
Questo è l’articolo più importante che io abbia mai scritto. È quello che sento più in profondità, quello che, quando lo pubblicai per la prima volta, fu come una liberazione. Al tempo aspettai a lungo per scriverlo, poichè l’importanza che ha il tema che tratteremo oggi, per me è vitale. A dire il vero l’argomento non è uno soltanto, sono diversi, tutti indissolubilmente legati.
Contrariamente a quello che si crede, ci sono tante soluzioni per uscire dal sistema che ci opprime, il problema è che, almeno in base a quello che ho potuto constatare per esperienza diretta, quando le si espone, le risposte sono sempre le seguenti: Non si può fare; questo è impossibile; tu pretendi troppo; quello che dici è utopia.
Non è facile avere a che fare con una società che è stata rieducata ad una visione pessimista e mortifera della vita, spogliata di qualsiasi valore morale e della propria autostima. Non è facile rapportarsi con un’umanità che si è ormai accasata in una bolla materialista dove invece che focalizzare l’attenzione su ciò che è il vero significato della vita e di come questa potrebbe essere vissuta al fine di definirsi tale, si è stati spinti ad utilizzare come parametri di riferimento per raggiungere una presunta felicità, tutto ciò che invece ha distrutto la nostra capacità di discernere l’esistere con l’esistenza.
Essere e tempo
Non basta esistere per vivere, bisogna essere esistenti. Questa espressione credo che riassuma appieno il pensiero del grande filosofo tedesco Martin Heidegger, pur essendo consapevole che essa è fin troppo riduttiva. Considero Heidegger uno tra i più grandi filosofi che siano mai esistiti e credo che nessuno abbia saputo riassumere la condizione umana dei nostri tempi meglio di lui.
In breve – non vi voglio tediare con la filosofia – secondo Heidegger, la metafisica ha dunque la sua conclusione nel disvelamento e del ritrarsi dell’essere. In questo contesto egli denuncia il modo in cui l’uomo ha esercitato il proprio primato sugli enti naturali. Ossessionato dal controllo, l’uomo si è preoccupato di trasformare le cose, impiegandole sistematicamente a proprio vantaggio. La tecnica, quindi esprime l’essenza del mondo moderno, dove l’uomo, dimenticatosi dell’essere, si occupa solamente delle cose materiali e il suo stesso pensiero, infine, viene tecnicizzato.
Per uscirne, si deve quindi dare vita a criteri di giudizio che non siano di natura tecnica e mettere in discussione anche la riduzione del linguaggio a strumento di comunicazione e di espressione del pensiero. Alla forma esclusivamente tecnica di applicazione della scienza, Heidegger oppone il pensiero meditante, secondo il quale l’uomo può parlare solo in quanto ascolta il linguaggio dell’essere. Per usare le sue stesse parole, in ogni nostro dire “c’è sempre un lasciarsi mostrare che precede questo nostro mostrare come additare e rilevare”.
Noi esistiamo, ma non siamo esistenti. Non pensiamo più, non ragioniamo, non ci poniamo più domande, non prendiamo più il nostro tempo, non viviamo più il tempo. Ed è così che l’esistenza svanisce insieme al tempo che scorre inesorabile. Perchè l’essere è legato al tempo e viceversa. “Non avere tempo significa gettare il tempo nel cattivo presente del quotidiano” diceva Heidegger. Ed è esattamente quello che facciamo ogni giorno.
Io credo che dovremmo iniziare a domandarci per quale ragione svolgiamo il lavoro che facciamo? Perchè abbiamo deciso di fare la vita che stiamo facendo (ammesso che siamo stati noi a deciderlo)? Quanto c’è di quello che a lungo abbiamo sognato nel nostro tempo presente? Quante delle cose che avremmo voluto realizzare si sono avverate e quante no? E perchè non si sono realizzate? Se in passato abbiamo dovuto rinunciare a qualcosa, è perchè abbiamo deciso noi di rinunciare per dedicarci ad altro o perchè c’è stato qualcosa che ci ha impedito di proseguire? Non avevamo le possibilità economiche? E infine, l’ultima domanda che dovremmo provare a porci – anche se ce ne sarebbero altre – sarebbe: esiste la possibilità che possa esserci un modo di vivere, di esistere, completamente diverso da quello che conosciamo?
Se dicessi che tutto ciò che vediamo, che facciamo, che pensiamo sia normale, in realtà, normale non è, sarebbe un’eresia? Se dicessi che esiste un piano preordinato per fare in modo di portarci a vivere e a vedere il mondo esattamente per come stiamo vivendo, e cioè per come dovevamo vivere e non per come avremmo voluto vivere, qualcuno mi crederebbe?
Probabilmente no, naturalmente, o almeno, nella maggioranza dei casi, questa è la risposta.
Il lavoro
Ho sempre pensato che per arrivare al cuore di un problema non servono risposte, ma è necessario porsi le domande giuste. Si parla spesso di cultura, senza comprendere che essa non è nozione, ma spirito critico. Per arrivare a capire certi fenomeni, non serve un guru che dia lezioni agli altri, bensì che le persone si fermino, riflettano, si guardino dentro, si guardino intorno ponendosi delle domande.
Che cos’è il lavoro? Il lavoro è il frutto dell’ingegno dell’uomo. Esso dovrebbe lavorare per ciò che sa fare, non per quello che deve fare o perchè qualcuno ha deciso di creare un sistema per il quale la maggioranza – dati alla mano – svolge un lavoro che non gli piace solo ai fini di uno stipendio (paghetta)che si traduce in schiavitù perpetua. Sono due prospettive completamente diverse. E qui ci riagganciamo anche al discorso di “Essere e tempo” che facevamo prima.
L’uomo e la sua vera natura sbocciano quando esso non solo esiste, ma è esistente; ciò significa quando pensa, agisce, crea laddove ha il tempo per poterlo fare. Se si priva l’uomo del tempo per pensare, sentire, respirare, automaticamente gli si toglie il tempo per vivere, relegandolo al ruolo di una macchina organica che produce per conto terzi, dedito al consumo, schiavo di un sistema al di sopra di lui e spoglio di qualsiasi facoltà cognitiva e idendità spirituale.
Ora, qualcuno dirà che ci sono comunque persone che fanno ciò che a loro piace fare; giusto, ma poniamoci questa domanda: a quanti è concesso questo privilegio? E in seconda battuta, non è forse vero che anche queste persone alla lunga si stufino persino di fare ciò che hanno sempre desiderato perchè si accorgono che il sistema in cui vivono arriva persino a fargli odiare anche quello e allora cercano un cambio di paradigma per poter respirare aria nuova, ma non possono raggiungerlo perchè ormai “i tempi utili sono andati”, “devo pagare la rata del mutuo, non posso cambiare”, “come faccio? non posso gettare via un indeterminato” ecc?
Non è forse vero che la società mortifera in cui viviamo pontifica il sacrificio estremo e punta la pistola contro chi cerca di fare in modo di non dover sacrificare la propria vita in nome di un sistema che vive sulle nostre spalle?
Quante volte mi è capitato di leggere o sentire frasi come “grazie a Dio che ci sono i centri estivi così mi tengono il bambino e io posso andare a lavorare, fare straordinari per pagare il mutuo”. Ebbene, è una cosa normale? Alienare i figli dalla famiglia, pontificare il sacrificio (non dovuto), vivere per lavorare e per pagare, è una cosa normale? No, per me non lo è, ma questo è il modello, il sistema, l’apparato socioculturale che ci hanno imposto e che le persone hanno accettato senza riflettere. Il problema è sistemico, oltre che culturale, sociale e spirituale e che tutto questo sacrificio non porta assolutamente a nulla, se non ad un annichilimento dell’essere umano, il quale prende per oro colato tutto ciò che in realtà è il veleno con cui il grande parassita dell’umanità ci tiene sotto scacco.
Non è un caso che oggi, ancora più di ieri, le persone si facciano la guerra le une contro le altre per accaparrarsi un posto di lavoro, fomentati da chi predica per andare a guadagnare due spiccioli per fare gli schiavi e che devono dire ancora grazie per avere un posto, scatenando poi la loro furia con chi si oppone a questo modello tacciandolo perennemente di essere una schiena dritta. Anche qui il fanatismo dell’immolarsi per essere ridotti alla stregua di un animale che non vive, ma sopravvive, ovvero esiste e basta. Non è esistente.
Ci terrei a farvi leggere un estratto, estrapolato da un saggio fra i più belli che abbia mai letto e che si intitola “ABC dell’economia” del grande e immenso Ezra Pound, un uomo (non l’unico) che ci ha regalato tutte le alternative del caso per opporci a tutto questo. Avviso che sarà un po’ lungo, ma credo che dopo la sua lettura, molte cose, come è accaduto a me in passato, appariranno sotto tutta un’altra luce:
«Produttori, trasportatori, manipolatori e coloro che contribuiscono al loro piacere o comfort, o che a loro piaccia di favorire… sequela solita di figli, se hanno o vogliono bambini, o di genitori anziani che si sono guadagnati il loro affetto. E fin qui tutto sembra perfettamente semplice e idilliaco, ma adesso veniamo al nodo. Alcune di queste persone che lavorano, o che potrebbero o vorrebbero lavorare, rimangono senza pegni cartacei. Qualcun altro si è preso tutti i pegni; oppure qualcun altro ha fatto tutto il lavoro «necessario». STRANO A DIRSI, malgrado i lunghi gemiti di coloro che son soliti lamentarsi di essere oppressi e super affaticati, l’ultima cosa che gli esseri umani sembrano voler condividere è il LAVORO. L’ultima cosa che gli sfruttatori vogliono lasciar condividere ai loro dipendenti è il lavoro. È TUTTAVIA INNEGABILE che se a nessuno fosse permesso di lavorare (in quest’anno 1933) più di cinque ore al giorno, non ci sarebbe quasi nessuno senza lavoro, e nessuna famiglia senza pegni cartacei abbastanza cospicui da permettere loro di mangiare. Le obiezioni a questa soluzione sono misteriose. Non ne ho mai visto ancora una valida, anche se ho visto complicatissime «spiegazioni» su incrementi dei costi. Sarei incline a statuire come semplice dogma che la riduzione della giornata lavorativa (la giornata di lavoro pagato) è il primo opportuno taglio da fare. Ammetto che questa non è tutta la risposta, ma contribuirebbe molto a mantenere il credito suddiviso fra una grande parte della popolazione (di qualsiasi paese), e quindi a mantenere i beni, i bisogni, i lussi, i comfort in circolazione e distribuiti. Non è tutta la risposta: non lo è all’emergenza attuale né costituisce l’intera scienza dell’economia. Quando i beni sono prodotti, un qualche riconoscimento di questo fatto si deve dare, diciamo in certificati dei beni in essere. Possiamo dire che la moneta perfetta consiste in certificati fedeli dei beni in essere? O dobbiamo circoscrivere questa affermazione? Consiste la perfetta moneta in un ordine potente: consegnare questi beni? Oppure è un condizionale? Un compromesso fra un certificato di esistenza e una richiesta o una promessa di concessione proporzionale? Oppure è un abracadabra? Un simulacro che non ha rispondenza precisa nei beni in essere? Un testardo scozzese ci ha detto per alcuni anni che la moneta (credito), quale la vediamo effettivamente oggi, è più o meno irrilevante come prodotto, e che essa opera come un fortissimo imperativo: tieni il peso equivalente di grano in tale e tale posto e consegnalo! Ma una parte sempre più ampia di beni prodotti non ottiene mai il suo certificato. Qualche pazzo o qualche farabutto gioca, per stupidità, per paura, per viltà e dissimulata malizia. Noi artisti lo abbiamo saputo da tempo, e ne abbiamo riso. L’abbiamo preso come punizione per essere artisti, non ci aspettavamo altro. Ma adesso succede all’artigiano, ed essendo molti gli artigiani, i commessi, etc., questo imbarbarimento ha condotto il mondo alla miseria. C’era spazio per gli artisti per saltabeccare negli interstizi, poche migliaia di artisti potevano destreggiarsi o fare un colpo qua e là, ma le fessure non lasciano passare i milioni di persone. Ci dev’essere quindi qualche criterio per il rilascio dei certificati, e comunque qualcosa dev’essere fatto per salvare la gente. CHIAMATELO UN DOLLARO, o una sovrana, o dieci scellini o come altro vi piace. Se una sovrana è un certificato del lavoro svolto (beni prodotti), e se oggi producete il doppio di ieri, dovete o avere più sovrane OPPURE consentire, tutti quanti, che la sovrana che equivaleva a uno staio ora equivale a due stai. Se intendete, in ogni senso, giocare onestamente. In altri termini, se il denaro è scarso e un manzo si vende a quattro Pence, potrete idealmente avere giustizia economica a quattro Pence per manzo. Ma non potete avere giustizia sociale a quattro Pence per manzo e a dieci scellini la bistecca. Se il manzo è a quattro Pence, la bistecca dev’essere a una piccola frazione di centesimo. I nostri bisnonni hanno fatto di tutto per la liberazione del Tesoro americano, prima che i nostri padri fossero ancora concepiti, ma è stato lasciato scivolare nell’oblio, e abbiamo imparato così poco l’economia (materia arida, noiosa, maledetta) che non ci sono nemmeno diecimila Americani minimamente consci che un movimento simile, un passo di questo genere verso la libertà o la democrazia, o la responsabilità individuale e il controllo statale delle finanze nazionali, non è mai avvenuto in Inghilterra né altrove. Il primo passo, quindi, è mantenere la giornata lavorativa abbastanza breve, in modo da evitare che una qualsiasi persona faccia il lavoro di due o tre persone; Il secondo passo è la distribuzione di adeguate certificazioni del lavoro svolto (beni prodotti, trasportati, servizi ecc). Le classi criminali non hanno interessi intellettuali. Nella misura in cui la gente è senza interessi intellettuali si avvicina alle classi criminali, e ad una psicologia criminale. Ma nessun sistema economico vale niente senza «<buona volontà». Nessun sistema intellettuale dell’economia funzionerà se la gente non è preparata ad agire sulla base della sua comprensione. La gente indifferente alla definizione di libertà come «le droit de faire tout ce qui ne nuit pas aux autres» ossia il diritto di fare qualsiasi cosa che non danneggia gli altri, non FARÀ niente delle sue conoscenze economiche, quale che sia il grado di quelle conoscenze. La gente che non ha senso di responsabilità soccombe al dispotismo, e merita tutte le possibili punizioni e afflizioni che le peggiori forme di dispotismo impongono. Nessun sistema economico può essere efficace se un ragionevole numero di persone non sono interessate all’economia; interessate, direi, all’economia come parte del problema: che cosa nuoce e cosa no agli altri. Che la risposta a questo sia probabilmente identica alla risposta a: qual è la forma più alta di egotismo, questo non cambia il problema. Nessun egoista ha l’energia per raggiungere il massimo di chiarezza egoistica. La natura sovrapproduce. La sovrapproduzione non fa danni finché non si sopravvende (dumping). Nella politica il problema del nostro tempo è trovare il confine tra affari pubblici e affari privati. In economia: trovare il mezzo per cui la moneta possa essere tenuta in circolazione in modo che la domanda di ogni individuo, o comunque il suo fabbisogno indispensabile, non ecceda l’ammontare dei mezzi di pagamento nelle sue tasche a ogni momento, o a sua immediata disponibilità. Un vecchio tipo di mentalità chiede se così si manterrebbe il senso di responsabilità del suddetto individuo, e risponde con enfasi negativamente. Io ripiego su una professione di fede. Il più semplice punto di partenza mi sembra essere la disponibilità dell’individuo a lavorare quattro ore al giorno tra i venti e i quaranta. Ci sono indubbiamente, nell’industria moderna, vari incarichi direttivi, etc., che richiedono un impegno più prolungato, ma pochissimi quelli in cui un limite del genere non servirebbe. Dieci anni a otto ore al giorno, per mantenere le proporzioni. Considerando la moneta come un certificato del lavoro svolto, il mezzo più semplice di mantenere la moneta distribuita (in buoni di credito a valore legale) è di mantenere il lavoro distribuito. Non dico che è il solo mezzo concepibile, ma sicuramente affermo che è il mezzo migliore, il più semplice, quello che richiede meno burocrazia e supervisione e ingerenze. Quanto agli straordinari. Che siano straordinari. Che una persona possa lavorare quattro ore per la paga, e se dopo vuole ancora lavorare, che lavori come lavora un poeta o un artista, per abbellire la sua casa o il suo giardino, o allungare le gambe per tenerle in esercizio, piegare la schiena su un tavolo da gioco, o sedere sul suo posteriore e fumare. Ricaverebbe molto di più dalla vita e, supponendo che abbia qualche rudimento d’intelligenza, avrebbe infinitamente più possibilità di usarla e svilupparla, e in ogni caso ricaverebbe molto di più per il suo denaro. So, non dalla teoria ma dalla pratica, che si può vivere infinitamente meglio con pochissimo denaro e moltissimo tempo libero, che con più denaro e meno tempo. Il tempo non è denaro, ma è quasi tutto il resto. Anche a supporre che la paga per la giornata di quattro ore sia tagliata a metà della paga della giornata di otto ore – il che per varie semplici ragioni non è necessario, ma supponendo che sia necessario e sia fatto – un lavoratore con questa paga, una volta che ne abbia assicurata la continuità, e una volta che abbia organizzato la sua vita in conformità, e organizzato le altre quattro ore per attività private, potrebbe godersi un bel po’ di vita migliore di quella che ora si gode. Ho detto «il che per varie semplici ragioni non è necessario» perché la paga è misurata attualmente in moneta che è meramente una convenzione, e un pezzo di carta con un 10 sopra non è più difficile da procurare che un pezzo di carta con un 5 o un 20 sopra. Ci sono vari sistemi di credito che possono risolvere il problema di lasciare il numero 10 sul pezzo di carta anche se la giornata lavorativa fosse dimezzata.»
Potrei dire molte cose al riguardo, ma non lo farò, lascerò che siano i lettori a riflettere, a porsi delle domande su quanto riportato. Posso solo aggiungere che Pound sosteneva che si può vivere con molto meno denaro e tantissimo tempo libero. Un tempo, per riallacciarmi al discorso che facevo prima, in cui l’uomo sboccia e diventa esistente.
La moneta: Dio o Mammona?
Qui giungiamo al cuore pulsante del problema. Lo so, ne ho parlato alla nausea, ma non posso fare a meno di attraversare questo ponte. Che cos’è la moneta? Che cos’ è il denaro? Simo consapevoli che quello che portiamo in tasca non ha alcun valore e che è carta straccia? Siamo consapevoli del fatto che su quello che portiamo in tasca che è di nostra proprietà, paghiamo degli interessi perchè il frutto di un prestito contratto dagli stati che si fanno prestare denaro dalle banche centrali? Sappiamo che questo accade in tutto il mondo? Sappiamo che questa è fra le ragioni principali di quanto si è esposto prima in merito alla vita, all’esistenza e al resto?
Innanzitutto dobbiamo partire dal comprendere il meccanismo reale che genera il cosiddetto valore della moneta stessa. Sappiamo che Aristotele definì la moneta come “misura del valore”. A questo punto, però, occorre interrogarsi sul concetto di valore e chi meglio del grande e unico giurista e professore Giacinto Auriti ha saputo spiegarlo e dimostrarlo meglio? Cito un estratto del suo saggio intitolato “L’ordinamento internazionale del sistema monetario”:
«Il valore è un rapporto tra fasi di tempo. Così, ad esempio, una penna ha valore perché prevediamo di scrivere; quindi, il valore è un rapporto tra il momento della previsione ed il momento previsto.»
Attenzione, perchè la definizione data da Aristotele implica che la moneta sia anche “valore della misura” e il professore lo spiega bene:
«Ogni unità di misura infatti, possiede anche la qualità corrispondente a ciò che deve misurare. Come il metro che, misurando la lunghezza possiede anche la qualità della lunghezza, anche la moneta, misurando il valore, ha necessariamente intrinseca la qualità del valore, ossia, vale. Ogni unità di misura è anche una convenzione ed ogni convenzione è una fattispecie giuridica; quindi, anche la moneta è una fattispecie giuridica.»
Da qui si comprende che il simbolo, la convenzione monetaria, acquista valore semplicemente per il fatto che ci si mette d’accordo che lo abbia. Dunque, la stessa previsione che ognuno di noi accetti moneta in cambio di merce e viceversa, induce tutti quanti noi ad accettare moneta a nostra volta per poi utilizzarla in cambio di prodotti. E qui ci riagganciamo a quando ho chiesto se siamo consapevoli che il denaro è carta straccia, che però acquista valore solamente perché un insieme di persone lo decide per convenzione, cioè, nella fattispecie, in previsione di poterlo utilizzare.
Siamo noi che diamo valore al denaro. Va ricordato che Giacinto Auriti è l’unico ad aver avuto il coraggio di denunciare per vie legali una banca centrale (Banca d’Italia) ivi compresi governatori e funzionari (all’epoca Fazio e Ciampi) per usura, signoraggio, falso in bilancio e istigazione al suicidio (nonché l’unico ad aver lanciato una diffida alla BCE), parla di valore indotto della moneta, attraverso la metafora della dinamo che, per induzione, tramite il movimento, genera la corrente e quindi la luce. Bisogna comprendere che le persone che decidono convenzionalmente di utilizzare una moneta, mettendola in circolo, le attribuiscono il relativo valore. E allora, il valore indotto del denaro viene prodotto dalla rete di scambi tra i soggetti che stabiliscono di farne uso. Per citare le parole di Auriti:
«Come la luce diventa più forte all’aumentare della velocità di rotazione della dinamo, anche il valore, la forza della moneta, risulta maggiore all’aumentare della sua messa in circolazione.»
E tutto questo ha una sua logica, poiché, più le persone utilizzano una moneta, più questa è richiesta e guadagna valore.
La proprietà della moneta è di chi la accetta non di chi la emette. Solo che non è mai stato così. Bruno Tarquini, grande giurista italiano di cui abbiamo parlato anche in altri articoli, spiegava, attraverso il lavoro di Auriti, in un saggio intitolato “La banca, la moneta e l’usura – la costituzione tradita” che nel caso della Lira italiana, gli italiani davano per scontato che la proprietà del conio fosse stata della collettività che le dava valore accettandola, ossia degli italiani. Ma non era così, e questo è l’ennesimo inganno in cui molte persone ancora credono, pensando che ai tempi della lira vi fosse sovranità monetaria. La banca d’Italia prestava la Lira (quindi emetteva denaro) allo stato italiano, il quale addebitava gli interessi sulle spalle dei cittadini, cioè caricandone il costo del 200%.
Esattamente come tutte le altre banche centrali e come fa la BCE. Bisogna domandarsi perché dalle diciture “Biglietto di Stato” e “Repubblica Italiana” (come, per esempio, nelle vecchie 500 Lire di carta, il “Mercurio alato”), si sia passati alla dicitura “Banca d’Italia”, presente in tutte le ambite banconote in circolazione. La scritta “Repubblica Italiana” poteva essere letta soltanto nelle monete: allo Stato italiano era rimasto il solo diritto di conio degli spiccioli di poco valore, esattamente come ora che conia le monete in euro. Dove si vuole arrivare con tutto questo discorso? Ebbene, per prestare qualcosa bisogna anche esserne i proprietari. E di chi è la proprietà della moneta, come appunto ad esempio l’euro, il Dollaro, il Rublo, lo Yen ecc? Come è possibile che, per esempio, la BCE generi dal nulla e presti soldi agli Stati facendosi pagare degli interessi? C’è un vuoto giuridico che è sempre esistito, ovviamente voluto dai banchieri, che muovono i fili di quei burattini chiamati politici.
Questi usurai quindi si sono appropriati illegalmente di una cosa che è di nostra proprietà. Stampano banconote dal nulla (o emettono denaro dal nulla attraverso la moneta scritturale, cioè creandolo come valore attraverso l’accredito telematico di un numero che in realtà non esiste perchè fisicamente non c’è) al costo di pochi centesimi e le prestano agli Stati per il valore riportato sulla banconota più gli interessi. La proprietà della moneta è dei cittadini che, stampando la propria unità di misura del valore, appunto, genera un reddito di cittadinanza (che non è quello che noi conosciamo e che ci hanno venduto che è completamente un’altra cosa, l’ennesimo inganno) all’atto di emissione, sgravato fra l’altro degli interessi dovuti alla banca.
Questo significherebbe tra l’altro, l’eliminazione del sistema tributario, in quanto, una volta stabilito che il valore del denaro è un valore reale perchè i cittadini creano il valore indotto, questo bene, non può essere utilizzato che per scopi sociali, in un contesto in cui lo stato si spoglia della qualità di azienda – stato quale esso ha assunto negli ultimi ottant’anni. Pertanto, si assisterebbe ad un cambio di paradigma nella concezione stessa dello stato. O meglio, si eliminerebbe lo stato (che non serve a nulla, in quanto amministrazione del potere usuraio) e si tornerebbe al concetto di nazione.
Inoltre, si eliminerebbe il problema dell’inflazione (sempre indotta, poiché l’inflazione è un’arma). Perchè? Le banche centrali emettendo moneta a loro insindacabile giudizio soltanto per generare debito (prestandolo agli stati come abbiamo detto) non fanno altro che alzare l’inflazione calando il potere di acquisto. Contrariamente a quanto propagandato dal mainstream, dagli economisti asserviti al sistema e anche da molta della controinformazione, l’inflazione non è altro che un’illusione monetaria, una confusione tra reddito come flusso di denaro e reddito come flusso di beni e servizi da un lato, e una confusione tra denaro e ricchezza dall’altro.
Se esiste una differenza tra inflazione e indice del rapporto salari/prezzi, questa è costituita dal fatto che la prima influenza sempre il secondo. Come funziona l’inflazione? Bene partendo dal presupposto menzionato poco prima arriviamo al punto che quando uno stato crea un deficit, le banche centrali mettono in circolazione (prestano) una quantità di nuovo denaro che determina sempre il rialzo del rapporto salari/prezzi. L’inflazione, quindi, è l’aumento della quantità di nuovo denaro messo in circolazione, cioè la causa e non l’effetto che essa produce, consistente nel calo dell’indice salari/prezzi (inflazione quindi erroneamente chiamato).
Non si può verificare alcun calo dell’indice salari/prezzi se non fosse prima stato disposto un aumento della quantità di nuovo denaro da usare per pagare il più alto prezzo. Non è quindi la spirale salari/prezzi la causa dell’inflazione. Con questo sistema, i grandi banchieri internazionali decidono a loro piacimento quando uno stato deve fallire, quando le aziende devono chiudere, quanto possiamo mangiare, quanto possiamo comprare e via discorrendo. Per questa ragione la tirannia dell’emissione monetaria è il cancro, il cuore del problema, perchè determina le condizioni della nostra vita. Ma noi abbiamo scelto Mammona.
Una parola sui mutui
La cultura del debito, ossia quella che con l’inganno di “comprare una cosa pagandola a rate senza che nemmeno te ne accorgi” per poi scoprire che stai pagando quella stessa cosa due/tre volte il suo valore, si lega anche alla questione del mutuo casa. Siamo stati così ciechi e presi dalla brama di avere e possedere che non ci siamo accorti di come questo potere abbia trovato il modo di succhiarci il sangue facendo in modo che ne fossimo anche contenti. Chi ha deciso che per avere una casa è necessario fare un mutuo? Chi ha deciso che se non abbiamo il denaro necessario possiamo fare un finanziamento per avere qualcosa? E perchè nessuno si è mai chiesto perchè mai non dovremmo avere i mezzi per non indebitaci?
Torniamo sempre al punto di partenza. Se hai il potere di decidere le sorti dell’economia dei paesi, allora hai anche il potere di impoverirli come e quando vuoi. E se ti voglio impoverire, ti devo indebitare. Ma se noi ribaltiamo tutti i paradigmi esistenti come abbiamo fatto fino adesso, non potremo mai scoprire che tutto ciò che è al contrario di come è ora strutturato rappresenta la risposta per uscire definitivamente dalla condizione in cui ci troviamo. Ora, inerente all’argomento in questione, i mutui e in generale i prestiti delle banche non sono neanche particolarmente regolari:


Vorrei che questo incipit diventasse grande motivo di riflessione. Se così sarà per voi come lo è stato per me, allora mi permetto di suggerirvi di leggere questo articolo scritto dal giurista Marco Della Luna che tratta l’argomento. Link a questo indirizzo:
Chiedo scusa per la digressione, ma era necessaria. A fronte di quanto esposto vorrei inserire una parentesi sul ben noto Mu’ammar Muhammad Abu Minyar ‘Abd al-Salam al-Qadhdhafi, o più semplicemente, Mu’ammar Gheddafi. Nel saggio di Stephen Mitford Goodson intitolato “Storia delle banche centrali e dell’asservimento del genere umano”, si fa una disamina basata sui fatti e le prove alla mano, sulla ragione dell’assassinio di questo personaggio, il quale è sempre stato dipinto come un mostro. Ricordo che Goodson venne assassinato per ciò che ha scritto e documentato, ne ho già parlato in altri articoli, ma credo sia un dettaglio non da poco. Vi riporto un elenco di ciò che Gheddafi ha fatto in Libia, al fine di dare un’idea di cosa vuol dire rovesciare (almeno in parte) tutti quei dogmi che siamo stati abituati a credere siano giusti:
- In Libia, durante l’era di Gheddafi, non esisteva alcuna bolletta elettrica; l’elettricità era gratuita per tutti i suoi cittadini;
- Non esistevano interessi sui prestiti. Le banche, in Libia, grazie a Gheddafi, divennero realmente di proprietà statale, e per legge venne vietato di applicare qualsiasi tipo di interesse. Gheddafi, inoltre, aveva come scopo finale l’eliminazione della cultura del prestito, concentrandosi sulla creazione di un sistema che che dotasse tutti i cittadini (nessuno escluso) dei mezzi per non avere alcun debito con nessuno;
- Le coppie che si sposavano, ricevevano 60.000 dinari (50.000 dollari) dal governo per acquistare una casa;
- L’istruzione e l’assistenza medica erano realmente e completamente gratuite; prima dell’arrivo di Gheddafi, solo il 25% dei libici sapeva leggere e scrivere;
- I libici che sceglievano di dedicarsi all’agricoltura, ricevevano gratuitamente terreno, casa, attrezzature, sementi e bestiame, per avviare la loro azienda agricola;
- Per legge, qualora un cittadino non riuscisse a trovare strutture educative o mediche di cui avevano bisogno in Libia, il governo finanziava lo spostamento all’estero presso le strutture più indicate;
- Se un cittadino comprava un auto, il governo copriva il 50% della spesa;
- Il prezzo del carburante con Gheddafi, in Libia, era di 0,14 dollari al litro;
- La Libia di Gheddafi non aveva debito estero, disponeva di riserve pari a circa 150.000 miliardi di dollari;
- Se un cittadino aveva difficoltà nel trovare un lavoro dopo la laurea, lo stato pagava lo stipendio medio della professione come fosse impiegato, fino all’assunzione;
- Parte dei ricavi delle vendite del petrolio libico, venivano accreditati sui conti correnti dei cittadini attraverso le banche statali (come detto prima, non esistevano banche private);
- Per ogni bambino nato, il governo versava un anticipo di 5.000 dollari in assegni familiari;
- Il prezzo medio dl pane, in Libia, era di circa 15 centesimi ogni quaranta pagnotte. Quaranta pagnotte, quindici centesimi… ;
- Il più grande progetto d’irrigazione del mondo è stato guidato da Gheddafi (Progetto Grande Fiume Artificiale) per far sì di fare arrivare l’acqua anche in tutte le aree desertiche del paese;
Bene, questo era il “mostro” Gheddafi. A lui bisognerebbe affiancargli anche Thomas Sankara, che operò allo stesso modo in Burkina Faso. Il caso ha voluto, che venissero entrambi assassinati. Come lo stesso Goodson.
Tutto questo non tanto per affermare che il modello Gheddafi sia per forza quello giusto, ma sicuramente un esempio da seguire. Ci sono tanti altri modi e vie alternative.
Occorre ricordare inoltre che l’usura è antiumana, e che quanto riportato da Auriti e da Pound, nei cui sistemi proposti (Gheddafi e Sankara compresi), profondamente legati, il debito, in ogni sua forma, cesserebbe definitivamente di esistere. Così come cesserebbe la povertà, la precarietà e via discorrendo, persino la fame nel mondo, dato che, già negli anni ’30, la celebre ricercatrice e studiosa dei fenomeni economici Gertrude Coogan, in un testo intitolato “Money Creators” già menzionato in altri articoli, sottolineava che:
«La fame nel mondo non è causata dalla mancanza di derrate alimentari, ma dal denaro con il quale acquistarle.»
E ancora oggi è così.
L’inganno del conto corrente
Se domani mattina ci svegliassimo e andassimo in banca a chiedere di ritirare i nostri soldi in contanti, la banca non sarebbe nelle condizioni di poterlo fare perchè essa non ha denaro al suo interno. O meglio sì, ce l’ha, ma in quantità limitata; quindi, non potrebbe soddisfare le esigenze di tutti i correntisti.
I nostri soldi non esistono. Se tutti i correntisti di ogni singola filiale di ognuna di queste banche lo facessero, si vedrebbero impossibilitati a ritirare il denaro. A questo punto, una persona si dovrebbe domandare perchè, nonostante l’estratto indichi una cosa, non può ritirare i suoi soldi. E allora che cos’è quel numero che la nostra applicazione del cellulare, il nostro estratto conto bancario ci indica? Assolutamente niente. Noi crediamo di avere dei soldi, ma in realtà non ci sono. I grandi banchieri internazionali sanno che, dopo aver introdotto sempre più sistemi che favoriscono i pagamenti elettronici, le persone si sarebbero abituate alla smaterializzazione monetaria, ignorando il fatto di non possedere nulla ed essere felici. Suona familiare questa frase, vero?
Eppure, la popolazione mondiale continua a spendere e spandere con il sorriso sulle labbra senza accorgersi di non avere niente. Ci hanno espropriato della proprietà del denaro, della nostra economia, del nostro tempo e della nostra vita e si stanno preparando ad espropriarci delle nostre case per poi passare al resto. Comprendere questi aspetti è fondamentale ai fini di una comprensione totale della corruzione perpetrata da questo potere maledetto che non soltanto ha fatto tutto quello che abbiamo menzionato fino adesso, ma si è preso anche l’anima stessa delle persone, così come le ha tolto la capacità di distinguere realmente ciò che è bene da ciò che è male, ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ciò che è umano da ciò che umano non lo è affatto, ciò che è davvero utile da ciò che non lo è. E anche ciò che è vita vera da ciò che vita non è, trasformando l’essere umano in una creatura che vive da morta.
Colpirli al cuore
Se non si comprende come si è arrivati fino a qui e quindi come si è stati ingannati fino ad oggi sarà difficile capire in che modo il serpente sta cambiando pelle. La struttura ben consolidata in precedenza integra resilientemente il nuovo sistema, adattandolo in una forma più familiare in modo che le popolazioni diano il proprio consenso in nome della comodità, dell’evolversi dei tempi e di altri falsi miti come questi. Tutto quello che conosciamo, sappiamo e che crediamo sia giusto è il frutto di una macchinazione che ha ribaltato completamente i paradigmi andando ad invertire l’ordine naturale delle cose.
Non basta rifiutare e boicottare tutto ciò che vogliono implementare, dall’identità digitale alle valute digitali, dalle Smart City ai passaporti vaccinali e via discorrendo, ma è necessario abbattere l’intero agglomerato sistemico preesistente. Non si può impedire l’ascesa del nuovo se prima non si comprende e abbatte il vecchio, proprio perchè le condizioni imposte dal vecchio, spianano la strada al nuovo.
Arrivati a questo punto, che cosa fare? Innanzitutto, credo sia utile comprendere che questa guerra, in primis, è di natura spirituale. L’uomo si trova di fronte ad un nemico che pretende di sostituirsi a Dio, che mira a ridisegnare l’essere umano, che punta a mettere mano su tutto il creato, e che inverte costantemente i concetti di bene e di male rendendoli complementari, facendo sì che la persona umana non distingua più l’uno dall’altro, con la naturale conseguenza di privarlo di ogni capacità di valutazione funzionale a quella che è una reale percezione del pericolo.
Ogni cambiamento posto in essere nell’epoca odierna, non viene visto come un attacco all’umanità, bensì come un qualcosa che, in un modo o nell’altro, è positiva, o comunque prodromica ad un benessere e ad un progresso che in realtà non esistono. Il progresso attualmente, sta facendo in modo di far regredire la persona umana e la sta alienando sempre di più da tutto ciò che è reale, vero, tangibile. La digitalizzazione, dietro il paravento della comodità, prende il sopravvento e fa sì che l’uomo, dalle cose più piccole, a partire dal quotidiano, si interfacci sempre di più con la macchina in ogni sua forma, e meno con gli altri esseri umani e con il creato. La destinazione finale? Il prevalere dell’intelligenza artificiale su quella umana.
Il relativismo assoluto imperante, ha contribuito a cancellare anche il concetto di verità, in quanto, se ogni cosa è liberamente interpretabile, allora anche la verità lo è, nonostante tutti i fatti e le prove che una persona può apportare. Ed è in questo modo che il potere della grande usura si prende gioco dell’umanità intera, poichè l’uomo non conosce più verità, ma solo una facciata dai mille colori che cambia forma come fosse un caleidoscopio.
Tanto più non si è consapevoli di ciò che non si vuole, tanto più ci si ritroverà a adattarsi ad ogni forma che il caleidoscopio assumerà. Per l’uomo è facile esprimere con contezza ciò che desidera, ma molto meno l’esatto opposto, e tale cognizione di causa è essenziale a far sì di avere la forza di rifiutare tutto ciò che il potere vuole implementare, al posto che accettare passivamente qualsiasi cosa arrivi dall’alto e non solo, ma anche da intorno a noi.
Non possiamo in alcun modo pretendere di poter imporre agli altri la nostra visione delle cose, nonostante le verità che contraddistinguono quella che è la più grande cospirazione contro l’umanità che il mondo abbia mai visto, siano reali. Ma un termine così altisonante non è ben visto dai più, in quanto, nella media, il pensiero comune, è che si tratti di mero cinema hollywoodiano. Quello che possiamo fare è divulgare quanto più possibile delle informazioni corrette, esortare gli altri a coltivare il dubbio, cercare di far comprendere che la cultura non è nozione, ma spirito critico, e lavorare per noi stessi in seno ad un distacco dal sistema che è necessario se si vuole avere delle alternative per non finire chiusi nel gulag del prossimo futuro.
Fra le alternative, c’è chi la chiama autodeterminazione (vedasi ad esempio il saggio di Davide Rossi intitolato “Le vie della Libertà”), e in effetti, lo stesso Aldous Huxley aveva predetto che coloro i quali avrebbero voluto rimanere fuori dal sistema, sarebbero stati considerati alla stessa stregua degli indigeni, tuttavia, anch’egli riconosceva che soltanto queste persone avrebbero avuto la possibilità di salvarsi. Dinanzi a questa realtà, sovvengono alla mente le parole del filosofo, pittore, poeta e scrittore Julius Evola nel saggio monumentale “Cavalcare la tigre”:
«Tutto ciò che è venuto a predominare nel mondo moderno rappresenta l’antitesi precisa di ogni tipo tradizionale di civiltà. Bisogna rendersi conto che tutto sarà vano, qualora non si attacchi il male alla radice della sovversione. Sarà dunque necessario respingere tutte le ideologie che direttamente o indirettamente siano connesse con la Rivoluzione, sia che si presentino sotto la specie del liberalismo, oppure della democrazia, o del comunismo. Questa guerra ha bisogno di uomini rimasti in piedi fra le rovine, decisi ancora a battersi… a cavalcare la tigre.»
Non ho mai appoggiato la dimensione spirituale di Evola poichè ne sono ben lontano, ma la sua disamina in merito alla condizione umana è di una lucidità e di una realtà impressonanti.
Qualcuno penserà che in passato le cose stavano i maniera diversa, ma abbiamo visto che non è così. A proposito, sono famose le parole di Adriano Romualdi scritte nel suo saggio intitolato “Le ultime ore dell’Europa” che così recitano:
«Dalla fine della guerra è infatti iniziata l’occupazione militare, politica e culturale del nostro continente. Misere figure di pagliacci, coi vestiti colorati a festa per soddisfare i diversi gusti delle masse, hanno usurpato i posti delle vecchie istituzioni politiche europee. Intorno a essi, torme di arrivisti, ancor più vergognosi dei pagliacci: per ottenere vantaggi personali scimmiottano gli ideali dell’Europa, come essa era quando aveva ancora sovranità, dignità e potenza. Gli arrivisti avvelenano le menti di quei tanti che, privi di una chiara formazione ideologica e culturale, pure presentano più nobili ideali, e che così vengono confusi, accecati, drogati e storditi.»
Se non si comprende che il sistema in cui siamo è stato progettato fin dal principio per arrivare esattamente dove siamo adesso, non si comprenderanno i dettami di come si passerà al nuovo. Prendendo il distacco dalla narrazione dominante, ci si spoglia di una concezione dualistica del potere che non c’è mai stata. Albert Pike, il più grande massone che sia mai esistito, nel suo testamento intitolato “Morals and Dogma” scrisse che:
«Ogni volta che i popoli avranno bisogno di un eroe, noi glielo daremo.»
Spesso, quando si propongono delle possibili soluzioni, la maggioranza delle volte si sente dire che si tratta di utopia. Bene, questo è esattamente quello che il nemico vuole che noi crediamo, hanno fatto di tutto per impedirci di pensare a prendere in considerazione nuove soluzioni e sistemi chi ci porterebbero lontano dalla situazione in cui siamo. Fomentando quelli che sono i punti forti di una società mortifera che punta a deresponsabilizzare le persone, sono riusciti ad instillare nella testa della gente che tutto è utopia. Badate bene che l’utopia è la scusa per antonomasia per giustificare i propri fallimenti. No, non funziona così. Bisogna prendersi le proprie responsabilità, rimboccarsi le maniche, fare degli sforzi e combattere perchè tutto si può fare, basta volerlo. La pappa pronta non esiste, a meno che non si voglia continuare a non avere nulla ed essere felici.
Rifiutare il loro denaro intraprendendo altre strade: Colpirli al cuore
Nessuna banca centrale al mondo può imporre il suo denaro. La Federal Reserve non può imporre il dollaro, così come la BCE non può imporre l’euro, così come Central Bank of Russia non può imporre il rublo e via discorrendo. Nessuna. Non esiste legge nell’ordinamento internazionale del sistema monetario che stabilisca di chi sia la proprietà della moneta all’atto dell’emissione, questo perchè, come già detto prima, la proprietà del denaro è dei cittadini e non della banca e questo i banchieri lo sanno, così come sono consapevoli che questo è il loro più grande punto debole.
Tuttavia, avere una sovranità monetaria totale attraverso le rispettive banche centrali nazionali (che comunque sono private) richiederebbe la nazionalizzazione di tali enti, cosa impossibile perchè non c’è nessuno e ripeto nessuno disposto ad approvare un disegno di legge di tale portata, poiché si ritroverebbe contro l’intero sistema bancario mondiale, vedrebbe tutti i collusi intorno a lui lasciarlo solo e soprattutto, metterebbe in pericolo la sua vita.
Domandiamoci perchè il potere si scatena soltanto contro chi si pone contro l’usura, arrivando perfino ad ucciderlo. Thomas Sankara, Stephen Mitford Goodson, Gianantonio Valli, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (i quali avevano seguito i soldi arrivando a capire che il nemico non era la mafia o lo stato, bensì in alto), Aldo Moro, e molti altri sono coloro che sono stati uccisi per questo. Nondimeno sono coloro che hanno visto la propria vita distrutta come Ezra Pound, rinchiuso in un manicomio per anni, Giacinto Auriti, al quale, dopo aver dato vita al Simec in quel di Guardiagrele, gli mandarono a casa la Guardia di Finanza con false accuse a seguito, tutte infondate rovinandolo economicamente e finanziariamente, oppure Gian Paolo Pucciarelli al quale hanno cancellato tutti i video sul suo canale YouTube accompagnando la cosa anche da denunce e chi più ne ha più ne metta.
Tuttavia, per un qualsiasi altro che parli di qualunque altra cosa viene permesso tutto. Dunque, tornando a noi, possiamo rifiutare il denaro, ma posiamo percorrere delle strade alternative, la più efficace è quella che riguarda le valute complementari. Sono più di 5000 nel mondo e solo che in Italia sono circa una ventina. Brixton Pound (Londra), Scec (Sardex – Sardegna), Ithaca Hours (USA) solo per fare alcuni esempi.



Ed è proprio qui che mi voglio soffermare, sulla Ithaca Hour, creata da Paul Glover ad Ithaca, New York. La valuta recita sul retro:
«Questo è denaro. Questa banconota dà diritto al portatore a ricevere un’ora di lavoro o il suo valore negoziato in beni e servizi. Per favore, accettalo, quindi spendilo.»
Cosa fa e come funziona questa valuta complementare che circola a New York a fianco al dollaro dal 1991, città dove risiede la filiale più importante delle Federal Reserve. Vi riporto le parole del presidente Steve Burke:
«Itaca Hour stimola le imprese locali rivitalizzando la nostra ricchezza a livello locale e aiuta a finanziare la creazione di nuovi posti di lavoro. Ithaca Hour è sostenuta da un capitale reale: le nostre competenze, i nostri muscoli, i nostri strumenti, foreste, campi e fiumi. Una sola Ithaca Hour è considerata l’equivalente di dieci dollari, la paga oraria media nella zona. Ogni due mesi viene pubblicata una directory che elenca i beni e servizi che le persone della comunità sono disposte a scambiare per Ithaca Hour, ed esiste una vera e propria banca denominata Hour che non svolge l’attività come noi la conosciamo, bensì come società di servizi per le persone.»
I cittadini possono utilizzare Ithaca Hour per pagare l’affitto, fare acquisti al mercato degli agricoltori o acquistare mobili. L’ospedale locale li accetta per cure mediche. Dal 1991 sono avvenuti diversi milioni di transazioni in Ithaca Hour. Una Home Town Money Starter Kit è disponibile per $25 o 2,5 HOUR da Ithaca MONEY, Box 6578, Ithaca, New York 14851. Se avete letto con attenzione il passaggio di Ezra Pound, non potete rendervi conto del fatto che, più o meno è lo stesso sistema.




Dunque, è stato riscontrato che la qualità della vita di queste comunità dove vige l’utilizzo di una valuta complementare, è nettamente superiore alla media, non soltanto da un punto di vista economico, ma anche sociale. Questi sistemi, inoltre, uniscono le persone. Cominciano a lavorare per ciò che desiderano fare e non per quello che, come vuole il sistema vigente, devono fare; perseguono obiettivi sia individuali che collettivi attraverso una reale libertà di scelta; iniziano a prendersi cura l’uno dell’altro; creano attività di commercio di alimentari dove il produttore (sia esso il piccolo contadino o altri) vendono direttamente il prodotto della propria terra. Esattamente ciò che accadde a Guardiagrele quando Auriti stampò il SIMEC, la stessa identica cosa. Guardiagrele non ha mai conosciuto periodo più florido, prospero e luminoso come quello avuto con Auriti.

Che cosa ci insegnano questi esempi reali e concreti? Che stando a quanto detto prima sulle possibilità inesistenti di poter nazionalizzare una banca centrale, l’unico modo per colpirli è quello di decentralizzare la creazione di valuta a ristrette comunità. Da qui si può partire per arrivare ad avere una moneta nazionale di proprietà di popolo in un successivo momento. Perchè da qui? Perchè solo una forza decentralizzata può abbattere un potere centralizzato. Se le valute complementari prendessero il largo, a quel punto si creerebbe realmente un problema per il nostro nemico. Si ritornerebbe ad una forma preesistente (per fare un esempio, l’Italia prima dell’Unità finanziata dai banchieri) dove i popoli, erano paradossalmente più uniti (vedi Massimo Viglione – La Vandea Italiana).
Questo perchè non vi era convenienza nel distruggere le rispettive economie, bensì era logico pensare e lavorare per fare in modo che ogni singolo Ducato o Regno che fosse, potesse essere forte per poter avere rapporti commerciali utili allo sviluppo di ognuno dei rispettivi territori. Se le comunità che adottano una valuta complementare crescono, il potere non ha la possibilità di fermarlo perchè non può, a meno che non rada al suolo il mondo intero e questo è improbabile dato che ci devono vivere anche loro su questo pianeta. Se invece si facesse una valuta nazionale tramite la nazionalizzazione di una banca centrale gli renderemmo le cose più semplici, perchè basterebbe andare a colpire in quel punto per fermare tutto. Quindi, come si diceva, occorre abbattere il sistema vigente per poter spianare la strada ad un cambio di paradigma totale, ma questo lo si può fare con il decentramento delle valute.
Contro un potere che ha fatto in modo di centralizzare tutto bisogna agire esattamente al suo opposto. In questo modo, tra l’altro, si verrebbe ad eliminare il millenario potere del denaro sull’uomo, il più grande strumento di dominio mai visto nella storia. Con il denaro, il suo denaro, questo potere ha monopolizzato ogni cosa, corrotto uomini e istituzioni, ha preso possesso delle terre, dell’agricoltura, della medicina, della scienza, della tecnologia, delle persone e ha corrotto le nostre anime. Per questo, per sconfiggerli una volta per tutte, bisognerebbe intraprendere questa strada. In questo modo potremmo far crollare il castello fatto di menzogne, di inganni, omicidi, perversioni, corruzione e tutto il resto. In questo modo possiamo sconfiggerli.
In questo modo possiamo colpirli al cuore.
Fonti
Bibliografia
- Giacinto Auriti – L’ordinamento internazionale del sistema monetario;
- Giacinto Auriti – La proprietà di popolo;
- Giacinto Auriti – Il valore del diritto;
- Giacinto Auriti – Il paese dell’utopia;
- Giano Accame e Giacinto Auriti – Ezra Pound, un “folle” contro l’usura;
- Davide Rossi – Le vie della libertà;
- Martin Heidegger – Essere e tempo;
- Martin Heidegger – Dell’essenza della verità;
- Martin Heidegger – Che cosa significa pensare?
- Alfredo Bonatesta – Sinarchia universale, progetto di un nuovo ordine mondiale;
- Gian Paolo Pucciarelli – Segreto Novecento;
- Ezra Pound – ABC dell’economia;
- Ezra Pound – La concezione dell’economia negli USA;
- Hillary Belloc – Critica alla democrazia;
- Gary Allen – Nessuno osi chiamarla cospirazione;
- Scott Nearing & Joseph Freeman – La diplomazia del dollaro;
- Alessandro Trinca – Un inganno criminale chiamato debito;
- Pietro Ferrari – La questione monetaria;
- Bruno Tarquini – La banca, la moneta, l’usura – la costituzione tradita;
- Marco Saba – Banksters;
- Stephen Mitford Goodson – Storia delle banche centrali;
- Gertrude Coogan – Money Creators;
- Ellen Hodgson Brown – The Web of debt;
- George Edward Griffin – The creature from Jekyll Island;
- Eustache Mullins – The secret of Federal Reserve;
- Julius Evola – Cavalcare la tigre;




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