FOIA di dare una definizione di Isolamento di un virus, dice espressamente che tale procedura è al di fuori di ciò che possibile in virologia. Il documento si trova nel testo del professor Stefano Scoglio intitolato “Apandemia”.




Non solo, nel testo, Scoglio riporta un intervista di Montagnier rilasciata ad una tv francese nel 1994 durante la quale lo scienziato, messo alle strette dal giornalista, ammette di non aver mai isolato il virus dell’HIV e che, più in generale, non è possibile isolare i virus.
Le parole di Stefan Lanka
Per concludere questo viaggio, credo che non ci sia modo migliore che quello di menzionare le parole stesse di Stefan Lanka, gentilmente tradotte e riportate da Gianpaolo Pucciarelli nell’opera citata:
«Tutte le affermazioni sui virus come agenti patogeni sono false e si basano su interpretazioni sistematicamente errate. Le vere cause delle malattie, come è stato scientificamente provato, non possono essere attribuite ai virus. Gli scienziati e ricercatori dei laboratori sono convinti di aver trovato virus che virus non sono, ma semplici frammenti di tessuti morenti e cellule aggredite da tossine. La loro convinzione di base è che questi tessuti e cellule muoiono perché sono infettati da un virus. In realtà, questi tessuti e cellule di laboratorio muoiono perché sono affamati e avvelenati come risulta dall’esame microscopico. I virologi credono principalmente nell’esistenza dei virus perché essi somministrano ai tessuti e alle cellule, sangue, saliva o altri fluidi corporei presumibilmente ‘infetti’ quando tessuti e cellule sono denutriti, carichi di tossine e in ogni caso destinati a morire. I virologi non lo capiscono o non lo vogliono capire. Secondo gli standard scientifici più elementari, avrebbero dovuto almeno condurre test di controllo per essere sicuri che fossero davvero i “virus” a portare alla morte di cellule e tessuti. Per stabilire efficacemente la presunta ‘moltiplicazione’ dei virus nelle cellule, avrebbero dovuto condurre ulteriori test e somministrare sostanze sterili provenienti da persone sane. Finora questi esperimenti di controllo non sono stati condotti. Alla luce del processo del virus del morbillo, ho fatto eseguire questi esperimenti di controllo in laboratorio, da cui è risultato che tessuti cellule muoiono, perché entrati in contatto, gli uni e le altre, con materiale infetto. Questo mi sembra un dato importante, poiché spetta proprio agli esperimenti di controllo escludere la possibilità che il metodo o la tecnica utilizzata non siano responsabili dell’infezione. Gli esperimenti di controllo devono essere prioritari, perché sono base fondante della vera scienza. L’esperto nominato dal tribunale, il Dr. Podbielski, il quale, incaricato di illustrare gli effetti di un ‘virus’ del morbillo nel corso di un processo, ha riscontrato che alcune pubblicazioni di base di fondamentale importanza per la virologia nel suo insieme, in particolare il documento di John Franklin Enders del giugno del ’54 e altri sei articoli successivi, non contenevano esperimenti di controllo. Da ciò possiamo trarre la conclusione che da allora, e senza rendersene conto, virologi ricercatori hanno agito in modo del tutto non scientifico. La spiegazione di questo è storica: nel giugno del ’54 fu pubblicata un’ipotesi non scientifica e contraddittoria, in base alla quale si sarebbe riscontrato che causa della morte di un tessuto in provetta sarebbe stato un virus. Sei mesi dopo, il 10 dicembre sempre del ’54, il primo estensore di questa ipotesi, divenuta subito tesi, ricevette il Premio Nobel per la medicina. Questo ha trasformato un’ipotesi speculativa in un fatto virtualmente scientifico agli occhi di molti, e uno che non è messo in discussione fino ad oggi. Da allora, la morte di tessuti e cellule in una provetta è costantemente, ma erroneamente, considerata tangibile prova dell’esistenza di virus”. Un virus come illusione concettuale. Quindi è davvero molto semplice dalla morte di tessuti e cellule si trae erroneamente, la certezza di aver isolato un virus. Quindi, qualunque altra cosa si possa affermare resta il fatto che un virus non è mai stato isolato nel vero senso della parola, cioè mostrato nel suo insieme e specificato attraverso tecniche analitiche su basi biochimiche. Le fotografie al microscopio elettronico dei presunti virus, ad esempio, mostrano in realtà solo particelle regolari di tessuti e cellule morenti, solitamente della stessa forma. Tuttavia, poiché le persone coinvolte credono che questi tessuti e cellule morenti siano virus, questa morte di cellule e tessuti sotto forma di tutti i tipi di parti cellulari è anche chiamata ‘moltiplicazione’ di virus”. Le parti coinvolte, ci credono ancora oggi e, lo ripeto, soprattutto perché l’inventore di questo metodo, vincendo il premio Nobel, è ancora considerato un’autorità Mettere in discussione tale autorità è tuttora sconsigliabile. É importante notare, tra l’altro, che questa stessa miscela, che è quindi composta da tessuti e cellule morte di scimmie, feti di bovini e antibiotici tossici, non è in alcun modo diversa da quella che viene chiamato un ‘vaccino vivente’, il quale contiene, ovviamente lo pseudo virus attenuato. Tuttavia, è costituito principalmente da proteine estranee come acidi nucleici (DNA/RNA), antibiotici citotossici, microbi e spore di ogni tipo. Pertanto, un vaccino non è altro che una miscela di rifiuti cellulari e batteri. In altre parole, componenti che un corpo normale espellerebbe immediatamente. Questa miscela è quindi tossica, ma viene iniettata principalmente nei muscoli dei bambini durante il processo di vaccinazione, in una quantità che, se iniettata in vena, porterebbe immediatamente a morte certa. Totale ignoranza e cieca fiducia nelle autorità statali che ‘testano’ e approvano i vaccini. Questi fatti verificabili dimostrano il pericolo e la negligenza degli scienziati e dei politici che affermano che i vaccini sono sicuri, hanno effetti collaterali minimi o nulli e proteggono dalle malattie. Tutto assolutamente falso. Va sottolineato, tra l’altro, che un virus, definito e descritto come tale, non esiste in tutta la letteratura scientifica. Questo perché il processo per arrivare a una tale descrizione avviene per consenso, con le parti coinvolte che inutilmente discutono per definire un qualcosa che non c’è. Nel caso del cosiddetto nuovo Coronavirus cinese ora ribattezzato Covid), questo processo di consenso stranamente ha richiesto solo pochi clic del mouse. Tuttavia, questo non sorprende quando sai che i costituenti vengono effettivamente estratti da tessuti morti che poi finiscono in un database. Tuttavia, questi componenti, che possono ricavarsi da organismi diversi, vengono infine assemblati in un modello di virus artificiale. Il processo è il seguente: Da un database contenente le strutture molecolari dei componenti degli acidi nucleici ancora, va sottolineato che questi componenti provengono già da tessuti e cellule morte che sono state a loro volta manipolate attraverso processi biochimici sono selezionati alcuni di questi componenti che sa- ranno poi utilizzati per costruire un filamento di DNA molto più lungo, cosiddetto “completo” di un nuovo virus. Si può dire molto su questa tecnica, ma l’intuizione di base è che queste manipolazioni, chiamate allineamenti, semplicemente non corrispondono ad alcun materiale completo o noto come virus. Eppure, questo è poi indicato in letteratura come il suo genoma. Per comodità, si ignora il fatto che durante la costruzione di un filamento di DNA virale, certe sequenze sono considerate non adatte e quindi manipolate. Così, in questo modo, viene effettivamente inventata una sequenza genetica di DNA che non esiste e non è mai esistita, così come non esiste nemmeno la sua scoperta nel suo insieme. Queste levigazioni e aggiunte formano, con brevi pezzi che si adattano al modello programmato, un insieme più ampio che viene poi chiamato un filamento di DNA virale. Ma, attenzione, nemmeno questo esiste. Un esempio: Se studi la composizione concettuale del filamento di DNA del ‘virus’ del morbillo e la confronti con brevi frammenti effettivamente disponibili delle stesse molecole delle cellule, più della metà delle particelle molecolari quando ci si rende conto che d’altra parte i normali sintomi (cioè i segnali di guarigione) vengono improvvisamente interpretati come sintomi di AIDS, BSE, influenza, SARS o morbillo dal momento in cui uno risulta per così dire, positivo. Morte e resurrezione della teoria dei virus. Fino al ’52, i virologi credevano che un virus fosse una proteina o un enzima tossico che si inseriva, in qualche modo, e si diffondeva nel corpo umano o animale. La medicina e la scienza reale abbandonarono questa idea già nel ’51 perché i presunti virus non potevano essere trovati al microscopio elettronico e gli esperimenti di controllo non furono mai eseguiti. È stato gradualmente riconosciuto che la morte delle cellule in animali, organi e tessuti sani, produceva prodotti di scarto, che in precedenza erano considerati come ‘virus’. In altre parole, la virologia si era smentita e si era sciolta come scienza. Tuttavia, quando la moglie del premio Nobel Crick di- segnò una doppia elica nel ’53 e la pubblicò sulla famosa rivista scientifica “Nature”, come un presunto modello scientificamente sviluppato di presunto materiale genetico, si diffuse, così, un clamore di vasta portata: intorno alla cosiddetta genetica molecolare. Da allora, si sarebbe iniziata la ricerca della causa delle malattie nei geni. L’idea di virus di fatto già confutata è così cambiata dall’oggi al domani. Sembrava che le persone non potessero abbandonare l’idea materialistica di un agente esterno della malattia. Un virus ormai non era più una tossina, ma veniva ormai spiegato come una pericolosa struttura genetica, intesa come sostanza ereditaria, un pericoloso genoma virale. Sono stati, in particolare, i chimici, giovani e inesperti a fondare la nuova versione della virologia: la virologia genetica. Tuttavia, questi chimici non avevano idea di cosa fossero realmente la biologia e la medicina, ma nel frattempo avevano ricevuto finanziamenti illimitati per la loro ricerca. E, molto probabilmente, non sapevano che la vecchia virologia si era sciolta un anno prima…»
Fonti
Bibliografia
- Gianpaolo Pucciarelli, Pandemia – mito e realtà;
- Suzanne Humphries & Roman Bystrianyk – Dissolving Illusions – Malattie, Vaccini e la storia dimenticata;
- Stefano Scoglio – Apandemia, Dalla Falsa Scienza alla più Grande Truffa della Storia;
- Marcello Pamio – Dittatura Vaccinale, Dalla psicopandemia alla coercizione globale;
- Marcello Pamio – Cancro S.p.a;
- Weston A. Price – Nutrizione e degenerazione fisica;
- Thomas Samuel Cowan – The Contagion Myth;
- Torsten Englebrecht & Konstantin Demeter – Covid 19 PCR Tests Are Scientifical- ly Meaningless;
- Stefan Lanka – Impfen – Völkermord im Dritten Jahrtausend? Mit Beiträgen zur Geschichte und Aufklärung von AIDS, BSE, MKS u.a (Vaccinazione – genocidio nel terzo millennio? Con contributi sulla storia e l’educazione dell’AIDS, della BSE, dell’afta epizootica e altri),
- Stefan Lanka – Der Masern-Betrug. Die Masern-Impfung, SSPE, Schulausschlüsse, Impfpflicht. Die Masernerkrankung aus der Sicht der Neuen Medizin und der Homöopathie (La truffa del morbillo. Il vaccino contro il morbillo, la PESS, le espulsioni scolastiche, l’obbligo vaccinale. La malattia del morbillo dal punto di vista della nuova medicina e dell’omeopatia);
- Stefan Lanka – Die Influenza und die Impfungen (influenza e vaccinazioni);
- Stefan Lanka – Das HIV-Virus? Eine Lüge, die die ganze Welt glaubte (Il virus dell’HIV? Una bugia in cui il mondo intero ha creduto);
- Stefan Lanka – AIDS ist das Verbrechen (l’AIDS è il crimine);
- Stefan Lanka – Corona: Weiter ins Chaos oder Chance für alle? (Corona Continua nel caos o possibilità per tutti?);




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